Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 21 giugno 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 21 giugno 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 21 giugno 2023

TOP

WALTER MAURIELLO

Walter Mauriello

Meritocrazia Italia ha dalla sua l’onomatopea di aver messo a fuoco giusto una questione delicata come forse nessun’altra, quella della riforma della Giustizia e delle linee guida del suo ultimo interprete in cimento. Roba che parte da Giuliano Vassalli: il ministro Carlo Nordio. Il tema è delicato non solo perché affronta uno degli snodi cruciali della vita dell’Italia repubblicana, ma perché in enunciazione mediatica esso va centellinato più che urlato.

E l’uomo di punta di Meritocrazia, Walter Mauriello, non ha ceduto al richiamo di fare un peana glorioso invece di una serena enunciazione dei punti graditi della riforma. Perciò, invece di commentare quanto la riforma si buona, ottima ed attesa, Mauriello ha fatto un recap di quello che contiene. La chiosa è stata sul tema caldissimo della custodia cautelare: “Altra novità è la previsione dell’interrogatorio dell’indagato prima dell’applicazione della misura custodiale, a cui si derogherà nell’ipotesi di sussistenza di una delle circostanze di cui all’art. 274 Cpp in tema di esigenze cautelari, nello specifico, il pericolo di fuga o quello di inquinamento delle prove”.

Poi la sintesi del giudizio ma senza iperboli, in purezza di omogeneità di vedute su un aspetto chiave: “Molte novità sono in linea con le proposte avanzate da ultimo negli ultimi mesi da Meritocrazia Italia, che ha costruito un piano di riforma organica della giustizia inteso a dare la massima attuazione alle garanzie processuali e soprattutto al principio del contraddittorio”.

Come si deve intercettare in uno Stato di Diritto? “In particolare, Meritocrazia ha avuto modo di mettere in evidenza tantissime delle criticità connesse all’attuale regime delle intercettazioni. Ha chiesto ripetutamente di arginare e limitare la pubblicazione di interi stralci di conversazioni, in particolare con riferimento alle storture che portano a una frequente ripetuta violazione del principio di riservatezza del cittadino“.

Enciclopedico.

SILVIA GABRIELLI

Silvia Gabrielli

I segnali. Sono quelli a consentire di interpretare il futuro. Gli aruspici li cercavano ‘leggendo’ le viscere degli animali sacrificati, gli indiani d’America osservavano il volo degli uccelli, i nostri contadini (in maniera più pragmatica) si limitavano ad osservare l’orizzonte la sera e decretavano le condizioni meteo dell’indomani con precisione quasi assoluta stabilendo di conseguenza il lavoro da farsi. Le Primarie che domenica hanno incoronato Daniele Leodori prossimo Segretario Regionale del Partito Democratico del Lazio hanno mandato molti segnali sul futuro Dem.

Quelli che nella lettura del Segretario nazionale dovrebbero essere dei cacicchi, nel Lazio invece hanno messo in campo un chiaro rinnovamento della classe dirigente. Senza però nulla concedere al nuovismo. Il nuovo per il gusto di dire che s’è cambiato qualcosa è spesso soltanto facciata. Queste Primarie invece hanno eletto anche nuovi dirigenti regionali con abbondante esperienza amministrativa e solida preparazione politica. Ed una carta d’identità che all’Anagrafe li premia.

Come nel caso di Silvia Gabrielli, consigliera comunale di Giuliano di Roma al secondo mandato: ha preso 2.178 voti spalmati su larga parte dei Comuni ciociari. C’è riuscita capitalizzando i contatti nati dal suo lavoro nella segreteria del Consigliere regionale Sara Battisti: un lavoro che l’ha messa in contatto con molte amministrazioni; in maniera positiva a giudicare dai consensi ottenuti.

È esattamente il segnale del nuovo che si ramifica sul territorio, della nuova generazione che porta sensibilità diverse dalla precedente ma nel solco della tradizione politica. Usando un metodo antico: il contatto personale con chi i territori li amministra. Funziona sempre, lo dicono i numeri.

Il segnale del rinnovamento.

FLOP

LICIA RONZULLI – MAURIZIO GASPARRI

Maurizio Gasparri (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Potevano evitare di aggiungere polvere al polverone ma non lo hanno voluto fare. L’uscita decisamente poco elegante di Beppe Grillo alla recente manifestazione del Movimento Cinquestelle di Giuseppe Conte ha scatenato un polverone. Tuttavia a fare bene i conti quelle grette allusioni ai “passamontagna” ed alle “brigate di cittadinanza” hanno messo in crisi chi politicamente con il M5S cerca convergenze come il Pd di Elly Schlein. Tuttavia avrebbero dovuto innescare altro nelle forze e negli esponenti di maggioranza.

Cosa? Non certo approvazione, ci mancherebbe. Ma quanto meno la sufficienza di chi sa, magari anche per esperienza partitica personale, che con le cretinate degli altri non ci costruisci di rimbalzo la tua saggezza. Specie se sono cretinate che evocano in lessico spettri del passato ma poi vanno a parare da tutt’altra parte.

Licia Ronzulli e Maurizio Gasparri sono forzisti. Ma il secondo viene dalla destra-destra, un ambito che ancora oggi fa i conti esso stesso con un lessico che viene indicato come “travisato” quando occhieggia al Ventennio. La Ronzulli è stata sul pezzo ma con banalità massificante: “La Schlein, Conte e Grillo, che incita alla violenza, invitando la popolazione a costituire le ‘brigate di cittadinanza’ e a mettere il passamontagna, tutti insieme appassionatamente. Questa è la sinistra che vorrebbe guidare il Paese, ma che per il momento sobilla”.

La presidente dei senatori di Forza Italia avrebbe fatto bene a tacciare Grillo di grettezza voluta, non di incitamento al terrorismo.

Maurizio Gasparri l’ha presa meno banale ma solo all’inizio: “Grillo è un provocatore. È un uomo senza coscienza e senza idee. È un penoso caso umano. Dovrebbe spiegare i suoi rapporti con gli armatori che hanno finanziato il suo sito per non dimenticare altre dolorose vicende familiari”.

Grillo è la vergogna assoluta. Ha portato in politica schiere di incompetenti. Resti chiuso nella sua casa”. A cosa serviva l’allusione, sottomarina ma non troppo, alla vicenda giudiziaria del figlio? Era utile o del tutto inappropriata almeno quanto le esternazioni di Grillo sul passamontagna?

Reazione peggiore dell’azione.

DOMENICO ALFIERI

Domenico Alfieri

Ci sono calciatori ai quali vengono riconosciuti, spesso anche dagli avversari, talento, ottime doti fisiche, puntualità agli allenamenti grande voglia di affermazione. Buon palleggio e serietà fuori e dentro il rettangolo di gioco.

Ma in campo non prendono mai le redini della partita, non guidano la squadra e di conseguenza non scaldano i cuori dei tifosi e via via sono sempre meno presenti nei cori. Ed il mercato li richiede di meno.

Domenico Alfieri è stato Segretario provinciale del Partito Democratico, seppur reggente della Federazione del Pd di Frosinone: prima ancora è stato Presidente del Pd, poi Consigliere provinciale, è sindaco da 9 anni.

Alle Primarie di domenica che hanno designato con il 95% Daniele Leodori, con la sua Valentina Adiutori ha indubbiamente dimostrato di avere più consensi di tutti, nella sinistra che appoggia il nuovo segretario regionale. Eppure la cabina di comando è nelle mani dell’ex deputato Nazzareno Pilozzi, del neo dirigente nazionale Danilo Grossi e soprattutto dell’ex presidente della Provincia Antonio Pompeo che ha ricordato d’essere tutt’altro che in disarmo.

Sono loro a decidere. Ed uno di loro sarà il principale oppositore di Luca Fantini, nel prossimo Congresso provinciale. Loro siederanno ai tavoli di trattative con Francesco De Angelis. Eppure la triade non ha brillato per consensi al pari di quello che a Paliano ha dimostrato Alfieri.

Sull’area poi c’è un’ombra che va chiarita politicamente, senza indugi e senza reticenze. È l’ombra sollevata da Fratelli d’Italia che a Piglio ha pubblicato un post sulla propria bacheca ufficiale: lasciando intendere di avere ‘condizionato’ il voto delle Primarie facendo sostenere il Consigliere delegato all’Ambiente e Decoro Cristian Scarfagna. Altrimenti non si riesce a comprendere la necessità di congratularsi con un avversario politico, ricordandogli le 713 preferenze con cui è stato eletto all’Assemblea regionale del Partito.

Poco o niente oltre ai post.