La paglia messa dagli industriali vicino al fuoco acceso (di A.Porcu)

L'incidente diplomatico che ha incrinato i rapporti tra Industriali e Governo, nel corso dell'assemblea di Unindustria. Appare più una logica conseguenza che altro. Se si mette la paglia vicino al fuoco è il minimo che possa accadere.

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Qualcosa non quadra nell’assemblea degli industriali del Lazio che martedì è culminata con la clamorosa frattura tra Unindustria ed il governo Conte. Il niet pronunciato all’ultimo minuto dal vice premier Matteo Salvini, rifiutando con un pretesto di tenere l’intervento finale, è una conseguenza logica. (leggi qui La rabbia degli industriali: «Manca una visione, il cambiamento non si sente») Non si può mettere la paglia vicino al fuoco senza aspettarsi che si incendi.

Focolai ce ne sono stati a volontà per l’intera mattinata. Con il presidente di Unindustria Filippo Tortoriello impegnato a più riprese nell’alimentare le fiamme. Ha detto con chiarezza che i conti non porteranno da nessuna parte, la manovra non ha né capo né coda, non c’è una visione, il cambiamento non si percepisce. E che questo vale tanto per il Governo nazionale quanto per quello della città di Roma. In mano ad uno dei due Partiti di governo.

 

Un altro muro di fiamme lo ha alzato il presidente del Parlamento Europeo Antonio Tajani. Che è il numero due del Partito utilizzato da Matteo Salvini per vincere le elezioni, salvo poi lasciarlo a piedi nel momento di formare una coalizione di governo.

Tajani ha scaricato sugli industriali già abbastanza infiammati dal j’accuse del loro presidente, altri elementi.

Mi sembra difficile che la manovra possa essere giudicata positivamente dall’Europa. Le percentuali di crescita del Pil dell’1,5% o addirittura del 2% sono irrealistiche. La manovra sarà più costosa di quello che è scritto. Non mi pare che sia una manovra che faccia il bene degli italiani.

Non c’è nulla che possa aiutare gli italiani a vivere in condizioni economiche migliori. Il reddito di cittadinanza è un grande bluff. E credo che sia immorale pagare 780 euro chi sta seduto sul divano e 1200 euro un vigile del fuoco o un poliziotto che rischiano la vita. Invece di dare il reddito di cittadinanza.

Ci sono tanti ragazzi che oggi fanno sacrifici per guadagnare 4-500 euro al mese, che esempio si dà a questi ragazzi se i loro coetanei che non fanno nulla guadagnano di più di chi va a lavorare?

La pace fiscale? Se fosse stata la chiusura di una stagione per avviare una nuova fase con la flat tax, sarebbe stato strategico: così serve a raggranellare un po’ di soldi.

 

Giurano che all’Auditorium della Tecnica a Roma ieri ci fosse più di una ‘spia’. Incaricata di riferire in tempo reale cosa stesse accadendo, i contenuti degli interventi, il clima in sala.

Tutte hanno dipinto un clima di fuoco: contro il governo, contro le sue politiche, contro i suoi esponenti. Le più prudenti hanno parlato di ‘clima non favorevole’, le più numerose hanno descritto un ‘clima ostile’.

Matteo Salvini non ha lo spessore del leader che si getta nelle fiamme e ne esce vincitore. Semmai è un buon. agitatore di pance, capace di soffiare sul fuoco quando il vento però soffia alle spalle e non di fronte.

Logico che alla fine non avrebbe messo piede all’Auditorium.

 

Resta da capire una sola cosa.

Ci sono tanti modi per approcciare ad un confronto. Ne esistono infiniti per condurlo nel corso di una trattativa: Confindustria era maestra insuperabile su questo campo (solo i sindacalisti Cgil le tenevano il passo, durante le trattative ad oltranza per stipulare il contratto dei Metalmeccanici, all’epoca il più vasto nel Paese: capacissimi entrambi di stare giorni interi a giocare la partita a scacchi su ogni cavillo).

Rimane allora da capire quanto fosse voluta la rottura. Verticale, clamorosa, pubblica, sotto gli occhi di tutti gli industriali. Che ha coinvolto tutta l’associazione: il presidente di Unindustria Filippo Tortoriello ed il presidente di Confindustria Vincenzo Boccia hanno fatto a gara nell’impugnare il microfono e stigmatizzare l’assenza del ministro.

 

Che questo governo, con le sue politiche, si prepari ad ammazzare la capacità industriale italiana è evidente a tutti tranne agli sprovveduti di cui è affollata la rete sulla quale il movimento gialloverde trae il suo maggiore consenso.

E che gli industriali siano contrari è tanto legittimo quanto il diritto del prigioniero di tentare la fuga, sancito dalla Convenzione di Ginevra.

Ma se metti la paglia vicino al fuoco e per tutta la mattinata non fai altro che alimentare le fiamme, il minimo che puoi aspettarti è che Salvini non venga.