La pistola del nostro modello di vita

Giovani che sparano ad altri giovani. Ma la pistola che impugnano è armata con il modello di vita che noi gli abbiamo costruito

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Voi siete la luce del mondo; non può restare nascosta una città che sta sopra un monte, né si accende una lampada per metterla sotto il moggio, ma sul candelabro, e così fa luce a tutti quelli che sono nella casa. Risplenda la vostra luce davanti agli uomini, perché vedano le vostre opere buone e rendano gloria al Padre vostro che è nei cieli

Mt 5,15-16

Thomas, Emanuele, Willy, Romeo, Alatri, Colleferro, Formia, Cassino con le risse continue nei fine settimana. E chissà quanti altri ragazzi, quante altre città e quanti altri episodi che non arrivano agli onori della cronaca. Sono i luoghi teatro di episodi terribili che hanno visto dei giovani morire violentemente per mano di altri giovani.

Non ci sono adulti malvagi che approfittano dell’ingenuità di giovani distratti  ma sono giovani che si comportano violentemente contro dei loro pari.

A questi episodi dobbiamo aggiungere le giovani vittime degli incidenti stradali, spesso causati dal consumo smodato di alcol e dagli stupefacenti: proprio in questi giorni si svolgono le esequie per i 5 ragazzi morti in un’auto sulla via Nomentana a Roma, di ritorno da una festa di compleanno. Sempre giovani che consapevolmente o inconsapevolmente diventano causa della morte di altri giovani.

La chiave di Matteo

Il versetto del vangelo di Matteo ci aiuta a cercare una chiave di lettura di quanto avviene, a spiegarci tanta ferocia, tanta violenza in ragazzi che invece dovrebbero pensare ai loro amori, alla loro formazione, al loro futuro, allo sport, al tifo.

Che cosa vedono infatti i nostri ragazzi sul monte? Quale lampada vedono sul candelabro? Quale modello di vita noi adulti offriamo loro? E quale scala di valori? Quale luce facciamo brillare davanti ai loro occhi? Ecco la riflessione che tutti noi dobbiamo fare davanti al sangue sparso in maniera tanto violenta ma che è un segnale fortissimo per la nostra conversione.

Abbiamo messo sul monte, sul candelabro, la luce del denaro, della potenza, del consumo, della sopraffazione reciproca, della furbizia matricolata, del disonesto guadagno. Abbiamo costruito una società che disprezza la bontà d’animo, la generosità, la sollecitudine per gli altri e propone ai ragazzi un modello di vita del tutto differente: si diventa importanti se si ha un’auto potente, se si riesce ad andare al ristorante ogni venerdì e sabato, se facciamo l’aperitivo, se facciamo week end all’estero.

Una pistola contro Thomas

Ma tutte queste cose costano, servono tanti denari per ottenerle e non c’è il tempo per lunghi anni di studio e di applicazione, per avere una professione con il reddito necessario. Non è il caso di Tomas, né quello di Emanuele e nemmeno quelli di Wiilly e di Romeo. Ma è il mondo dal quale è partita la mano che li ha uccisi.

E’ il mondo delle scorciatoie per i soldi facili, sono lì a portata di mano,  mentre schiere di genitori, di insegnanti, di educatori, di poliziotti, di preti, di psicologi, di decisori politici fanno finta di non vedere l’abisso verso cui  stiamo spingendo i nostri figli.

Li riempiamo di soldi purché non ci disturbino, perché anche noi siamo attratti  dalle stesse luci, dallo stesso monte, dalla stessa città. Quei poveri ragazzi uccisi dai loro coetanei sono uno schiaffo alle nostre coscienze. Quello sparo viene dalla pistola del nostro modello di vita.

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti).