Non il ricordo della morte ma una festa della vita

A Ceccano si avvia alla chiusura uno dei più pregiati Festival musicali del Lazio. Lo organizzano da quindici anni gli amici del compianto Francesco Alviti, brillanti musicisti come lui. Ma non è affatto un Memorial. E non è solo un Festival

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Sopravvivere a un figlio è contro l’ordine naturale delle cose. Perdere un amico è dover fare a meno di un pezzo della famiglia che si è scelta. Veder morire in pochi mesi un ragazzo di appena ventidue anni per un male incurabile, quel 23 febbraio 2009, fu uno strazio per l’intera comunità.

Non nacque, però, un Memorial: una manifestazione in ricordo di una morte. Fu creato un Festival della musica, dell’amicizia, delle arti. Nel suo nome: con quanto fu e amò in vita.  I genitori di Francesco, gli insegnanti Pietro Alviti e Vittoria D’Annibale, andarono al lavoro come sempre dopo la sua tremenda scomparsa.

La morte prematura di Cesko, un ragazzo d’oro con tutto un mondo dentro, avrebbe potuto intaccare la loro profonda fede. Invece, mentre scorreva un fiume di lacrime, l’accolsero cristianamente: la fine della sua vita terrena alla volta dell’eternità. Non esternarono pubblicamente il loro dolore. Per questo sono stati anche giudicati. Per tanti era e resta davvero qualcosa di impensabile riuscire a trasformare il dolore in gioia.

Quel ragazzo con le bacchette in mano

Francesco Alviti, scomparso nel 2009

Mancava poco alla Primavera. Ceccano perdeva uno dei suoi ragazzi, ma anche un talentuoso percussionista. Già studente del Liceo scientifico fabraterno, era al quinto anno al Conservatorio Licinio Refice di Frosinone. Era allievo del Maestro Antonio Caggiano, poi “Leone d’argento della musica”.  A Francesco Alviti sono intitolate l’Aula 1 del Conservatorio frusinate e l’Aula magna del Liceo ceccanese, le due comunità culturali che lo avevano conosciuto, vissuto, apprezzato.

Proprio dai suoi amici, altri brillanti musicisti con cui condivideva vita e arte, sono nati l’Associazione e il Festival che da oltre quindici anni portano il suo nome. Nonché in alto il nome della Città di Ceccano, come una delle “Buone pratiche” della Regione Lazio in campo culturale.

L’evento è patrocinato altresì da Provincia di Frosinone e Comune di Ceccano. È organizzato dall’Associazione Alviti in collaborazione con il Conservatorio Refice e la rete delle associazioni locali. Si sta rinnovando da inizio mese sul sagrato della Chiesa patronale di San Giovanni.

La chiusura del Festival Francesco Alviti

Percussionisti del Conservatorio di Frosinone

Per la quindicesima edizione oltre quattrocento artisti: orchestre, cori, complessi bandistici, ma anche scrittori e giovani attori di teatro. Perché il Festival, nato musicale, si è aperto man mano a tutte le espressioni artistiche.

Stasera si esibirà l’Orchestra di fiati di Ferentino, vincitrice di un prestigioso concorso internazionale in Olanda. Lo farà all’indomani del concerto di un’altra eccellenza gigliata: la Banda giovanile di Ferentino, che dal Lago di Garda si è portato a casa il premio nazionale “Il Flicorno d’oro”.  Con il Conservatorio, prima ancora, era scoccata l’ora delle percussioni: che a Francesco regalarono migliaia di emozioni e amicizie.

Domani sera, invece, si chiuderà con “Di tanti pulpiti, un palco all’opera”. All’ultimo appuntamento del Festival Alviti, curato dal direttore artistico Mauro Gizzi, saranno protagonisti i solisti del Concentus Musicus Fabraternus “Josquin des Pres”. Assieme a Vittoria D’Annibale, la mamma di Francesco, canteranno gli altri soprani Cinzia Cristofanilli, Mariagrazia Molinari e Veronica Spinelli. Nonché il mezzosoprano Fabiola Mastrogiacomo e il tenore Enrico Talocco. Con Chiara Olmetti al pianoforte.

Musica, ma anche teatro e libri

L’esibizione con l’Organo Catarinozzi nella Chiesa di San Giovanni

Il Festival Alviti aveva preso il via gli scorsi 6 e 7 giugno con gli spettacoli del gruppo teatrale, del coro e dell’orchestra del Liceo di Ceccano: la scuola di Francesco. Giovedì 15, invece, si è ripartiti con l’Amaseno Armony Marching Band ma anche la presentazione di un libro: “Erba dei campi”, scritto da Alfredo Salulini e ambientato a Vallecorsa durante la seconda guerra mondiale.

Poi Federico Palladini con la Scolopendra Band, le note di Bach padre e figlio con il Concerto Brandeburghese n. 5, la serata del clavicembalo e della musica barocca. E poi ancora l’Orchestra di chitarre Ecetra, i quintetti di Mozart, il concerto con il settecentesco Organo Catarinozzi in onore del patrono di Ceccano.

Ad anticipare quest’anno il Festival Alviti, come extra, è stata la presentazione del libro “Aldo Moro e le Brigate rosse in Parlamento” all’interno della Chiesa di Santa Maria a fiume. L’evento, patrocinato da Provincia e Comune , è stato organizzato da “Il Centro del fiume” con la Pro loco e la rete delle associazioni cittadine.  Sono intervenuti, tra gli altri, gli autori: Giorgio Balzoni, ex vicedirettore del Tg1 e allievo di Moro all’università, e la scrittrice Fiammetta Rossi, che preparò e discusse la tesi di laurea con lo statista ucciso dalle Br.

Non ricordo della morte ma festa della vita

Il Festival Francesco Alviti

La piazzetta di San Giovanni si riempirà ancora per due sere di musica per orecchie sopraffine: prima con i talenti di Ferentino e poi con le ugole di Ceccano. Non per commemorare la morte ma per festeggiare la vita.

Perché Francesco, con quelle due bacchette in mano, è la sua Famiglia, gli Amici musicisti e non, le aule più importanti delle Scuole in cui ha studiato, un’Associazione, uno dei più pregiati Festival del Lazio.

Lo fanno rivivere ogni anno a Ceccano in Piazza San Giovanni, piena zeppa di giovani artisti, proprio come l’avrebbe voluta lui. Continuano a insegnare a tutti quanto sia importante il dono della vita.