Le cose importanti della vita che non sappiamo riconoscere

Quale dio scegliamo di seguire. Quello che si è rivelato a noi o gli idoli come ricchezza e potere, che distorcono il senso della vita.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Non avrai altri dèi di fronte a me. Non ti farai idolo né immagine alcuna di quanto è lassù nel cielo, né di quanto è quaggiù sulla terra, né di quanto è nelle acque sotto la terra. Non ti prostrerai davanti a loro e non li servirai. (Es. 20, 2-3)

È la prima delle dieci Parole che, secondo il libro di Esodo, segnano il patto tra Dio e il suo popolo. È il fondamento delle altre, il principio da cui scaturiscono tutti i comportamenti prescritti dalle parole. Che, poi, nelle diverse traduzioni, sono diventati i comandamenti.

In realtà, nella tradizione ebraica bisognerebbe chiamarli più una via che conduce alla  realizzazione dell’uomo secondo il progetto di Dio, appunto “a sua immagine e somiglianza”.

Tutto deriva da lì

Tutte le “parole” si basano su questa prima indicazione, che le innerva totalmente. Infatti, siamo di fronte alla scelta fondamentale: a chi facciamo riferimento nella nostra esistenza? A Dio o ai tanti idoli che ci vengono proposti in tante maniere diverse?  Il fatto che questa domanda, che alcuni teologi chiamano l’”opzione fondamentale”, venga data la risposta nella prima parola del decalogo, mostra quanto questa scelta sia essenziale alla vita. È come se uno dovesse decidere qual sia la sua scala di valori,  gli elementi che si ritengono importanti, al punto da condizionare la nostra esistenza,  anzi, meglio, da orientarla. 

Proviamo a ripensare la nostra vita. Ci sono dei momenti in cui risultiamo chiaramente abbagliati dalla carriera, dalla necessità di avere un’auto nuova,  magari l’ultimo modello,  oppure di fare le vacanze come le hanno fatte i nostri amici.  Tutte queste ansie, spesso, ci portano  a dimenticare gli elementi essenziali della nostra vita: gli affetti, i doveri nei confronti degli altri, gli obblighi che abbiamo assunto nel nostro lavoro. Addirittura arriviamo a prostituire la nostra coscienza, compiendo cose che mai ci saremmo aspettati di fare. 

L’idolatria dell’avidità

Valentin de Boulogne o Nicolas Tournier – San Paolo che scrive le sue lettere – XVI sec

Di fronte ai fenomeni di corruzione emerge un dato impressionante: ad essere corrotti o a corrompere non sono persone in stato di necessità, che hanno bisogno di soldi per poter tirare avanti la propria esistenza quella della famiglia. Sono, al contrario, persone che hanno già redditi molto elevati, con i quali potrebbero tranquillamente vivere in modo sereno, da benestanti. Eppure, si lasciano corrompere, addirittura diventano lo strumento della corruzione. 

In una delle sue lettere San Paolo definisce l’avidità una vera e propria forma di idolatriaIl richiamo della prima parola è chiarissimo: state attenti, gli idoli li costruite voi stessi,  attribuendo alle cose che ci circondano,  alla ricchezza, alla potenza,  al dominio sugli altri, il potere di salvarci,  di darci cioè il senso ultimo dell’esistenza. 

Siamo noi a  scegliere di adorare il denaro,  la carriera,  il potere:  li trasformiamo, appunto, in idoli,  a loro sacrifichiamo la nostra esistenza, pensando che quello sia per noi il meglio.  Se io non capisco che soltanto Dio è capace di salvarmi dai miei limiti, dalle mie piccolezze, dalle mie stupidità, allora resterò vittima delle cose che mi circondano. E di cui non sarò più il padrone ma il loro servo. 

Le cose importanti della vita

Gesù lo spiega chiaramente con una parabola impressionante: dice che un uomo era tanto ricco da aver riempito i suoi granai fino all’orlo. Ebbe un raccolto ancora più abbondante e allora tirò giù il granaio, ne costruì uno più grande,  riempì anche questo completamente e finalmente disse: ora, anima mia, riposati. Ho fatto tutto quello che dovevo fare. Finalmente sono arrivato dove volevo arrivare. La notte stessa, morì.

E il commento di Gesù  non è: poverino, ha trascorso una vita lavorando, ed ecco la mala sorte gli si è accanita contro, ma: stolto, scemo, deficiente come direbbero i nostri ragazzi.  Possibile non ti sia accorto di quali sono le cose importanti nella vita?  Hai voluto servire la ricchezza e ti sei trovato senza nulla. Come scrive Santa Teresa d’Avila: nada te turbe, solo Dios salva, nulla ti turbi, soltanto Dio salva.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).