La lebbra dei giorni nostri da cui possiamo guarire

Chi erano in realtà i lebbrosi. E cosa ci lega a loro anche se, apparentemente, siamo sani. C'è una rappresentazione icastica che dobbiamo comprendere

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!». Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato. (Mc 1,40-41)

Per noi che viviamo in tempi in cui, per nostra fortuna, la medicina ha fatto tanti progressi, l’episodio raccontato dall’evangelista Marco ci appare come una guarigione, un miracolo di Gesù, come tanti altri raccontati nei vangeli. In realtà, nelle intenzioni di Marco e nella comprensione dei suoi lettori, contemporanei di Gesù ed ebrei come lui, c’è ben di più.

Chi è il lebbroso

Non è un malato qualsiasi quello che si avvicina a Gesù. E quella di Gesù non è una guarigione o un miracolo qualsiasi. Il lebbroso è la rappresentazione icastica della lontananza da Dio: la sua malattia ha deformato la sua somiglianza con il Creatore. È il simbolo dell’abisso in cui l’uomo può precipitare se Dio lo abbandona. Perciò il lebbroso era escluso dalla comunità, ne diventava un nemico, una persona da tenere lontana, scomunicata appunto. Era considerato un morto.

Per questo Marco pone la sua guarigione all’inizio del suo vangelo: è una specie di manifesto di Gesù, il Messia, il liberatore.

E’ tanto evidente che, quando Francesco d’Assisi vuole diventare come Gesù, alter Christus, va ad incontrare i lebbrosi, emarginati anche al suo tempo, come tanti sono gli emarginati e gli esclusi di oggi. Ecco allora il messaggio che Marco vuole comunicarci: Gesù è il salvatore perché va alla ricerca di tutti gli esclusi. Cioè tutti quelli colpiti da ogni lebbra: quella dell’indifferenza, dell’odio, della non considerazione di quelli che ci sono attorno. Della superbia, dell’avidità, della volontà di possedere, di trasformare gli altri in oggetti da consumare, da sfruttare. Senza minimamente considerare le loro esigenze, della furbizia che portiamo anche ad esempio ai nostri figli… Qualcuno di noi non si ritrova nell’elenco?

La purificazione

Nonostante la nostra lebbra,  Gesù non ci esclude, anzi, infrange ogni regola, ci tocca! Probabilmente il lebbroso sapeva che Gesù non approvava la segregazione in cui era tenuto, sapeva che avrebbe accettato di incontrarlo. Per questo va verso di lui, grida: purificami, restituiscimi la mia dignità di essere umano, fammi tornare ad essere quello che ero… 

E anche noi, con tutte la nostra lebbra, di qualunque cosa si tratti, sappiamo che se vogliamo possiamo incontrarlo e lui ci toccherà, ci guarirà. Se vorremo, ci restituirà la nostra dignità di esseri umani.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)