Il leader di Italia Viva pensa di candidarsi alle regionali in Toscana e lancia messaggi poco rassicuranti all’esecutivo. Per scongiurare la soglia di sbarramento nel proporzionale? Il fondatore di Forza Italia “gioca” con gli alleati e sa che ora è tornato insostituibile.
Paolo Renzi
Ennesima capriola del leader di Italia Viva: pronto il sì all’autorizzazione a procedere nei confronti di Salvini per il caso Gregoretti. Ma la partita è tutta interna alla maggioranza giallorossa: l’ex rottamatore pronto a trattare con Zingaretti e ad archiviare per sempre la stagione con Di Maio.
Il leader di Italia Viva: “Vogliamo fare ai Dem quello che Macron ha fatto ai socialisti francesi: assorbirne il consenso per allagare al centro e alla destra moderata”. Adesso il segretario nazionale del Partito Democratico deve rispondere, perfino con le elezioni anticipate.
Maretta nel Pd per la possibile assegnazione ad Enrico Cavallari della commissione Sviluppo. Sta per mollarla Maselli dopo il passaggio in Fratelli d’Italia.
Via alla costruzione del Gruppo renziano in Regione Lazio. La prima ad uscire dal Pd è Marietta Tidei. Il consigliere formalizzerà lunedì la decisione, pubblicata oggi pomeriggio su Facebook. Assicura la lealtà a Zingaretti. Come a dire “stai sereno”.
Per il presidente della Provincia è arrivato il momento delle scelte forti e definitive. Il leader di Pensare Democratico ha iniziato l’offensiva diplomatica, ma è pronto al piano “b” nel caso il conflitto dovesse esplodere anche sul territorio.
Se le fibrillazioni continuano, allora il segretario nazionale del Pd ritirerà la delegazione al Governo e il premier si dimetterà. Per andare alle urne con il Rosatellum e senza il taglio di 345 parlamentari.
L’ex governatrice del Lazio annuncia la sua sospensione dal Gruppo di Forza Italia a Montecitorio. Guarda con interesse a Matteo Renzi. Al punto di presentare una proposta sullo Jus Culturae
Soltanto un accordo vero tra Pd e Cinque Stelle può provare fermare sul piano elettorale e politico la Lega di Matteo Salvini. Il laboratorio dovrebbe essere il Lazio, dove però lo “scannatoio” grillino è micidiale. Sarebbero “condannati” a stare insieme, ma fanno di tutto per aprire crepe e lasciare spazio soltanto all’ex Rottamatore.
IL RETROSCENA – Nel Pd è partita la stagione dei riposizionamenti. Francesco De Angelis e Mauro Buschini fanno capire di essere soltanto loro i referenti di Zingaretti in Ciociaria. Mentre Bruno Astorre evidenzia il legame con Franceschini. Il presidente della Provincia guarda alla Leopolda ma intanto loda la nomina di Variati come sottosegretario all’Interno. Il vero obiettivo è il rilancio delle Province. Ecco perché.
Il caso Saxa Grestone rimbalza nella home page di Matteo Renzi. Grazie alla lettera della figlia di uno dei lavoratori. “Mio padre è tornato in fabbrica: per togliere la vita ad un uomo basta toglierli il lavoro”. Renzi: “Il miracolo di Borgomeo grazie a Jobs Act e Industria 4.0”
Il segretario pensa a come riorganizzare la strategia di Piazza Grazie in virtù dell’accordo con i Cinque Stelle e delle regionali. L’ex premier ha imparato ad avere pazienza e non ha fretta di lanciare la scalata.
Sullo sfondo rimane l’idea del senatore di Rignano di voler dar vita ad un partito di centro. Però il segretario nazionale confida nel fatto che è meglio evitare scissioni. In Ciociaria si riparte dai ruoli e dalle ambizioni dei soliti noti: De Angeli, Buschini, Battisti, Pompeo.
In questa pazza crisi d’estate il fattore tempo è saltato per tutti, non soltanto per il leader della Lega Matteo Salvini. A questo punto saranno comunque gli iscritti pentastellati a dire se il Conte bis può nascere o meno. Perfino Sergio Mattarella dovrà adeguarsi
L’ex Rottamatore stoppa le polemiche e prova a ritagliarsi un nuovo ruolo, mentre per il numero uno della Bce potrebbe esserci anche la corsa al Quirinale, per la successione a Sergio Mattarella. Magari dopo qualche tappa intermedia.
Giurano che una linea di dialogo tra Zingaretti e Renzi ci sia. Perché in questo momento l’avversario è il Sovranismo. La via di Bettini. La Direzione Nazionale del 21 agosto. La carica di Astorre e Patanè. I dubbi di Damiano e Calenda.
Sull’emergenza rifiuti il segretario del Pd vuole dimostrare che a risolvere il problema è la Regione Lazio, non il Comune a guida Cinque Stelle. Ma deve guardarsi dall’offensiva dell’ex rottamatore, preoccupato del ruolo futuro di Paolo Gentiloni, che lo taglierebbe fuori definitivamente.
In un’intervista al Sole 24 Ore l’ex rottamatore lancia intendere di voler restare nel Pd. Si apre una fase decisiva, che potrebbe ribaltare la situazione a patto che ci siano spazi per tutti.
Sulla vicenda della Carige l’ex premier attacca Salvini e Di Maio. Le tre opzioni strategiche dell’ex rottamatore in vista del congresso del Partito Democratico. Un elemento che Nicola Zingaretti non può permettersi di sottovalutare. Necessaria un’accelerazione
Il centrosinistra obbligato a riorganizzarsi. Torna la suggestione dello schema Ds-Margherita, con l’Ulivo come punto di approdo. Ma è complicato. La vera priorità è recuperare i consensi che sono andati nella direzione del Movimento Cinque Stelle