Top e Flop, i protagonisti di mercoledì 28 febbraio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 28 febbraio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di mercoledì 28 febbraio 2024.

TOP

GIUSEPPE CONTE-ELLY SCHLEIN

Giuseppe Conte, Alessandra Todde e Elly Schlein (Foto: Fabio Murri © Ansa)

Confusi e felici, ed hanno ben donde di essere entrambe le cose. Perché che il Movimento Cinque Stelle ed il Partito Democratico si godano un momento di gloria in purezza in un oceano calendaristico di legnate politiche ci sta tutto.

La Sardegna è l’isola su cui sono approdate le nuove speranze delle due maggiori opposizioni del governo Meloni. E con due tratti distintivi forti. Il primo è quello identitario delle Regionali che hanno messo Alessandra Todde sullo scranno della Presidenza.

La vittoria è sufficientemente isolana per avere una sua splendida autonomia indigena ed abbastanza marcata politicamente per avere una coda partitica grossa così. E sia Elly Schlein che Giuseppe Conte hanno saputo gestire questa ambiguità proficua fino all’ultimo giorno di campagna elettorale.

Riuscendo quindi ad intestarsi una vittoria fondamentale anche a livello nazionale. Ma senza aver dato l’impressione di averla abbrancata come l’ultimo salvagente nei marosi. Ed invece il voto sardo quello era: la sagola terminale di una competizione politica in cui sembrava che gli avversari non facessero mai errori.

Cambia molto, ma non tutto
Alessandra Todde ed Elly Schlein

O che, quando ed ove li facessero, era ancora abbastanza accucciati nel bozzolo caldo di un consenso “a prescindere” ancora vivo. E’ cambiato molto, non tutto. E adesso Elly Schlein ha un partito maggioritario in Sardegna, mentre Giuseppe Conte ha la prima figura di governo regionale ben piazzata sulla scacchiera.

Queste e fino al fine settimana saranno ore di iperboli ed analisi raffazzonate, quelle che servono a certificare che sì, hai vinto te. E con le quali gli sconfitti cercheranno di scremare tutte le attenuanti possibili per mitigare il dato crudo. Vene sono, è indubbio, ma oggi non ci sono scuse a voler piallare la vittoria di Schlein e Conte.

Non starebbe bene neanche da un punto di vista di quell’etica politica che consegna il serto al vincitore. Ed in mezzo alle sue foglie, anche le spine di una rinnovata consapevolezza. Quella di un campo largo che sarebbe ora la finisse, di essere un esperimento sofferto. E che si faccia metodo.

Se addizioni moltiplichi.

MARIO ABBRUZZESE

Mario Abbruzzese

Non era mai sceso dal palcoscenico, semmai era andato in un’area più all’interno e meno sotto i riflettori. Scelta dettata dai tempi, gli attori abili sanno quando è il momento di cercare le luci della ribalta e quando stare vicino alle quinte. Perché i tempi passano, le mode cambiano ed alla stagione dell’antipolitica segue quella in cui l’esperienza sul campo torna ad avere valore. Mario Abbruzzese ha saputo aspettare ed ora torna il suo momento.

Sabato annuncia la sua candidatura per Bruxelles e Strasburgo, sotto le insegne della Lega. Al momento è l’unico candidato del territorio. Ed è l’unico strutturato per poter affrontare una campagna elettorale che si sviluppa su quattro regioni. Se poi gli elettori stiano con lui come fu nei giorni in cui divenne Presidente del Consiglio Regionale del Lazio lo diranno le urne.

Che nel frattempo hanno già detto una cosa. E cioè che può contare su 14mila preferenze: quelle messe sul tavolo alle scorse Regionali insieme a Pasquale Ciacciarelli. Ne serve poco più del doppio, prese nel resto del Lazio, in Toscana, Umbria e Marche per staccare il biglietto con destinazione Bruxelles.

Dipenderà da una serie di fattori. Non tutti nelle mani di Abbruzzese. Come il peso che avrà il generale Vannacci dopo le inchieste che ne stanno mettendo in discussione l’immagine. O il peso specifico che avrà la Lega e che comunque è ben diverso da cinque anni fa. Ma per Mario Abbruzzese, l’importante era esserci: perché significa che in quella strana compagnia di giro che talvolta è la politica, lui non è una comparsa.

Mattatore.

FLOP

GIORGIA MELONI

Giorgia Meloni

Ha giocato moltissimo con la parte più decisionista di sé. Troppo. Ed ha pagato pegno. Lei, non Matteo Salvini che ha tifato comprensibilmente su più spalti e che oggi non ghigna per pudore residuo. A pensarci bene è la prima volta in assoluto da quando ha vinto le Politiche che Giorgia Meloni ha preso una briscola.

Numerica. Oggettiva e non legata all’attività di governo, ma alla “sola” empatia politica del suo partito. E soprattutto alla sua persona, che ha voluto andare in slavina e test di magnetismo imponendo Paolo Truzzu al posto di Christian Solinas. Cioè un Fratello “incognito” in purezza al posto di un proconsole leghista di certo più ammanicato del suo surrogante. Maturo il suo primo commento: “Le sconfitte sono sempre un dispiacere, ma anche un’opportunità per riflettere e migliorarsi. Impareremo anche da questo”.

Non si sono dati empirici che dimostrino che la Meloni ha avuto torto meticoloso, ma ci sono i risultati del voto regionale in Sardegna che proclamano che ha avuto torto mainstream. Perché agli italiani hai voglia di spiegare che “i sinistri hanno fatto di necessità virtù e si sono dovuto unire per vincere e di poco”. Hai voglia di contare i voti di partito, i disgiunti e le sommatorie.

Ha perso lei, non FdI

Ha perso Meloni, più di Fratelli d’Italia e molto più di Salvini e di Tajani, che sull’isola ha doppiato il Carroccio giusto in tempo per annaffiare di bollicine cannonau la sua segreteria. La cosa più intelligente, anche se velenosa, l’ha scritta Davide Faraone.

“Dalla Sardegna c’è posta per Giorgia. Ha cambiato il candidato in corsa, ha imposto il suo, ci ha messo la faccia nel comizio finale insieme a Salvini e Tajani”. Poi il precedente che forse non molti ricordano: “Come ha fatto a Roma con Enrico Michetti, anche sull’isola ha scelto il candidato dalla performance peggiore in assoluto”.

E la chiosa severa ma tutto sommato giusta: “La sconfitta dalla Sardegna è tutta per la nostra Presidente del Consiglio. Paolo Truzzu si distingue per il disastroso risultato ottenuto a Cagliari, città di cui è sindaco. Già, il dato cardine forse è questo: il candidato di Meloni era talmente velleitario che le ha prese dove governava lui in prima persona.

Qualcuno la chiamerebbe sorte amara, ma in politica si chiama sconfitta amarissima. E che peserà su scala nazionale.

Io sarei Giorgia.

ILARIA FONTANA

Ilaria Fontana (Foto: Imagoeconomica)

Come le lumache che escono dopo la pioggia. La vittoria elettorale in Sardegna ha ricordato alla Ciociaria che tra i suoi parlamentari c’è anche la deputata frusinate Ilaria Fontana, confermata a Montecitorio lo scorso autunno dopo essere stata Sottosegretario nel mandato precedente. Totalmente concentrata sulla sua attività alla Camera non aveva finora lasciato in circolazione segnali che ne attestassero la sua esistenza politica in vita. Ha interrotto questo monacale voto del silenzio con un’interrogazione, depositata per ricordare che ad Anagni le industrie attendono da vent’anni l’attivazione del depuratore.

Ha ricordato al ministro le varie tappe di un’opera mai nata. Chiedendo di sapere «quale sia il cronoprogramma previsto per la conclusione dei lavori del depuratore». Legittimo, puntuale, apprezzabile. Meglio sarebbe stato se lo avesse fatto quando era Sottosegretario: magari avrebbe potuto mettere sul tavolo anche la sua autorevolezza del momento per sollecitare la realizzazione dell’opera.

E se da quel ministero fossero stati più celeri, forse la multinazionale Catalent non avrebbe cancellato proprio dall’area industriale di Anagni un investimento già programmato da 100 milioni di euro, riposizionandolo nell’Oxfordshire perché stanchi di aspettare una risposta che non arrivava. E se da quel ministero avessero avuto una visione differente, avrebbero dato il via libera alle semplificazioni per la Valle del Saccoi chieste da Nicola Zingaretti davanti al Presidente della Repubblica.

Alla ricostruzione dell’onorevole Fontana mancano alcune date. Come quella di settembre ’23 quando il sindaco Daniele Natalia anticipa che la Regione finanzierà il completamento del depuratore. E Ottobre ’23 quando la cosa viene confermata a sindacati ed industriali. A novembre ’23 il Consorzio Industriale inserisce l’opera tra quelle che verranno realizzate con i 50 milioni che si erano incagliati e che la provincia di Frosinone aveva perso. Quando? Durante il Governo Draghi. Del quale l’onorevole Fontana era autorevole esponente. L’assessore Roberta Angelilli della Regione Lazio ha lavorato un anno per riaverlo ed a febbraio è stata confermata la ripartenza dei progetti.

Parlare ora, per chiedere a che punto siano i lavori, appare leggermente tardivo.

Fuori tempo massimo.