Se un clic seppellirà la democrazia (di V. Macioce)

L'ipotesi di abolizione del Parlamento avanzata da Casaleggio jr è un grave segnale d'allarme. Vittorio Macioce e spiega perché con la sua impareggiabile capacità narrativa.

Vittorio Macioce

Il Giornale - Caporedattore

Sono le quattro e ventidue di un pomeriggio romano senza respiro. È il 10 giugno del 2024 e il caldo si scioglie nell’asfalto, l’odore dell’immondizia indifferenziata ti arriva alla gola.

Sul Lungotevere Arnaldo da Brescia un uomo cammina a passo sempre più veloce, dietro di lui una decina di persone lo inseguono, lo insultano, lo minacciano e si sentono nel giusto.

Sono gli ultrà del movimento antifumo, la metà sono ragazze, nessuno nel gruppo supera i trent’anni.

L’uomo che stanno inseguendo si chiama Andrea Rota. Non è più giovane da tempo e anche adesso mentre si affretta continua a tossire. È diventato per rabbia e per caso il leader dei tabagisti. Tra pochi minuti verrà circondato e massacrato di botte, resterà lì agonizzante all’inizio del ponte. Nessuna autoambulanza è stata chiamata, anche perché non c’è un ospedale disposto ad accoglierlo.

 

Tutto è iniziato un paio d’anni prima, esattamente nei giorni della grande marcia per la democrazia diretta, tra il 27 e il 29 ottobre del 2022. Quello che è successo dopo lo sapete. L’incredibile si è realizzato.

Una riforma costituzionale ha abolito il Senato e ridotto la Camera a organo tecnico con il solo compito di dare una forma giuridica alle leggi popolari. La piattaforma Rousseau, nuovo architrave della Repubblica, è l’unico luogo dove gli italiani possono esprimere le loro scelte con un sì o un no. Ognuno ha un codice di identità e una password personale.

Votare è un dovere, chi non lo fa per ora rischia solo sanzioni amministrative. Ma c’è già chi chiede il penale.

Il massimo organo legislativo è il comitato di salute pubblica. È lì che si decide su cosa e quando votare. In genere si tratta di questioni molto tecniche che appassionano solo i cittadini con interessi specifici o i più pignoli, quest’ultimi sono la casta del Movimento.

Qualche volta accade che alcune consultazioni generino una forte contrapposizione ideologica e risveglino la rete. È accaduto con il tetto degli stipendi per i manager privati, per il reddito di cittadinanza, con percentuali di sì superiori all’80 per cento, o per la requisizione delle terze case da redistribuire come alloggi popolari.

Nessuno però si aspettava che la proposta di legge per vietare le cure sanitarie pubbliche ai fumatori generasse la caccia puritana ai timidi sostenitori del no. Le teste rotonde, agitatori professionisti vicini al comitato di salute pubblica, hanno subito reso virale la campagna «il fumatore è un peccatore».

Il paradosso è che lo Stato continua a vendere le sigarette. Andrea Rota, medico, fumatore, ex presidente del centro ricerche sulla robotica di Genova e appassionato di tarocchi, è diventato in breve tempo il simbolo del grande male. La sua colpa è aver detto, gridato, denunciato, urlato, supplicato per tutti i giorni che gli restano da vivere che la democrazia dei like, feticcio di onestà e trasparenza, è un inferno di cristallo.

 

 

Questo breve e improvvisato racconto distopico è la risposta di getto alle parole di Davide Casaleggio, in una lunga intervista su La Verità, sulla democrazia diretta. Casaleggio dice che in futuro il Parlamento non sarà più necessario. «I modelli novecenteschi stanno morendo. Dobbiamo immaginare nuove strade e senza dubbio la Rete (con la maiuscola ndr) è uno strumento di partecipazione straordinario». Casaleggio aggiunge che la piattaforma privata Rousseau può essere la base di una nuova democrazia.

Quello che dice Casaleggio evoca le parole dei potenti di molti romanzi che raccontano gli inganni dello Stato etico o della democrazia plebiscitaria.

Bastano questi: Anno 2040 di Louis Sebastian Mercier (scritto alla vigilia della rivoluzione francese), Mondo nuovo di Aldous Huxley, Noi di Evgenij Zamjatin, 1984 di George Orwell.

La modernità sognata da Casaleggio in fondo viene da lontano e l’idea di cancellare il Parlamento per incarnare la volontà generale è appunto di Rousseau e, al di là delle presunte buone intenzioni del filosofo ginevrino, è stata condivisa da tutti gli autocrati di destra e di sinistra. La scusa, di fondo, è sempre la stessa: la vera democrazia non ha bisogno di mediatori.

 

Quattro anni fa Dave Eggers ha raccontato in The Circle tutti i rischi dell’utopia di Casaleggio. È il romanzo che ci mette di fronte alla democrazia che forse stiamo già vivendo, una democrazia immediata, senza orizzonte, piatta, dove ogni scelta avviene giorno per giorno sulla base degli umori del «mi piace» o «non mi piace», del «cuoricino» o del «volto rosso e indiavolato».

È la democrazia delle faccine, dove gli odiatori sono l’avanguardia del consenso di massa. È la democrazia del narcisismo, descritta da Giovanni Orsina con la lucidità degli storici senza paraocchi nel suo ultimo saggio.

È quello che ha visto più di due secoli fa Alexis de Tocqueville nel lato oscuro della democrazia: la tirannide della maggioranza. Come in una visione: una massa volubile, indistinta, feroce di like è pronta a marciare contro la fragile libertà dell’individuo.

Nel 2022, cento anni dopo un’altra marcia, quell’individuo potresti essere tu.

 

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