Top e Flop, i protagonisti di giovedì 21 dicembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 21 dicembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 21 dicembre 2023

TOP

ELENA BONETTI

Elena Bonetti

Da ministra per le Pari Opportunità dei governi Conte II e Draghi pare abbia imparato una lezione più ampia ancora della “mission” di quello che fu il suo mandato. Ed è una lezione importante perché in paradosso prende in esame le banche. Cioè quel pezzo della società che delle pari opportunità di soluto fa una mezza “carta straccia”.

Le banche lo fanno per mandato, e di solito, in vulgata, danno i soldi a chi ne ha tanti e ne vuole altri e non scuciono uno sgheo per chi i soldi non li ha e proprio per quello si rivolge ad una banca. Ma questo è semplicismo minimal, e nel caso del Mes la figura iconica delle banche è stata dipinta come famigerata a prescindere.

Il dato oggettivo però è che il Meccanismo Europeo di Stabilità serve a tutelare il sistema bancario in sé, non questa o quella banca con il suo carico di possibili piccinerie. E tutelare un sistema cardine della società significa tutelare la società, non una sua branca privilegiata. Ecco perché il mezzo casotto avvenuto in Commissione bilancio alla Camera è finito nel mirino di un tweet di ieri dell’esponente di Azione.

Bonetti ha spiegato con molta chiarezza che “la maggioranza non si ritiene soddisfatta dei chiarimenti dati sul Mes dal governo”. Che significa? Che in pratica, anche al netto del fatto che la ratifica alla fine ci sarà, litigano tra di loro, tra componente politica e branca istituzionale. Bonetti ha scritto: “La relatrice di maggioranza chiede di rimandare il parere sul Mes in attesa che si concluda l’Ecofin di oggi (ieri – ndr). Straordinari: fanno di tutto per tenere isolata l’Italia dai tavoli di discussione in Europa”. Di fatto isolamento lo è, e si palesa “mentre gli altri Paesi come Francia e Germania cercano un accordo che soddisfi entrambi”.

Il risultato per Bonetti è evidente: “Gli interessi degli italiani a Bruxelles non vengono tutelati perché la maggioranza è sotto ricatto delle posizioni ideologiche al suo interno, che non sono in grado di sciogliere”.

Come a dire che il braccio destro non sa cosa fa l’altro braccio, che pure è destro.

Implacabile.

TESTA & RETROSI

Angelo Retrosi

Paradossali. Perché in controtendenza. Ma dannatamente efficaci. In un tempo di influencer, morti di fama, assetati di selfie, gli assessori Angelo Retrosi e Rossella Testa potrebbero vivere di rendita. A Frosinone tra pratiche sbloccate, progetti approvati, cantieri appaltati, opere realizzate, stanno iniziando ad avere problemi di affollamento nell’agenda.

Nelle ore scorse è stato appaltato l’adeguamento del Museo che attendeva da quasi vent’anni e con lui verrà trasformato un pezzo del centro storico; lì vicino manca poco per l’inaugurazione del Teatro Vittoria e subito dopo verrà assegnata la ristrutturazione del Nestor. Intanto le imprese stanno lavorando sull’efficientamento della scuola Maiuri mentre sui Piloni finalmente si procede. (Leggi qui: Dal Museo al Teatro passando per la scuola: attenti a quei due).

Rossella Testa e Riccardo Mastrangeli (Foto © Stefano Strani)

Frosinone ha un piano. Con il quale darsi una nuova veste, una nuova struttura urbanistica, un nuovo assetto da capoluogo. Mettendo finalmente da parte quel pigiama spiegazzato che ha indossato per buona parte degli Anni 70 e 80: un dormitorio alla periferia di Roma. Cresciuto in fretta, senza preoccuparsi dei servizi e di una città da far sviluppare intorno ai suoi palazzi.

Angelo Retrosi in questo secondo mandato da assessore ha confermato la dote messa in luce nel breve scorcio della scorsa amministrazione: la capacità di sciogliere i nodi burocratici, avviare sui corretti binari amministrativi le pratiche per i lavori pubblici, giungere all’appalto. Rossella Testa ha confermato che il centro storico non è il fratello povero della Frosinone moderna nata intorno al casello A1, a quella che fu la Permaflex, la stazione ferroviaria. Ma c’è una città nella città, due volti da vivere in maniera differente completandosi.

Il loro vero successo edilizio però è politico: quello di avere alzato un muro a difesa dell’amministrazione di Riccardo Mastrangeli. E per andare a vedere le scintille che tormentano dall’inizio la sua amministrazione bisogna prima passare a vedere i cantieri. Che sono ciò che conta in concreto per i cittadini.

Silenziosi ed efficaci.

FLOP

WALTER MAZZARRI

Walter Mazzarri (Foto: Vincenzo Izzo © DepositPhotos.com)

Analizzare le cause di quando le prendi è difficile, nella vita come nel calcio, però delle regolette base ci sono. Non sono sempre regole cartesiane ed è un bene, perché quando le prendi conviene anche dare atto a chi te le ha date che sì, è stato più bravo. Walter Mazzarri guida il Napoli campione d’Italia che in Coppa omonima “Frecciarossa” ha preso un poker di scoppole dal Frosinone. (Leggi qui: Vedi Napoli e poi… dilaga, Frosinone a valanga (0-4) vola ai IV di Coppa).

I canarini che sono di fatto falchi e che vengono chiamati leoni, una chimera mortale, in pratica, hanno sbancato ed umiliato il Maradona. Non il “Filini jr”, si badi, ma lo stadio che porta il nome del calciatore più grande da quando esiste il calcio. E ieri, nell’edizione mattutina di una Gazzetta dello Sport che in foto-prima ci ha messo la sconfitta del Napoli e non la vittoria dei ciociari, Mazzarri ha sgranato il rosario dei perché.

Lo ha fatto bene ma non benissimo. Si parte dal rammarico: “Essere andati così allo sbaraglio, essere demoralizzati per aver fatto due errori dopo aver fatto fin lì una buona gara con chi gioca meno… ci sta di perdere”. Morbido ma insinuante insomma, come a dire che il volume di gioco è il solo perno di gestione ed esito di una partita. Perdere sì, dunque, “ma non 4-0, sembravamo una squadra in cui ognuno va per conto suo”. (Leggi qui: Il Giudizio Universale: Napoli-Frosinone 0-4).

Poi il clou della faccenda. In Italia esiste tutta una scuola di pensiero per cui, se giochi in una competizione “minore”, non metti mai dall’inizio i fortifortissimi. Eugenio Bersellini quella cosa là la odiava. “Probabilmente i titolarissimi sono meno abituati a entrare. Si gioca tanto, avevamo partite importanti… Non so se lasciarli in panchina ha dato un segnale negativo”. No Walter, non negativo in quel senso, ma di certo non ha aiutato il Napoli a contenere quel pride di leoni affamati.

Poi l’ammissione che un po’ emenda un tecnico che è ancora un ibrido, come ha scritto la GdS, non è più Spalletti ma non è ancora se stesso. “Ma tenere su tutte le competizioni non è semplice. Di certo abbiamo per assurdo fatto meglio quando c’erano i ragazzi che giocano meno, potevamo anche andare in vantaggio. Ero convinto di vincerla nel finale con i cambi. Forse pensavamo di averla già vinta e abbiamo sottovalutato il pericolo”.

Ecco Walter, forse bastava questa: avete sottovalutato il pericolo, avete sottovalutato (il) Frosinone. E come accade con tutti quelli che sottovalutano i ciociari poi accadono cose. Cose brutte per chi credeva di passeggiare ed ha dovuto correre. Appresso a chi te le suonava. E invano.

Arreso e confuso.

ELLY SCHLEIN

Elly Schlein (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Un errore strategico, una partita giocata male, persa peggio. Peggio dello 0-4 incassato a domicilio da Mazzarri ad opera del Frosinone. Che in qualche modo il mister ha tentato di giustificare. (leggi sopra). La Segretaria Nazionale del Partito Democratico e la sua squadra invece sono tornati negli spogliatoi convinti d’avere vinto. Ma la partita sulle direzioni dei TgR Rai è andata in tutt’altra maniera.

Il Lazio perde un’eccellente professionista come Roberta Serdoz al timone della Testata Giornalistica Regionale. Al suo posta va un’altra validissima collega, Antonella Armentano. Ma le loro visioni sulle cose non coincidono. La prima veniva considerata un interlocutore dal centrosinistra, con la seconda ritiene di avere più facilità di linguaggio il centrodestra. Più concreta l’ha raccontata questa mattina Il Foglio dicendo che il sindaco Roberto Gualtieri è balzato dalla seggiola.

In politica ci sta. La lottizzazione in Rai la negano solo gli ipocriti e gli illusi. Quello che non ci sta è la reazione della squadra incaricata da Schlein di sedersi al tavolo della partita Rai. Il Foglio racconta che s’è alzata convinta d’avere vinto per avere mantenuto la sede dell’Emilia Romagna dove il TgRegionale resta nelle mani di un caporedattore come Filippo Vendemmiati apprezzato dai Dem; con un limite: tra meno di un anno potrebbe andare in pensione. Due a zero e non finisce qui.

Giuseppe Conte al quale Elly Schlein continua a fare la ruota come la fidanzatina rifiutata, mentre il Pd perdeva la TgR lui invece centrava la co-direzione della Testata unica dei TgR per il suo Roberto Gueli che si aggiungerà ai colleghi Alessandro Casarin e Roberto Pacchetti. In quota Lega. Tre a zero. E lo spogliatoio è distante.

Il Foglio nota come il tutto sia avvenuto mentre la Segretaria continua a tessere una sua immaginaria tela con il M5S: spaccando il centrosinistra alle Regionali in Sardegna per appoggiare la candidata grillina, incassando la più totale ostilità a parti invertite in Piemonte. Quattro a zero. Può bastare.

Non suonarla più Sam.