Quei numeri che non quadrano sulla discarica di Roccasecca

I numeri del rapporto anticipato da Alessioporcu.it. E che individua un rischio di tumori maggiore per chi vive vicino ad una discarica. La particolarità di Roccasecca: arrivata quando le norme sono cambiate. E quindi rappresenta un caso di studio. Per capire se quelle leggi sono efficaci. Il doppio 'prima' e 'dopo' della struttura. I dati che il sindaco Sacco domani porterà al prefetto. Per chiedere la dichiarazione di Area ad Alto Rischio Ambientale

Dati drammatici. Ma numeri vecchi. Troppo: nel frattempo le leggi sono cambiate. Il report rivelato nei giorni scorsi in Regione Lazio sull’incidenza dei tumori nelle zone a ridosso delle discariche ha messo a nudo la situazione: vicino a quegli impianti il rischio di ammalarsi è il 34% più alto. (Leggi qui Rifiuti, lo studio certifica: “Vicino alle discariche +34% di tumori”).

Sono dati relativi al periodo 1996 – 2008 che sono stati esaminati nel 2016, troppo distanti nel tempo. Per questo Marco Cacciatore, il presidente della Commissione che ha tirato fuori quello studio fatto proprio dalla Regione, ha chiesto che venga aggiornato. E Roccasecca con il suo impianto potrebbe avere un ruolo centrale. Perché?

Roccasecca come prova del nove

L’ingresso della discarica Mad a Roccasecca

I quattro invasi gestiti dalla Mad Srl in località Cerreto a Roccasecca hanno una particolarità che li rende diversi da tutti gli altri impianti esaminati in quello studio regionale. Sono entrati in funzione nel 2003 e proprio quell’anno è entrata in vigore la direttiva europea 3603 in materia di discariche. È stata uno spartiacque: da quel momento c’è stato un prima ed un dopo.

La 3603 ha imposto una serie di accorgimenti con i quali evitare che le discariche cointinuassero ad essere delle potenziali bombe ecologiche. In pratica ha stabilito che gli invasi dovessero essere impermeabilizzati in una maniera che impedisse il passaggio dei liquami nel terreno sottostante; ha imposto il drenaggio sistematico del percolato; prevede la gestione dei gas che si producono con la fermentazione dei materiali depositati. E quindi?

E quindi se la 3603 è stata rispettata, i quattro invasi ormai esauriti nell’area di via Cerreto a Roccasecca hanno un quadro ambientale del tutto diverso da quelli negli altri impianti studiati: perché erano in attività dal 1996 quando la 3603 non esisteva. Non solo. A Roccasecca è stato effettuato il capping progressivo dal 2012. Cosa significa? Ogni discarica esaurita deve subire un processo di messa in sicurezza post mortem.

Tutto questo rende l’area gestita dalla Mad, ideale per una prova del 9: cioè mettere a confronto le due diverse eraltà.

Se è vero che la 3603 ha realizzato una sorta di spartiacque tra il prima ed il dopo quella data, analizzando i nuovi numeri di Roccasecca deve risultare una percentuale di incidenza dei tumori infinitamente più bassa di quel 34%.

Se dovesse risultare un dato troppo vicino a quel 34% significherebbe o che non sono state efficaci le norme o che non sono state applicate.

Il prima ed il dopo pure a Roccasecca

Uno degli invasi della discarica di Roccasecca

Ma anche la discarica di Roccasecca ha un prima ed un dopo. Ci sono sostanzialmente due fasi. Una va da 2003 fino a quando l’impianto gestito dalla Mad ha ricevuto soltanto i resti dei rifiuti ciociari lavorati nello stabilimento pubblico Saf di Colfelice. La seconda fase coincide con il cambio dei carichi di lavoro a Colfelice: con l’arrivo della raccolta differenziata i cittadini ciociari hanno abbattuto la quantità di materiali conferiti alla Saf, moltiplicato qualli avviati al riciclo. E quindi?

Per mantenere in equilibrio i conti industriali, Saf ha accettato di lavorare una parte dei rifiuti romani che avevano bisogno di uno stabilimento.

I numeri sono diversi. Un recentissimo report di Arpa – Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente il 21 settembre ha attestato il superamento di ben 15 volte il livello previsto dalla legge sulle CSC. Sono le Concentrazioni Soglia di Contaminazione: in pratica rappresentano i livelli di contaminazione al di sopra dei quali è necessaria la caratterizzazione del sito e l’analisi di rischio specifica.

Il paradosso sta nel fatto che è proprio Mad a lamentare questa situazione. Segnalando che le arrivano rifiuti fuori scala. Si arriva alla situazione che Roccaasecca, nel suo ultimo periodo di attività è l‘unica discarica con deroga per il famigerato indice respirometrico. È l’indice che dice quanto ‘respira’ ancora un rifiuto: lì dovrebbe arrivarci che ormai sta a zero o quasi.

I numeri messi in fila dicono che l’impianto ha lavorato senza grossi problemi prima che arrivasse qui l’enorme massa di rifiuti romani; dopo, quei rifiuti che non seguono i protocolli del ciclo in provincia di Frosinone, hanno stressato l’equilibrio complessivo dell’area.

Roccasecca da studiare

Il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco

È per questo che Roccasecca si presenta come un ottimo caso di studio. Per via della sua partenza dal 2003 con tutti quegli accorgimenti che invece non erano obbligatori nel periodo preso in esame nella prima parte dello studio (1996-2003); per via della sua doppia esperienza di vita industriale: prima come discarica provinciale per il ciclo di rifiuti della provincia di Frosinone, poi come sito anche per rifiuti provenienti da Roma che ha invece un ciclo del tutto diverso.

L’aggiornamento dei dati annunciato dal presidente di commissione Marco Cacciatore possono essere fondamentali per capire se funziona la norma. E come ha funzionato l’impianto di Roccasecca.

I nuovi numeri sono indispensabili, a garanzia di tutti. Il sindaco di Roccasecca Giuseppe Sacco ha intenzione di dirlo al prefetto di Frosinone Ernesto Liguori che incontrerà nella giornata di domani. Aveva sollecitato un incontro a stretto giro dopo le anticipazioni fatte da Alessioporcu.it sul fatto che a Roma si stia valutando di far ripartire i lavori per la realizzazione del V invaso nella discarica di località Cerreto. Per i rifiuti di Roma. E pure per quelli della provincia di Frosinone. (leggi qui Roccasecca, verso la riapertura della discarica).

Nuovo invaso? No grazie

Ernesto Liguori

Un’ipotesi alla quale il sindaco ha già detto No. “Stiamo esaminando attentamente il documento con lo studio della Regione Lazio. A tutela dei cittadini intraprenderemo ogni azione volta a verificare la sussistenza di profili di responsabilità da parte di chi ha tenuto nascosto per 5 anni il rapporto. Soprattutto da parte di chi ha permesso l’ampliamento della discarica di Roccasecca con provvedimenti emergenziali forzando le norme. Anche quelle a presidio della salute delle popolazioni residenti”.

Il sindaco si era opposto anche alla sopraelevazione del quarto invaso. Se n’era dovuto occupare addirittura palazzo Chigi. “Ricordo che la discarica di Roccasecca aveva ottenuto una strana deroga all’indice respirometrico così autorizzando abbancamenti di rifiuti che non potevano essere accettati in altre discariche. Ora bisognerà capire se la circostanza, unitamente alla enorme mole di conferimenti registrati negli ultimi anni possono aver addirittura amplificato gli effetti descritti nel rapporto”.

Al prefetto, il sindaco chiederà uno status ben preciso per l’area. “Appare quanto mai doverosa l’istituzione di un’area ad alto rischio ambientale, l’attivazione di un protocollo sanitario straordinario per i cittadini che risiedono nelle zone a ridosso del sito e soprattutto uno studio epidemiologico serio”.