Di Francesco e la multinazionale “smile & fun”

Ben 18 dei giocatori dell'attuale rosa hanno la doppia cittadinanza, sono nati in Italia o sono stranieri. Il tecnico sempre più calato nel suo ruolo di allenatore-maestro di calcio-papà-consigliere-motivatore. Ci sono margini per 'limare' quelle pause nelle quali si spegne l'interruttore e la festa di calcio espressa dai giallazzurri all'improvviso si blocca. Con l'Empoli 3 punti meritatissimi col brivido

Giovanni Lanzi

Se lo chiamano 'Il Maestro' non è un caso

Vince e convince in allegria questo Frosinone, che ha talmente tanta benzina nel serbatoio da giocare 97’ alla garibaldina dopo i 131’ di Coppa Italia disputati 3 giorni prima, col blitz all’Olimpico Grande Torino che ha regalato per la prima volta nella storia gli ottavi di finale da giocare con il Napoli. I giallazzurri però si scoprono talmente affezionati ai film del maestro del brivido Dario Argento da concedersi finali thriller che fanno spostare il cuore da sinistra a destra andata e ritorno. In sostanza, per dirla senza metafora, serve e pure abbastanza rapidamente qualcuno che riaccenda l’interruttore per continuare in scioltezza la festa, con il sorriso e il divertimento. 

Smile & fun, appunto nel solco del nuovo corso di Eusebio Di Francesco, ‘gasato’ più che mai e calato alla perfezione nel ruolo di allenatore-maestro di calcio-papà-consigliere-motivatore che il club giallazzurro gli ha consegnato dal giorno in cui lo ha individuato come sostituto di Fabio Grosso. Di Francesco probabilmente sta riuscendo nell’impresa di stupire se stesso. Si capisce anche dal modo di spiegare le cose nei minimi dettagli, l’attenzione che presta, la disponibilità. Unite alla capacità di saper rialzare rapidamente una squadra che aveva dominato 7 giorni prima una partita e che l’aveva lasciata agli avversari nei 18’ finali. Nei quali nessuno era riuscito a trovare l’interruttore generale da rimettere nella posizione di ‘on’.

Peccati di gioventù

L’esultanza dei giallazzurri dopo la vittoria

Ecco, se un lato ancora da affinare nel Frosinone può essere indicato, è proprio l’aspetto legato alla capacità di sapersi difendere con i denti quando arriva il momento di farlo, quando i secondi che mancano alla fine scorrono alla metà della velocità del tempo, quando il pallone pesa il triplo, quando le idee vengono sovrastate dai battiti del cuore, quando le gambe non sempre riescono a fare quello che dice il cervello.

Ma poi leggi la formazione e ti rendi conto che la bellezza del calcio espresso dal Frosinone, al di là di tutte le considerazioni, è contenuto nell’età media, poco meno di 23 anni. Un altro dato: in 7 giorni, dalla partita di Cagliari a quella con l’Empoli in casa passando per quella di Torino, il Frosinone è stato in campo per 340’ totali, compresi recuperi e tempi supplementari. Vale a dire 5 ore e 40’ di calcio giocato.

Che Di Francesco ha affrontato ruotando 22 giocatori. Gettando nella mischia dal 1’ un ragazzino-veterano di 17 anni, Ibrahimovic, che lo ha ripagato con 2 gol. Facendo fare minuti importanti a Kaio Jorge, esaltando le qualità di Reinier, ottenendo grandi risposte da Cerofolini, riconsegnando al calcio giocato il centrocampista Lulic dopo 9 mesi di assenza. E si potrebbe proseguire all’infinito. L’ennesimo miracolo di Eusebio Di Francesco che ha sposato senza indugi le strategie della Società dal giorno del sì.

Da internazionali… all’internazionale

L’esultanza del 2005 Ibrahimovic

Per il tecnico pescarese una multinazionale vera e propria. E fanno anche simpaticamente sorridere le parole di Mazzitelli nel post-gara: “Speriamo che imparino presto l’italiano…”. Nella rosa attuale sono infatti 18 i giocatori che possono essere considerati stranieri, con doppio passaporto (11) oppure nati in Italia ma con diverse origini.

Okoli è italiano a tutti gli effetti anche perché ha scelto la maglia azzurra, Kalaj invece è nato in Italia ma ha mantenuto invece la possibilità di giocare con la nazionale albanese. Rappresentati 3 continenti e… mezzo: l’Europa (oltre all’Italia, la Francia, Belgio, Spagna, Slovenia, Kosovo, Germania, Albania), l’Africa (Nigeria, Marocco e Gabon), SudAmerica (Brasile, Argentina e Uruguay) e pure l’Asia (la Georgia però per metà è anche Europa).

Un bel lavoro a monte da parte della Società che ha saputo individuare uomini prima ancora che giocatori. Con un solo comune denominatore: il ‘noi’ che più volte Eusebio Di Francesco ha sottolineato nei suoi interventi.

Domenica la ribalta della Scala del calcio

Il portiere Turati, cresciuto nelle giovanili dell’Inter

La prossima sfida sarà la ribalta di domenica sera 11 novembre in casa dell’Inter. Probabilmente la squadra più quadrata del campionato, più in forma del momento, più completa a livello di organico, costruita su altri parametri. Per il Frosinone l’obiettivo dovrà essere quello di giocarsela a schiena dritta, come sempre ha saputo fare finora.

Senza dare nulla per scontato a priori perché il calcio è sempre un pallone che rotola tra le gambe di 22 giocatori. Alla bellezza di poter giocare di fronte a 70.000 spettatori bisognerà unire anche la voglia di fare da guastafeste. Magari con l’interruttore generale a portata di mano, se proprio dovesse servire.

Simone Inzaghi con una marcia in più

Raspadori, attaccante del Napoli a segno con la Salernitana

Inter schiacciasassi, la Juve tallona, il Milan si inchina, il Napoli risale. Le prime quattro posizioni del campionato di serie A esprimono esattamente gli attuali valori del calcio italiano. L’Inter a Bergamo domina la scena più di quanto non dica il finale (1-2), con il gol dei bergamaschi frutto più di una giocata finalizzata da Scamacca che da vera forza della squadra di Gasperini che comunque tallona il quartetto in zona Champions.

La figuraccia è del Milan, che in casa si fa battere dall’Udinese alla quale Cioffi sembra aver ridato qualche certezza in più. Decide un rigore di Pereyra ma i friulani hanno giocato una gran partita, di cuore e sostanza.

La Juventus a Firenze gioca come 30 anni fa nell’allora Coppa dei Campioni: difesa e contropiede che adesso nel gergo elegante si chiama ripartenza. I viola di Italiano, terzo ko di fila per il nuovo vate del calcio italiano, giocano a battimuro. Basta il gol di Miretti sul quale sbagliano un po’ tutti nello schieramento toscano, a cominciare da terzino Parisi che, da mancino, non può essere il giocatore buono per tutte le fasce solo per ‘sfamare’ le esigenze del momento.

Il Napoli a Salerno vince 2-0 tra i dubbi del primo gol e le certezze di una squadra ritrovata. Pippo Inzaghi da parte sua dovrà pungolare nell’orgoglio la squadra ma anche provare a risollevare tecnicamente e tatticamente una squadra che pare ripiegata su se stessa.

Scivolone-Lazio

Zirkzee, attaccante rivelazione del Bologna (Foto: Serena Campanini © Ansa)

La 11.a giornata si era aperta con lo scivolone della Lazio a Bologna. Alla squadra di Thiago Motta sono stati sufficienti 25” della ripresa per prendersi i 3 punti. Lazio padrona assoluta per 45’ ma votata a specchiarsi e inconcludente. Dopo il gol rossoblu, ancora possesso biancazzurro ma il piano A, unico di Sarri, è andato a cozzare contro un Bologna che al momento è in Europa. Thiago Motta e la Società continuano a parlare per il rinnovo ma molto dipenderà dalle panchine big che si libereranno a fine stagione.

Il Cagliari vince la seconda gara di fila in casa e batte il Genoa 2-1, ai liguri non basta il solito Gudmundsson arrivato a 5 gol. La Roma non finisce mai ma il Lecce deve mettere in castigo Strefezza che sullo 0-1 fa l’egoista, non serve Piccoli pronto per il tap-in dello 0-2.

E La Roma, che deve anche aggrapparsi alle paratone di Rui Patricio, in 2’ e 15’ la ribalta con il primo gol di Azmoun e la zampata di Lukaku che aveva fallito un rigore al 4’ del primo tempo. Il Verona scivola ancora, battuto da un ottimo Monza (1-3) in casa e nel secondo dei due posticipi del lunedi, il Torino batte in casa un Sassuolo sempre incompiuto (2-1) e aggancia a quota 15 punti proprio il Frosinone che lo aveva battuto in Coppa Italia.