Nulla accade per caso. Non quando di mezzo c’è il nome di Licio Gelli. Il direttore della fabbrica di materassi all’uscita dell’autostrada a Frosinone nel 1961 diventato venerabile maestro della loggia massonica segreta P2, quella che aveva messo a punto un piano per trasformare l’Italia in una semi dittatura sudamericana. E per realizzarlo aveva iniziato ad infiltrare tutti i posti chiave: carabinieri, governo, magistratura, università editoria… Buona parte dei misteri d’Italia e dei lavori sporchi fatti dalla Cia americana nel nostro Paese per mezzo secolo sono passati attraverso di lui. E’ morto un anno fa. Ma il suo nome salta fuori ogni volta che c’è puzza di servizio segreto deviato. Ancora una volta in queste ore. E sempre a Frosinone.
L’indizio è l’indirizzo nel quale aveva sede la società dei fratelli Occhionero arrestati a Roma per cyberspionaggio. (leggi qui il precedente) E’ lo stesso nel quale il venerabile maestro Licio Gelli ha abitato per sei anni: via Brighindi 44 a Frosinone. I due fratelli accusati d’avere forzato i telefoni ed i computer dei premier Matteo Renzi e Mario Monti, del presidente Bce Mario Draghi e del comandante generale della Guardia di Finanza Capolupo. Per ascoltare, copiare, mettere da parte. Creare dossier. La stessa attività nella quale era specializzata la rete di Licio Gelli. Che tirava fuori il fascicolo nel momento più opportuno, per convincere la persona chiave a fare o non fare una determinata cosa.
Via Brigindi 44 a Frosinone, sede della Rogest S.r.l costituita nel maggio 2004 da Giulio e Francesca Occhionero. Via Brighindi 44 a Frosinone, l’indirizzo al quale il vigile urbano Giovanni Vona nell’aprile 1961 suona per controllare che l’ingegner Gelli Licio sia effettivamente residente. A distanza di 53 anni i numeri sono stati riassegnati, lo stabile è diverso. Oggi è un garage. Forse perché quell’indirizzo è stato scelto sulla carta. Ma non a caso. Perché la massoneria a Frosinone è sempre stata una presenza costante. Come ha raccontato su Alessioporcu.it il professor Biagio Cacciola (leggi qui il precedente)
Nel ’61 ci stava eccome l’ingegnere a quell’indirizzo. C’era arrivato chiamato da Giovanni Pofferi, l’uomo che il 27 novembre 1956 crea il marchio di materassi Permaflex, con il logo dell’omino in pigiama. E’ una rivoluzione: materassi con le molle dentro perché l’Italia ha voglia di lasciarsi alle spalle i decenni di fame, privazioni e giacigli riempiti con paglia o sfogliatura di granturco. Pofferi affida a Licio Gelli il compito di trasformare in business la sua intuizione. Gelli è uno che si muove con agilità e sa dove bussare: alla porta di un giovane ministro Giulio Andreotti al quale sta molto a cuore la Ciociaria. I soldi arrivano subito ma lo stabilimento deve essere realizzato a Frosinone, in un’area della Cassa per il Mezzogiorno.
E’ così che il Venerabile risiederà a Frosinone dall’aprile 1961 al 1 febbraio 1967. E’ per questo che il vigile Giovanni Vona lo trova regolarmente nell’alloggio di via Brighindi 44. Lavorando giorno e notte Licio Gelli riesce ad inaugurare lo stabilimento Permaflex all’uscita A1 di Frosinone il 29 marzo 1965. Tagliano il nastro il potentissimo cardinale Alfredo Ottaviani (che aveva sfiorato l’elezione a Papa in un appassionante testa a testa con l’armeno Krikor Bedros Aghagianian nel conclave del 1958, in cui venne scelto poi Giovanni XXIII), e l’allora ministro per il Mezzogiorno Edgardo Lami Starnuti. E, naturalmente, Giulio Andreotti: in quel momento ministro della Difesa.
I materassi a 167 molle Permaflex sono un successo. Ci si può saltare sopra, la pubblicità a Carosello mostra tutta la famiglia sorridente che ci rimbalza sù. Così come rimbalzano i fatturati. La Permaflex di Frosinone ottiene l’appalto per fornire i materassi a tutte le carceri italiane. E poi agli ospedali, all’esercito… A Frosinone vengono tutti: politici, ministri, vescovi, personaggi famosi, militari. Si vede spesso Giulio Andreotti, ufficialmente ma più spesso privatamente. E’ a Frosinone, nell’appartamento di via Brighindi che Gelli tiene gli incontri più segreti. Con generali, ministri, banchieri, onorevoli. ma anche ufficiali dei servizi segreti, vertici militari, capi stazione della Cia in Italia, magistrati, questori, prefetti.
Fino al 1967. Poi si trasferisce ad Arezzo. E continua a vivere nell’ombra. Tra le ombre. Fino al 17 marzo 1981, quando i sostituti procuratori di Milano Gherardo Colombo e Giuliano Turone gli trovano in casa a villa Wanda la celebre valigetta con all’interno il Piano di rinascita democratica e una lista di iscritti (967) alla loggia massonica segreta P2.
Ma questa è un’altra storia. O forse no. Come forse non lo è nemmeno quell’indirizzo di Frosinone nel quale è stata messa la sede della società dei due fratelli arrestati a Roma. Perché quando ci sono di mezzo Gelli, la massoneria, i servizi, nulla accade mai a caso.