La Politica fuori tempo che non incontra le imprese

Non hanno l’orologio. Nè quello da polso e nemmeno quello da taschino. E’ l’unica spiegazione con cui giustificare chi sta governando in questo momento il territorio. Su tutto o quasi arriva in ritardo. Come quelli che arrivano alla stazione ma il treno è già partito da una buona mezzora e non ce ne saranno più fino a chissà quando.

L’ultimo esempio si chiama Call for Proposal, il progetto finanziato dall’Unione Europea e messo in campo dalla Regione Lazio. Al di la del nome anglofono in onore alla nostra presenza in Europa si legge che è un “Sostegno al riposizionamento competitivo dei sistemi imprenditoriali territoriali”. Tradotto dal linguaggio burocratico: è un finanziamento alle imprese che sono state messe in ginocchio dalla crisi ma se investono e soprattutto si riposizionano allora possono tornare competitive’. E come funziona? Tu investi mettendo i soldi nella tua azienda e noi ti diamo più o meno altrettanto.

Idea geniale. Ma è come arrivare alla stazione quando il treno è ormai partito. All’atto pratico: Sergio Marchionne ieri è atterrato nello stabilimento Fca di Cassino e si è messo al volante della nuova Giulia alla quale è affidato il rilancio dell’intero gruppo sui mercati mondiali. E’ da due anni che Marchionne sta già investendo a Cassino, gli impianti sono stati sradicati e sostituiti con i nuovi, la macchina è già stata fatta e presentata in anteprima, l’Ad del gruppo ci si sta facendo i primi giri e tra qualche settimana ci porta pure Matteo Renzi. A cosa gli serve il Call for Proposal?

E ancora. I serbatoi di Giulia già sono stati progettati, testati, modificati, collaudati e messi in produzione; la stessa cosa per i fanali, i volanti, le parti in plastica e tutto il resto fino ai tappetini. Insomma: le centinaia di aziende dell’indotto Fiat hanno già investito gli ultimi soldi che avevano (chi non li aveva è andato in banca e se li è fatti prestare) per partecipare a questa sfida con la quale agganciare l’ultimo treno per la ripresa del territorio. Tutto questo è iniziato da almeno un paio di anni. Cosa se ne fanno oggi quegli imprenditori del Call for Proposal?

Il passeggero è arrivato alla stazione. Ma il treno era già partito da tempo.

Poco male. Gli industriali hanno fatto il callo e cambiato le loro abitudini. E allora, quando arriva un bando che propone soldi per produrre, non badano troppo agli orari.

E qui nasce un altro problema. Doversi confrontare con i marziani. E se non vengono da Marte allora sono partiti da Nettuno o Plutone. Perché non possono essere nostri simili quelli che mettono a punto i bandi con i quali si spera di dare nuovo impulso alle industrie del territorio. Su una cosa almeno, Unindustria e Federlazio (le principali associazioni degli imprenditori) sono d’accordo: i rispettivi presidenti, dopo avere esaminato la documentazione, hanno commentato allo stesso modo con i loro più stretti collaboratori: “Ma qui non ci si capisce niente !”

Le regole non sono chiare. Sembrano scritte da chi non ha mai messo piede in un’azienda, non ha mai dovuto fare la fila davanti allo sportello di una banca, non ha mai dovuto chiedere un Durc né domandare la copia di una licenza. Le regole sono scritte in maniera incomprensibile. E quando una cosa non è chiara diventa lecito sospettare che ci sia l’inganno nascosto tra le virgole.

Se i bandi arrivano quando ormai è tardi, se parlano una lingua diversa da quella delle persone alle quali sono rivolti, si riducono all’osso le speranze rimettere in moto l’intero sistema. Treno e passeggeri sono funzionali l’uno all’altro: la politica non è al servizio delle imprese e le imprese non sono al servizio della politica. Ma in un sistema che funziona, la politica dovrebbe creare le condizioni più agevoli affinché l’impresa sia nelle condizioni di esprimersi.

Ciò che fa rabbia è che abbiamo i treni ed abbiamo i passeggeri: abbiamo le imprese, abbiamo le opportunità per ripartire, abbiamo una Regione che realizza i bandi per stimolare ed aiutare la ripartenza. Ma se non regoliamo gli orologi e non sintonizziamo i linguaggi è come avere nulla.