In ritardo. E con tante occasioni sfumate. C'è una ragione se la provincia di Frosinone continua a declinare. E sta nell'assenza di una chiara strategia di rilancio.
La distanza della politica ciociara dalla realtà che la circonda è riassunta da una scuola. È l’Its Meccatronico: la quasi totalità dei ragazzi che esce da lì ha già un lavoro ad aspettarlo; gli altri proseguono gli studi. A realizzare quella scuola non è stata la politica: l’hanno messa su gli industriali, stanchi di aspettare.
L’industria cambia, la politica no
Il mondo dell’industria cambia e corre veloce. Dagli anni Ottanta è iniziata la fine delle catene di montaggio e degli operai che erano solo braccia per avvitare bulloni e saldare. Quel lavoro oggi lo fanno i robot ma per far funzionare le macchine e lavorare insieme a loro occorrono i meccatronici: persone che abbiano competenze di meccanica, elettronica ed informatica. Non servono tre lauree: il declino che ha liberato gli operai dalle catene (di montaggio) ha introdotto la trasversalità. Devi avere un po’ di competenze su tutto e saper far funzionare la testa.
Mentre gli industriali chiedevano questo, la politica locale si concentrava su altro: dove spostare la sede distaccata di Ragioneria o del Geometri per ottenere più voti alle elezioni. E chi se ne frega se nei programmi si usano ancora le tavole logaritmiche nonostante le calcolatrici assolvano a quella mansione da decenni, facendolo prima e meglio.
La distanza è tutta qui. E spiega con chiarezza perché il territorio industriale della provincia di Frosinone stia lentamente declinando verso il nulla.
Dall’estero l’hanno capito: e vengono qui
Negli anni della Cassa per il Mezzogiorno servivano braccia e qui ce ne erano; le progettazioni le facevano a Torino. Oggi servono teste e grazie al cielo l’università di Cassino ne sta sfornando e di livello. Non lo dicono le statistiche, lo dicono gli investimenti fatti da colossi nazionali per sviluppare qui sul territorio i loro prodotti. Lo dicono le nazionalità stampigliate sui passaporti di molti allievi: Cassino ha l’unico corso di ingegneria elettrica in inglese, sta sfornando professionisti per tutto il mondo. Provate ad indovinare chi ha risposto meno? Gli studenti ciociari.
Ma il resto dove sta? Il sindacato per una volta è sulla stessa frequenza degli industriali. Dicono esattamente la stessa cosa. Per ragioni diverse ma questo poco importa. Dicono che siamo nel pieno di una rivoluzione ed ogni rivoluzione lascia alle spalle morti e feriti. Centinaia di posti spariranno dalle fabbriche della provincia di Frosinone. Altri ne nasceranno. Ma chi insegnerà a farli, convertendo quei lavoratori alle loro nuove mansioni? Non parliamo di gente con i capelli bianchi, lo sciatico infiammato e la pensione ad un tiro di schioppo. Stanno sparendo competenze nelle quali sono formati giovani tra i trenta ed i quaranta.
L’intelligenza artificiale è già in mezzo a noi. I tempi di realizzazione della grafica su queste pagine è stato abbattuto del 40% grazie al lavoro che adesso viene svolto da AI; in molte redazioni il lavoro di routine ormai viene fatto dalle macchine. È la genialità a fare la differenza.
Il valore della qualità dei lavoratori
Questa non è una provincia di meccanici. Furono trapiantati dai campi. È una provincia con una genialità che ha portato un industriale dei petroli a teorizzare il carburante che non inquina ma non glielo lasciano fare; un altro a teorizzare le pietre prodotte in fabbrica senza sventrare le montagne ma hanno impiegato sette anni per autorizzarlo; una parte dell’intelligenza artificiale sta in una ex fabbrica di pneumatici a Frosinone; qui abbiamo inventato i palloncini con i supporti ecologici e li portiamo in tutto il mondo; facciamo volare gli elicotteri grazie al polo aeronautico di Anagni (che i meccanici li deve formare in Lombardia). E l’elenco potrebbe continuare pagine.
Il tutto per dire che nessuno sta facendo qualcosa per stimolare la loro voglia di restare qui. Nei giorni scorsi alcuni politici li hanno incontrati facendo ponti d’oro. Non erano politici italiani: statunitensi.
Qui non abbiamo ancora capito che l’attrazione degli investimenti e la capacità di evitare le delocalizzazioni passa per la qualità delle risorse umane. Esattamente quello che chiedono i sindacati e gli industriali: i primi per conservare il numero degli occupati, i secondi per realizzare la produzione. È fondamentale la formazione e la professionalizzazione sulla base delle richieste delle aziende: inutile sfornare figure generiche per poi dire “ha voglia di lavorare”. La domanda dall’altra parte è sempre: “si, ma che sai fare, che competenze hai?”.
Il clima che cambia intorno a noi
Stiamo morendo di caldo e le nostre piante si stanno seccando: chi nega i cambiamenti climatici è complice del crimine. Tanto quanto lo è chi sta continuando ad ignorare il piano di una semplicità disarmante per porre rimedio al problema. Dagli anni Cinquanta in Olanda hanno un sistema di canali in virtù del quale se arriva un’ondata di piena, l’acqua ha il posto dove incanalarsi senza fare danni. Nel Lazio da anni le Bonifiche dicono che è sufficiente fare degli invasi nei quali raccogliere l’acqua evitando così che allaghi ed usarla poi quando serve.
La risposta? La stessa data per il Meccatronico o per chi ha fatto ricerca. Nulla. L’importante è avere la sede distaccata del Geometri o di Ragioneria: che così si vede fila in paese e sembra una città, l’Alimentari vende i panini e la cartoleria smaltisce penne e quaderni.
Invece le competenze ambientali sono l’unico e vero antidoto all’ideologismo ambientalista talebano che è il primo responsabile delle fughe delle aziende. Siamo rimasti agli anni Settanta con l’idea che le fabbriche siano la sorgente di ogni inquinamento; poi se vai a spiegare che nel termovalorizzatore A2A di Acerra hanno fatto i nidi le api ed un operaio in pensione, autorizzato, ci sta producendo il miele, restano a bocca aperta.
Competenza cercasi
Il territorio della provincia di Frosinone ha disperato bisogno di competenze in materia ambientale specifica: sia tecnica che amministrativa. Per vigilare sull’ambiente, sulle emissioni, aiutare le fabbriche a mantenere gli standard e la gente ad avere aria pulita.
Il rilancio di una provincia non passa dalle strade sulle quali siamo oggi. E ci stiamo fermi a bordo carreggiata. Se è vero che la sfida dello sviluppo e occupazione si vince effettuando la transizione ecologica, allora abbiamo bisogno di traghettatori e trasformatori: competenti e responsabili, lontani dalle sirene che ancora una volta hanno una matrice politica. Ma politica con la “p” minuscola…