Top e Flop, i protagonisti di venerdì 20 ottobre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 20 ottobre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di venerdì 20 ottobre 2023.

TOP

LICIA RONZULLI

Licia Ronzulli (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Lei, Licia Ronzulli non ha mai fatto parte del novero di quel tipo di politici che piacciono subito ed a pelle. Per molti le manca lo “shining”, quella forma di empatia primordiale con cui si sconfiggono anche i più ostinati luoghi comuni. Ecco, secondo questa direttrice numero due la Ronzulli è una “sacerdotessa del fu Cav” e poco più. Cioè una senatrice che sta in arcione all’onda decisionale massima italiana perché qualcuno di molto potente scommise su di lei.

Che poi questo in realtà sia il loop praticamente del 90% dei politici di tutti il mondo poco cale perché l’Italia tende spesso ad essere maligna e retrograda. Perciò quando Licia dice cose e magari le dice “al bacio”, pare sempre che non se ne accorga nessuno.

Cose come quelle che sta facendo intendere nei giorni in cui lo spread torna ad essere un segnale di allarme per il governo in carica. E per molti un’arma. “La sinistra è tornata a fare il tifo per lo spread e a sognare governi tecnici. Ma i profeti di sventura sono avvisati: noi non siamo e non saremo disponibili a rivivere quello che abbiamo vissuto nel 2011. L’amarcord amaro ha fondamento solidissime e sarebbe inutile negarlo.

“Quando Silvio Berlusconi venne costretto alle dimissioni da una congiura di palazzo, senza aver mai perso la fiducia del Parlamento. Altro che negare il golpe bianco come è stato fatto in questi giorni. Noi difenderemo sempre la democrazia e il mandato popolare che abbiamo ricevuto”.

La chiosa è da Epica Nera. “Noi abbiamo vissuto direttamente quel drammatico autunno del 2011. Perciò si mettano il cuore in pace, sosteniamo questo governo, un governo finalmente politico”. Il pistolotto finale è un po’ in mood spottone. “Legittimato a governare dal popolo italiano (quello che ha votato, almeno), frutto di un’alleanza forte e coesa che si è presentata unita agli elettori”. Purtroppo, piaccia o meno lei che lo dice, lei ha ragione.

Kiss me Licia.

FRANCESCO ROCCA

Francesco Rocca (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Ci ha messo la faccia. Ed a quel livello non ce la si gioca con leggerezza. Accadde a Nicola Zingaretti: che ci mise la faccia davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella nel corso dell’assemblea degli industriali laziali subito dopo la rocambolesca fuga di Catalent e dei suoi 100 milioni d’investimento ad Anagni; assicurò che sarebbero stati rivisti i vincoli del Sin Valle del Sacco che scoraggiavano gli investimenti sul territorio: la sera stessa il sottosegretario Ilaria Fontana (M5S) di Frosinone gli mandò a dire che non ne aveva la minima intenzione. Non sarà così per la mossa compiuta ieri da Francesco Rocca.

Il governatore del Lazio ha inviato una lettera formale al ministro Raffaele Fitto chiedendo garanzie per le province di Frosinone e Latina affinché le loro economie non collassino a causa della creazione delle Zone ad Economia Speciale subito dopo i loro confini con Campania, Abruzzo e Molise. Una lettera di quel tipo, mettendoci la carta intestata e quindi la faccia, si manda solo se si sono avute precise assicurazioni. (Leggi qui: Rocca al telefono con il Governo: c’è speranza per la Zes).

Fonti regionali assicurano di una lunga conversazione telefonica di Francesco Rocca con Raffaele Fitto e di un rapido passaggio con la premier. A prescindere dal risultato è un passo che mette la politica del Lazio in interlocuzione diretta con il Governo centrale e che porta al tavolo una soluzione concreta ed applicabile. Inoltre apre una prospettiva di rilancio per l’economia e l’industria del territorio capace di innescare quell’attrattività che questa parte del Paese ha perduto insieme alla Cassa per il mezzogiorno.

Se Rocca centrerà il bersaglio sarà il più grande successo politico del Lazio negli ultimi anni. Se dovesse fallirlo, finirebbe a fare coppia con Zingaretti dopo le dichiarazioni di Ilaria Fontana.

La fiammella riaccesa.

FLOP

STEFANO BONACCINI

Stefano Bonaccini

Continua a ripetere che il correntismo è un male ma dal correntismo non rifugge. Solo che Stefano Bonaccini è intelligente come pochi e lo traveste da movimento neutro e senza mire. Ci sta ma è evidente che si tratta di una forzatura. Ed è una forzatura che finisce per pregiudicare anche quello che Bonaccini rappresenta da un punto di vista istituzionale, cioè il presidente di una Regione che ha fatto i conti con una tragedia.

“Se le correnti servono a organizzare le liste e a indebolire il partito non servono, se invece possono portare contributi di idee questo è assolutamente utile, perché un partito grande o è plurale o non lo è”. Insomma, Stefano Bonaccini l’ha detta tutta. Poi però sui finanziamenti per l’alluvione in Emilia Romagna magari toppa per eccesso.

Su 876 milioni di euro forniti dal commissario Francesco Paolo Figliuolo, sono arrivate richieste, tra agenzia di sicurezza territoriale-protezione civile e singoli Comuni, per 42.526.370 milioni. E si tratterebbe del 4,79% delle somme così come le aveva indicate Bonaccini. Sono pochi i soldi arrivati o erano troppi i solldi invocati come necessari?

Il tema è delicatissimo perché il cardine è un disastro che ha fatto vittime e danni enormi. Di quel denaro quasi 38 milioni sono stati richiesti dalla protezione civile. I Comuni invece hanno effettuato richieste per 4.794.319 di euro. E quanto aveva squadernato Bonaccini nel suo braccio di ferro con l’esecutivo su quella tragedia?

Per lui servivano molti miliardi: 4,3 per le opere pubbliche e fino a 8,8 miliardi calcolando anche i ristori ai privati. Qualcosa non quadra e al di là del dovere assoluto di intervento l’impressione è che Bonaccini abbia giocato “al rialzo”.

Deroga (temporanea) dalla serietà.

ANDREA GIAMBRUNO

L’arrivo al Quirinale di Ginevra e papà Andrea (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

I fuori onda di Andrea Giambruno in versione provolone che si strizza i “gioielli” come un bulletto di borgata il sabato sera li ha mandati Striscia la Notizia. Cioè un Tg satirico che è in squadra Mediaset e che però non deroga da alcuna partigianeria quando si tratta di mettere alla berlina un “notabile”.

E il dato è questo: Giambruno è notabile de relato, cioè di suo conta come il quattro a tressette. Ma è l’uomo che la notte va a dormire nel letto della Presidente del Consiglio. Cioè di una donna che di tutto ha bisogno, meno che di quegli scivoloni di decoro che farebbero male anche ad un “la qualunque”. Figuriamoci poi ad una premier come Giorgia Meloni che deve sudare sette camicie a settimana per tenere a freno le scalmane di un compagno più gaffeur di Filippo di Edimburgo buonanima.

Fatta la tara al tono “di venia” di ciò che Striscia ha offerto ai telespettatori su Giambruno resta un sottile senso di imbarazzo per un siparietto brutto. Anche perché i maligni dei social insinuano, magari in iperbole, che la messa in onda delle “avances” di Giambruno alla collega, delle battute da camallo e della gestualità da sergente Hartman potrebbero essere altro.

Cioè il tentativo di qualche alleato di dare qualche “colpetto” alla credibilità della premier in vista delle Europee 2024. Un sospetto rafforzato dall’indiscrezione anticipata da Dagospia, secondo la quale Andrea Giambruno è fuori non solo da casa ma anche da Mediaset o comunque dovrà dire addio alla conduzione della trasmissione ‘Diario del Giorno‘.

Ma anche senza letture complottarde resta il dato per cui una persona lo dovrebbe sapere, che è un “sorvegliato speciale”, e regolarsi di conseguenza. Qua non è che Meloni è un problema. Qua Meloni HA un problema. Ed è un problema che la Meloni ce l’ha in casa, ma che ha eco grossa assai ben oltre l’uscio della medesima.

Eco tanto grossa che la premier ha annunciato sui social la fine del suo rapporto con un compagno discolo ma non certo innocuo. Il tutto con stilettata finale: “Tutti quelli che hanno sperato di indebolirmi colpendomi in casa sappiano che per quanto la goccia possa sperare di scavare la pietra, la pietra rimane pietra e la goccia è solo acqua”.

Giambrutto.