Ogni bambino ha bisogno di cure, anche quello nella grotta

Nascere è un evento che unisce tutta l'umanità. Tutti siamo nati. E siamo cresciuti grazie alle cure di chi ci sta intorno. Ne ha bisogno anche il Bambino nella culla

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

un bambino è nato per noi, ci è stato dato un figlio. (Is 9,5)

Il mistero del bambino che nasce, di un nuovo mondo che si apre. Pieno di speranza e contemporaneamente di paura. Di timore ma anche di gioia per un progetto che prende forma. Ricco di opportunità, di sogni, di possibilità: ecco il fascino del Natale che accomuna credenti e non credenti. 

Ogni nascita ci fa capire che quel bambino che ci troviamo di fronte è il futuro non soltanto per sé stesso ma per tutti noi, perché comprendiamo chiaramente che siamo tutti interdipendenti.

A prescindere dalla fede

In questi giorni, vedremo tante scene di Natività. Indipendentemente dalla fede di ciascuno, quel fatto riguarda tutti gli uomini, tutti siamo nati così, tutti siamo stati presi in cura e deposti nella mangiatoia, quella della nostra famiglia, della nostra comunità, del luogo in cui siamo cresciuti. Ci sono state persone che ci hanno accettato, accuditi, cresciuti, istruiti: senza di loro, il nostro progetto non sarebbe andato lontano, siamo la dimostrazione vivente di come nessuno possa farcela da solo e chi sostiene il contrario sa di non dire il vero.

Ecco perché i bambini ci sono tanto cari, soprattutto oggi che ne nascono sempre di meno. (Leggi qui: La cicogna non vola più sulla Ciociaria).

Eppure c’è chi non si ferma neppure davanti a loro, non ne ha rispetto, chi non esita a lanciare missili, bombe contro di loro, a distruggere scuole e ospedali, ma anche chi li utilizza per farne dei soldati obbedienti ed inconsapevoli del male che possono fare. Ed ancora chi, più sottilmente, li utilizza per incrementare il proprio profitto.

I bambini che soffrono

Foto: © Vasilis Ververidis / Dreamstime.com

Queste sono settimane di pena per chi ama i bambini, per chi ne vorrebbe la felicità e la realizzazione come esseri umani, pienamente consapevoli di sé e della propria dignità: invece assistiamo a scene indegne, che le televisioni ci ributtano all’interno delle nostre case.

Il guaio è che osserviamo impotenti, al di là di qualche intervento di solidarietà, bambini vittime di guerre e fenomeni naturali devastanti. Ma questo Natale è ulteriormente intristito da fatti che vedono l’utilizzo dei bambini ammalati gravemente come fattore per spingere  ciascuno di noi verso atti di solidarietà con i più piccoli, magari soltanto acquistando un prodotto invece che un altro. E’ davvero triste constatare come si possa arrivare a guadagnare sul dolore dei piccoli pazienti degli ospedali, con la conseguenza terribile di togliere credibilità anche a quelle campagne di solidarietà che sono invece oneste e contano sul contributo volontario di tutti coloro che vi partecipano. 

Il Bambino di Betlemme, simbolo di tutti i bambini, ha bisogno, come tutti, di amore e di cura:   tocca a noi offrirli  a lui e a tutti gli altri bambini, rispettandoli nella loro crescita, nella loro formazione ed educazione e nella loro dignità di esseri umani, garantendo loro le opportunità per crescere nel modo migliore. Ecco l’augurio di Natale: deponiamoli nella mangiatoia del nostro amore e della nostra cura.

Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti.

(Foto di copertina © DepositPhotos.com)