Le strade per sentire la voce anche nel deserto della nostra vita

Ci sono tante similitudini tra l'apparente silenzio dei giorni nostri e quello che percepivano gli Israeliti da Dio durante la loro cattività a Babilonia. Oggi come allora, molti sono tentati a cedere agli idoli materiali ed all'egoismo. A differenza della soluzione proposta da Isaia

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Una voce grida: «Nel deserto preparate la via al Signore,

spianate nella steppa la strada per il nostro Dio.

Is 40, 3

Ragazzi, ce la stiamo proprio vedendo brutta in questi anni: una pandemia che ci ha fatto cambiare abitudini e modi di vivere, due guerre, una più feroce dell’altra, con tante vittime innocenti e tante persone desiderose di vivere in pace. E tante altre, invece, pronte a scannare nemici ad ogni dove, violenze di genere, inganni sulla rete, truffe agli anziani e ai più deboli, ragazzini che si chiudono dentro casa e non ne escono più. Stupri e violenze tra ragazzi sempre più piccoli… 

Il dio più forte

La Tavoletta del Dio-Sole (Shamash), un kudurru dei tempi di Nabu-apla-iddina (855 ca.) (Foto: Osama Shukir Muhammed Amin / FRCP / Glasg)

Quelle parole di Isaia sono scritte negli ultimi decenni del VI secolo a. C.  Gli israeliti sono a Babilonia da tanti anni, Dio sembra averli abbandonati. Al contrario, gli dei babilonesi sono enormi e sembrano potentissimi.  Il loro, il Dio di Abramo, di Isacco e di Giacobbe, sembra averli abbandonati, non parla più, o, se lo fa, la sua voce è così flebile che soltanto pochi riescono ad avvertirla. Si sentono sempre più deboli, sempre meno in grado di conservare le loro tradizioni, tanto che subiscono, fortissima, la tentazione di mollare tutto, di cambiare vita, di lasciare quel Dio silente che sembra disinteressarsi di loro. E passare a quegli idoli potenti che girano in processione per le strade di Babilonia, promettendo la rovina dei nemici, stragi e vendette.

La tentazione è fortissima: ci vuole poco, basta cambiare esistenza, adattarsi a quel mondo, adeguarsi, vendere la propria coscienza, pensare soltanto a sé stessi, cambiare scala di valori. E’ tanto comodo avere soldi e per farne si può anche rinunciare alla propria coscienza, prostituirla in cambio di vantaggi esclusivi, piscine, barche e macchine potenti, vacanze milionarie. Basta adeguarsi, fare come fanno tutti, come in tanti continuano a ripetere in una sorta di mantra autoassolvente

La voce di Isaia nel deserto

E allora Isaia comincia a gridare, lo fa nel deserto delle emozioni e delle sinagoghe vuote, nel vuoto delle nostre vite in cui nessuno di noi bada più agli altri. Anzi ci comportiamo con una maleducazione che spesso sfiora la violenza verbale e fisica. Percepiamo gli altri come dei nemici, degli avversari da abbattere, per affermare sé stessi: fatti furbo, ci ripetono in continuazione, come se essere buoni, onesti, miti sia un grande difetto nella vita quotidiana.

Lo ripetono anche ai bambini, ai ragazzi, ai giovani. Se non lo fanno con le parole, lo comunicano con i comportamenti. E il gioco è fatto, saranno giovani e adulti egoisti, furbi, poco solidali, finanche violenti. Ecco quali strade allora bisogna spianare per sentire di nuovo quella voce che non riusciamo più ad ascoltare: cessiamo di ritenere la furbizia, la disonestà, la sopraffazione, l’imbroglio come virtù di coloro che vogliono farsi strada e la strada si spianerà.

Il messaggio di liberazione arriverà di  nuovo. 

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(Foto di copertina © DepositPhotos.com)