C’era la pioggia a Roma quel 6 febbraio del 1994. Le folate di vento ogni tanto facevano sbattere sul viso quelle gocce sottili. Non faceva molto freddo: una decina di gradi. Ma anche se fossero stati dieci sotto zero non sarebbero bastati a fermare il fiume di gente che già dal mattino presto si dirigeva verso il Palafiera. Lì, quel mattino, l’imprenditore televisivo milanese Silvio Berlusconi sta per tenere un discorso storico. Sta per annunciare la nascita di Forza Italia.
“Mentre venivo qui, ho pensato che c’era un matto che stava andando ad incontrarsi con altri matti”. Inizia così il primo discorso pubblico di Silvio Berlusconi leader politico.
Ad ascoltarlo c’è una ristrettissima pattuglia partita dalla provincia di Frosinone. C’è un ragazzone riccioluto di Alatri con le ciglia folte e scuro di carnagione che si chiama Antonello Iannarilli. La Democrazia Cristiana lo utilizzava per fare la questua per la Festa dell’Amicizia: sapevano che se non raggiungeva il budget poi i soldi ce li avrebbe messi lui. C’è un medico del quale si dice un gran bene e poi il nome fa molto effetto sul Cavaliere: Benito; è il dottor Savo di Torrice.
Da Cassino è arrivato il potentissimo editore televisivo Freddy Geraci: è stato il primo ad aprire un club di Forza Italia a Cassino, sul finire del 1993 con un gruppo di ex democristiani. Ma in città si è scatenata subito la polemica. Ed è stato aperto anche un secondo circolo: lo hanno fondato in cinque: Giampaolo Delicato, l’ex consigliere comunale Claudio Lanni, Massimiliano Leva, Francesco Simeone, Giovanni Trupiano. Di loro, si presentano solo in due: Leva e Lanni.
Nella hall è un brulicare di umanità in fila. Molti altri arrivati con la convinzione di riuscire ad imboscarsi, invece vengono lasciati fuori.
A creare un corridoio diretto per Massimiliano Leva e Claudio Lanni arriva un accredito direttamente da Arcore. A garantire per loro è stato Michele Persichini, cuoco personale del Dottore (così ama farsi chiamare, mentre Cavaliere è una trovata ad uso e consumo dei media) dal 1987. E’ di Sant’Elia Fiumerapido e fa parte del ristretto gruppo che lo segue in ogni spostamento, dovunque vada. Con quel lasciapassare vengono fatti entrare con i primi, mentre Geraci è ancora in fila. Più indietro ci sono Vincenzo Leone (futuro sindaco di Terelle, papà dell’attuale assessore Benedetto) Lello Valente e Claudio Lena : due di loro hanno chiare simpatie e trascorsi andreottiani e chiedono di entrare come giornalisti di Gari Tv.
Solo all’ultimo momento ha rinunciato all’incontro un giovane impiegato dell’università di Cassino. Si chiama Massimiliano Mignanelli. Alla fine ha deciso di rimanere sulla più tranquilla sponda politica di Rocco Buttiglione, in attesa degli eventi.
A Frosinone il coordinatore provinciale è Massimo Roscia, ben lontano dall’immaginare che negli anni successivi diventerà un apprezzato critico enogastronomico del Gambero Rosso e scrittore di talento per Sperling and Kupfer. I punti di riferimento sono il farmacista Riccardo Mastrangeli cavaliere di Malta ed il dottor Savo.
Dopo quella convention, Forza Italia raccoglie 8,1 milioni di voti (il 21,01%). Sono ben 300mila voti in più del Pds, il Partito Democratico della Sinistra nel quale si è appena evoluto il Partito Comunista Italiano guidato dal giovane Achille Occhetto.
All’improvviso sono in tanti a voler salire a bordo. Per non essere spazzati via dallo tsunami che sta cancellando la Prima Repubblica. E riuscire ad avere una scialuppa. Ma Forza Italia nasce per cancellare la vecchia politica, rompere gli schemi. Vuole schierare giovani, professionisti, imprenditori, volti non compromessi con i Partiti tradizionali che le inchieste del pool Mani Pulite di Milano stanno logorando giorno dopo giorno. Proprio per questo motivo il movimento alla fine non riconosce il primo club Forza Italia creato a Cassino, quello aperto nel ’93 da Freddy Geraci. Il Circolo Cassino 1 alla fine sarà quello di Delicato, Lanni, Leva, Simeone, Trupiano.
Un giovane dirigente della Coldiretti, il responsabile sulla zona di Cassino, un tale Mario Abbruzzese, insieme ad una persona con interessi nel mondo della finanza prova a fondare un secondo circolo Forza Italia a Cassino. Nessuno lo confermerà mai ma a negargli l’accreditamento fu ancora una volta il decisivo intervento del cuoco di Sant’Elia Fiumerapido.
Mario Abbruzzese si crea allora il movimento civico Forza Cassino. Solo dopo qualche anno aderisce al club Cassino 1 insieme a tutta la sua squadra. Ma ne esce nel 1997. Decisivo è in questo caso il ministro delle Attività Produttive del Governo Berlusconi, Antonio Marzano.
E’ proprio Marzano a dire no alla candidatura di Mario Abbruzzese a sindaco di Cassino nelle elezioni comunali del 1997. Il ministro impone la candidatura dell’ingegnere Tullio Di Zazzo. Marzano fa parte del ristretto gruppo che seleziona le candidature. Sceglie Di Zazzo perché lo considera più vergine di Abbruzzese, politicamente. Infatti l’ingegnere è un professionista che si è realizzato da solo, con il suo ingegno ha messo su una società di automazione, la Altai Sistemi.
Intorno a Tullio Di Zazzo iniziano a lavorare Gianni Valente e Peppe Sebastianelli, sono loro a costruire la lista insieme a Massimiliano Leva, Claudio Lanni ed al professor Giancarlo Pochetti (amico personale di Denis Verdini). Con Forza Italia è alleata Alleanza Nazionale e anche il Cdu di Buttiglione nel quale la punta avanzata è Massimiliano Mignanelli. Prende 99 voti, arriva a pari merito con Pino Candice. Ma entra in municipio Mignanelli perché messo prima in lista da Giulio Gargano. Nel gruppo di Mignanelli c’è un giovanissimo Niki Dragonetti che non ha ancora la scritta Dux tatuata sul braccio.
E Mario Abbruzzese? Smaltita la delusione, si schiera con la sua Forza Cassino intorno al professor Benedetto Del Vecchio, candidato avversario di Di Zazzo (e di Forza Italia) nel ballottaggio.
Forza Italia prende 1939 voti, pari al 8.65% ed è la seconda forza politica cittadina dopo Alleanza nazionale (2025 voti 9,03%) elegge il sindaco e ben 6 consiglieri comunali.
Tutto il resto è storia contemporanea.