Se la polemica sui Rave è un party sbagliato

Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. La polemica sulla norma 'anti rave'? Sbagliata. Nel merito. Ma sul metodo...

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

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Sui Rave Party e la differenza con la marcia di Predappio abbiamo già detto nelle ore scorse. (leggi qui) Il dibattito proseguito in questi giorni impone qualche approfondimento. Innanzitutto di carattere politico. Ed è: sbaglia chi critica il Governo accusandolo di avere concepito una norma liberticida tipica di uno Stato di polizia. Perché quella norma c’è praticamente da sempre.

A chi scrive venne ricordata dal professor Filippo Materiale, all’epoca giovane preside, di fronte allo studente che stava organizzando la protesta. Erano i primi degli anni Ottanta.

Il rave Party di Modena (foto: Marco Cremonesi © Imagoeconomica)

Se proprio una critica deve essere fatta al Governo, va compiuta sulle castronerie e le approssimazioni di quel testo. Tali da far dire ad un luminare come il professor Tullio Padovani, docente emerito di Diritto penale alla Scuola superiore di Pisa, che o si tratta di una presa in giro oppure è un caso di assoluto analfabetismo legislativo

La norma già c’era. Ormai tutti sanno che nel nostro Codice c’è l’articolo 633 che punisce “chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, al fine di occuparli o di trarne profitto”È la norma che si è sempre usata per procedere con gli sgomberi dei rave. Con il paradosso che con il nuovo testo se “l’invasione” non avviene a scopo di lucro ma solo per ballare e sballarsi non c’è punizione.

È chiaro che la norma varata dal Governo serviva per accarezzare la pancia della gente. Bene. Perché non è né di destra né di sinistra dire che una manifestazione, non autorizzata, di quelle dimensioni, è un pericolo. E lasciare la gente a sballarsi per giorni sotto una struttura pericolante, attaccando la corrente in modo abusivo, è un rischio ed un reato. Inaccettabili entrambi.

Ma non c’era bisogno di un Decreto. I Decreti si fanno per cose gravi ed urgenti. Qui bastava una banalissima aggiunta all’Articolo 633: la confisca degli impianti da 150mila euro. Quello si che fa male.

Se proprio si vuole criticare il Governo, non si dica che è liberticida. Ma gli si rimproveri che la legge c’era, non c’era l’urgenza del decreto e non sono questi i problemi dell’Italia: ma le bollette. Alle quali ancora non vediamo risposta.

Senza Ricevuta di Ritorno.

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