«Un territorio cresce quando è capace di attrarre i talenti»

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RITA CACCIAMI per L’INCHIESTA QUOTIDIANO

Il rettore vicario dell’università di Cassino, Raffaele Trequattrini, conosce benissimo ormai la nostra città. La vive, oltre a lavorarci. E da presidente del Cosilam, esperienza che non ha certo dimenticato perché la considera un prezioso bagaglio di esperienze, ha anche avuto la possibilità di approfondire la conoscenza a tutto il territorio circo-stante. Nella conversazione che segue l’economista, diventato professore ordinario quando aveva solo 34 anni (tra i 10 più giovani a livello nazionale) mostra di avere molto a cuore il destino del territorio, nel quale l’ateneo ha un ruolo da comprimario. E che a breve esprimerà, attraverso il voto, il futuro sindaco della città martire.

Come vede, in prospettiva, il rapporto tra università e comune?
«Con il sindaco uscente e la sua amministrazione i rapporti si sono intensificati, anche perché l’avvio di un nuovo rettorato, quello di Betta, ha reso necessario trovare nuovi rapporti e contatti. Del resto, anche i miei rapporti con l’attuale sindaco possono aver aiutato, perché abbiamo condiviso il percorso nel Consorzio».

Della campagna elettorale che idea si è fatto?
«Fermo restando che l’ateneo deve restarne fuori, da osservatore esterno non posso fare a meno di notare che, mentre l’area di centro sinistra si presenta piuttosto frammentata, mi sembra che nel centro destra ci sia più unità e coerenza. Se mi chiede, in-vece, un giudizio spassionato sul marketing politico, direi che Petrarcone appare rassicurante, perché proviene da un assetto politico consolidato. Mosillo lo è un po’ meno perché difetta di esperienza, però si circonda di ragazzi e questo fa presa sull’elettorato più giovane. Marrocco, Di Zazzo e D’Alessandro li conosco poco, ma il vantaggio potrebbe essere nel muoversi in un quadro più organico. L’importante, dunque, è trovare “la quadra”».

Quale deve essere l’obiettivo della nuova amministrazione?
«Nei prossimi 5 anni dovranno tenere sotto controllo i conti, lavorare molto sulla viabilità (soprattutto nell’ottica del Campus), intensificare i trasporti dal mare verso Cassino (Formia, Gaeta, Terracina). Un progetto di ferrovia che io stesso avviai proprio con il Cosilam. In quel modo si potrà raggiungere un bacino di utenza che altrimenti lasciamo a Roma e Napoli. Consideri che il polo di Terracina, difficilmente raggiungibile in macchina se non con due ore di viaggio, era anche sprovvisto di servizi per la ricerca. E i docenti ci andavano malvolentieri, ma ogni anno avevamo oltre 100 studenti immatricolati. Ci siamo spostati su Frosinone, ma se avessimo avuto collegamenti più funzionali, quella sede sarebbe ancora in piedi».

Questo territorio ha possibilità di rilanciarsi economicamente?
«Dopo il risanamento dei conti, che restava un punto fermo, è necessario rilanciare. E si può, partendo dall’economia reale, che oggi su questo territorio è solo FCA. Dobbiamo sperare che riparta con il piede giusto e da lì dare impulso all’indotto, che è an-cora un settore trainante. Certo, poi bisogna valorizzare tutti gli altri distretti: marmo, carta, altre piccole realtà come la Valcomino. E ancora investire su cultura, trasporti, centro commerciale naturale. Solo così è possibile ripartire portandosi dietro commercio, turismo e servizi annessi. Che il settore dell’auto sia maturo è sotto gli occhi di tutti, il problema è sperare che Fiat riesca a rilanciarsi nel settore delle macchine elettri-che, delle energie rinnovabili, che possono dare prospettive di crescita. Ed ecco che la sinergia con l’ateneo è importante perché abbiamo eccellenze che possiamo sfruttare. Gli stessi fratelli Mattei, di Coreno Ausonio che abbiamo onorato qualche giorno fa con il premio di laurea, sono stati e continuano ad essere grazie all’impresa familiare, grandi innovatori, in un settore che per definizione viene ritenuto “tradizionale”. Loro hanno mostrato grande lungimiranza».

Anni fa l’ateneo realizzò un progetto di centro commerciale naturale, mai messo in atto. Potrebbe essere ancora valido?
«Sì. Era e resta una buona idea, con parcheggi, aree gioco, iniziative comuni, isola pedonale con app e offerte, una serie di spunti che si vedono nelle città del nord. Pur-troppo, qui sul territorio non c’era armonia di interessi, l’ateneo si è tirato indietro per questo motivo. Se i nostri commercianti si evolvessero, puntando alla coesione e lavorando sull’innovazione, i risultati sarebbero certi. Ma serve anche investire sulla cultura, su progetti che rendano la città attrattiva. Il Cosilam, come casa delle imprese, dei comuni, dell’università, sarebbe lo strumento che potrebbe incentivare questa iniziativa. Per una serie di ragioni non si è potuto fare, adesso forse i tempi potrebbero esse-re maturi. Le istituzioni corrono sulle gambe degli uomini. Se vengono utilizzate con un progetto chiaro, i risultati si ottengono. Io dovevo difendermi dagli attacchi che arriva-vano da più fronti e ho, purtroppo, giocato molto in difesa. Pur sapendo che su molti progetti avremmo potuto essere vincenti, se coesi».

Ed il professor Trequattrini, personalmente su cosa punterebbe?
«Sui giovani, senza alcun dubbio. Questo territorio ha bisogno di nuove idee: l’ateneo sforna laureati che non dovrebbero andare fuori a lavorare. ma dovrebbero produrre qui e invece vanno a fare il bene in territori diversi dal nostro. L’emorragia dei cervelli è diventato un problema, perché qui non si dà loro spazio. In altri posti ci sono territori che competono tra loro per attrarli, qui invece a stento abbiamo una libreria. Ed un teatro che è anche cinema. Dove vanno i talenti? Dove ci sono servizi, dove non si di-scrimina, dove ci sono stimoli culturali e capacità di dare lavoro. Questo territorio dovrebbe entrare nella competizione tra talenti. E’ solo attraendo talenti che si cresce».

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