L’estremo difensore del Frosinone ha raccolto l’eredità di personaggi entrati nella storia come i vari Gabriele, Trentini, Recchia, Cari e Zappino. In comune le vittorie, i record e lo splendido feeling con i tifosi. “Non potevo dirlo ma già il 1 maggio avevo deciso di tornare”, ha detto l’ex Sassuolo.
Un’eredità pesante, una nobile tradizione. A Frosinone i portieri hanno spesso e volentieri scritto pagine importanti di storia. Trionfi, record e soprattutto un forte feeling con la tifoseria e città. A volte veri idoli e bandiere. Stefano Turati, tornato anche a furor di popolo, sta diventando degno erede della grande tradizione dei “numeri uno” giallazzurri.
Ventuno anni, protagonista della promozione (37 partite, 24 gol al passivo, migliore difesa del campionato), primato di clean sheet (20), leader in campo e fuori malgrado la giovane età e un’empatia con la Curva Nord rara a vedere. Turati insomma sulle orme dei vari Gabriele, Recchia, Trentin, Cari e Zappino. Portieri giallazzurri di varie epoche che hanno fatto la storia del club.
Un amore a prima vista
Turati, rientrato a Sassuolo a fine stagione, è voluto fortemente tornare in maglia giallazzurra. Senza se e senza ma. Malgrado altre offerte e qualche resistenza della società neroverde che resta proprietaria del suo cartellino. Troppo saldo il legame con Frosinone, speciale il feeling con la tifoseria. In un anno Turati si è fatto amare dal pubblico non solo per le sue indubbie qualità ma anche per il senso d’appartenenza mostrato. Tanto da essere da soprannominato il portiere-capo ultras: dopo ogni vittoria il portiere giallazzurro armato di megafono ha guidato i festeggiamenti della squadra sotto la Curva Nord.
E così il ritorno a Frosinone è stato naturale come ha confessato sabato sera subito dopo l’amichevole con la Salernitana. “Non lo potevo dire ma il primo maggio alle 23.30 (dopo la vittoria promozione con la Reggina ndr) avevo già comunicato a tutti che volevo tornare senza nemmeno andare in vacanza – ha rivelato Turati – La mia stagione sarà sicuramente diversa ma non ho paura. Siamo qui per cercare di portare a casa l’obiettivo, non per chiacchierare”.
Sulle orme di Zappino
Stefano è un po’ il nuovo Zappino anche se il portiere italo-brasiliano ha giocato in Ciociaria per 10 stagioni (ben 190 le presenze) conquistando 4 promozioni (2 in Serie B ed altrettante in A).
Di sicuro hanno in comune il rapporto speciale con la tifoseria. Zappino, oggi quarantunenne, è ancora un idolo indiscusso della Nord per il suo temperamento, l’attaccamento alla maglia oltre che per le doti tecniche che gli avrebbero consentito di vantare una carriera molto più importante. Insomma una bandiera mai ammainata.
Sarà difficile comunque per Turati eguagliare i numeri di Zappino se non altro perché oggi è un altro calcio. I giocatori cambiano squadra più spesso ed inoltre il portiere milanese è di proprietà del Sassuolo. Ma nella vita mai dire mai e chissà che Stefano non possa restare a lungo nel Frosinone com’è stato appunto per Zappino.
Gli altri super portieri
Ad aprire la tradizione dei grandi “numeri uno” del Frosinone è stato sicuramente Gianni Gabriele, frusinate doc, scomparso nel 2019, è protagonista in maglia giallazzurra a partire dal 1946 fino alla fine degli anni ’50. Era stato ribattezzato dai tifosi la “jatta” (il gatto) per la sua reattività tra i pali ed il tempismo eccezionale nelle uscite. Un portiere che a dispetto della sua non eccessiva altezza, rappresentò una novità assoluta per quegli anni di vero e puro pionierismo. Gabriele alla fine della sua esperienza a Frosinone ha collezionato 250 presenze, terzo nella classifica dei fedelissimi.
Una graduatoria guidata da un altro portiere quel Marco Cari che ha vestito la casacca giallazzurra per 287 volte. Apprezzato allenatore dopo aver smesso di parare, Cari ha giocato per 9 anni nel Frosinone dal 1980 al 1989. Come Turati e Zappino ha vinto campionati: Serie D e C2 dopo lo scontro diretto nel derby col Latina. Originario di Ciampino, cresciuto nella Lazio, è uno personaggi iconici del Frosinone che ha vissuto in ogni sua sfaccettatura.
Negli anni ’60 e ‘70 i pali del Frosinone sono stati difesi da 2 portieri entrati nella storia del club. Raffaele Trentini (in Ciociaria dal 1965 al 1968, 82 gare) ha vinto a 20 anni la Serie D e nel 1967-1968 ha migliorato il record nazionale d’imbattibilità senza subire reti per 1.204’. Anche Alberto Recchia ha nel suo palmares una promozione in Serie C nei suoi 7 anni al Frosinone (1969-1976). Il portiere romano ha giocato ben 164 partite in Ciociaria, entrando nei cuori dei tifosi.
Ma un posto nell’epopea dei portieri canarini lo trova anche uno dei predecessori di Turati. Stiamo parlando di Francesco Bardi, 6 stagioni (dal 2016 al 2021) al Frosinone, 150 presenze, una promozione in Serie A, altre due sfiorate.
Un’eredità pesante, una nobile tradizione.