Senza ricevuta di Ritorno. La raccomandata del direttore su un fatto del giorno. La polemica sulla norma 'anti rave'? Sbagliata. Nel merito. Ma sul metodo...
Sui Rave Party e la differenza con la marcia di Predappio abbiamo già detto nelle ore scorse. (leggi qui) Il dibattito proseguito in questi giorni impone qualche approfondimento. Innanzitutto di carattere politico. Ed è: sbaglia chi critica il Governo accusandolo di avere concepito una norma liberticida tipica di uno Stato di polizia. Perché quella norma c’è praticamente da sempre.
A chi scrive venne ricordata dal professor Filippo Materiale, all’epoca giovane preside, di fronte allo studente che stava organizzando la protesta. Erano i primi degli anni Ottanta.
Se proprio una critica deve essere fatta al Governo, va compiuta sulle castronerie e le approssimazioni di quel testo. Tali da far dire ad un luminare come il professor Tullio Padovani, docente emerito di Diritto penale alla Scuola superiore di Pisa, che o si tratta di una presa in giro oppure è un caso di assoluto analfabetismo legislativo.
La norma già c’era. Ormai tutti sanno che nel nostro Codice c’è l’articolo 633 che punisce “chiunque invade arbitrariamente terreni o edifici altrui, al fine di occuparli o di trarne profitto”. È la norma che si è sempre usata per procedere con gli sgomberi dei rave. Con il paradosso che con il nuovo testo se “l’invasione” non avviene a scopo di lucro ma solo per ballare e sballarsi non c’è punizione.
È chiaro che la norma varata dal Governo serviva per accarezzare la pancia della gente. Bene. Perché non è né di destra né di sinistra dire che una manifestazione, non autorizzata, di quelle dimensioni, è un pericolo. E lasciare la gente a sballarsi per giorni sotto una struttura pericolante, attaccando la corrente in modo abusivo, è un rischio ed un reato. Inaccettabili entrambi.
Ma non c’era bisogno di un Decreto. I Decreti si fanno per cose gravi ed urgenti. Qui bastava una banalissima aggiunta all’Articolo 633: la confisca degli impianti da 150mila euro. Quello si che fa male.
Se proprio si vuole criticare il Governo, non si dica che è liberticida. Ma gli si rimproveri che la legge c’era, non c’era l’urgenza del decreto e non sono questi i problemi dell’Italia: ma le bollette. Alle quali ancora non vediamo risposta.