A Trieste Zingaretti porta il Pd alla seduta di analisi

A Trieste ieri sera Nicola Zingaretti ha annunciato che non andrà alla Leopolda. "Perché hanno votato loro e perché continuano a sostenerli". Vietato nascondere la polvere sotto al tappeto. Ecco da dove ripartire

Marca le distanze. Non va incontro ad abbracci mortali. Nicola Zingaretti non andrà alla Leopolda. Lo ha detto ieri sera nel suo intervento a Trieste.

«Non andrò alla Leopolda. Ma non per antipatia, la seguirò con grandissima attenzione».

 

Meglio restare ognuno all’interno del proprio fronte. Non diluire il successo di un fine settimana che ha richiamato migliaia di persone all’ex Dogana di Roma per sentire un leader politico. Evitare di far pensare che l’uno o l’altro sia la stessa cosa. (leggi qui La Piazza Grande di Zingaretti dice «C’è un modello alternativo all’odio»)

«Ho fatto la scorsa settimana due giornate meravigliose a Roma, Piazza Grande – ha spiegato Zingaretti – con migliaia di persone del Pd e non solo del Pd. È stata una bellissima boccata di ossigeno. Inizia ora invece un’avventura interessante: scrivere un nuovo programma che dovrà essere per l’economia giusta».

 

Perché votano loro

Spira un vento diverso a Trieste. E non è la bora. È un vento politico nel quale Nicola Zingaretti prende per mano il Pd e lo accompagna in una seduta di auto coscienza. Non lo infiamma con discorsi da Gladiatore, non promette di rivoluzionare l’Italia in 48 ore: il governatore del Lazio ha scelto la strategia del realismo. È una rivoluzione per un Partito che, i più buoni, accusano d’avere riempito di balle spaziali il Paese.

È per questo che a Trieste Zingaretti dice «La vera domanda che dobbiamo farci di fronte all’aspetto eversivo della cultura politica di Salvini è: ‘perché hanno scelto loro, e non noi e la nostra proposta politica?»

Il trauma ed il dolore si superano passandoci attraverso. A Zingaretti va riconosciuto il merito di avere avviato questo lavoro.

«Fatevelo dire, perché fa male – continua Zingarettila vera domanda é ‘perché’, malgrado tutto quello che sta avvenendo, abbiamo tutti la percezione che il consenso di questa maggioranza non si scalfisce?’. Questo e’ il tema politico. E non dobbiamo avere paura di porcela, perche’ questo e’ l’inizio della ricerca, non la soluzione».

 

Non fare finta di niente

Né ‘liquidare‘ il Pd né’ fare finta di niente dopo la sconfitta del 4 marzo. È questa la tesi del governatore del Lazio.

Zingaretti risponde no a chi dice ‘in fondo sono anni che perdiamo tutto, il problema é il Pd, superando il Pd si aprirà una fase nuova’.

«Non la condivido. Non è mai accaduto che l’esito di una brutta sconfitta, quando porta allo scioglimento di una comunità, di per sé questo significhi la rinascita e una riscossa».

Anzi, incalza Zingaretti, «sicuramente se noi gettassimo la spugna, l’esito sarebbe una garanzia per chi governa di avere assolutamente campo libero».

Nessuna liquidazione ma nemmeno nessuna assoluzione. «L’ipotesi riduttiva – evidenzia il Governatore – è assolutoria di quello che è accaduto negli ultimi 10 anni in Italia, e dice ‘facciamoli governare, vedrete che sbaglieranno tutto e poi gli italiani torneranno a guardare a noi’. Non e’ vero, non e’ cosi’ purtroppo».

 

Hanno vinto perché…

Nell’analisi triestina di Nicola Zingaretti, la destra di Salvini ed il Movimento 5 Stelle hanno vinto perché sono stati bravi a percepire i problemi degli italiani. «Ma si stanno rivelando incapaci a risolverli».

Manovre come il taglio dei vitalizi per il governatore «sono come delle armi di distrazione di massa per non far vedere le catastrofi che stanno facendo su altri fronti».

Allora erano giusti quei privilegi per i politici? La Casta andava lasciata intatta? Nemmeno a pensarlo: «C’é stata una stagione ingiusta, ma non bisogna viverla in maniera ideologica o punitiva. Non vorrei che piano piano ogni volta che c’é bisogno di soldi si accorgano che c’e’ qualcuno da massacrare».

 

Europa, rifondare e non distruggere

Anche a Trieste Nicola Zingaretti ha difeso l’alleanza che in questi anni ha evitato il tracollo all’Italia. Ma a patto che ci sia un cambiamento.

«Credo che l’Europa bisogna cambiarla, rifondarla, ma non bisogna picconarla o distruggerla. Questa e’ la grande differenza tra me e loro».

A chi conviene distruggere l’Europa, chi soffia sul fuoco per scardinare il sistema economico continentale? A differenza delle ‘manine’ di Di Maio, quelle evocate da Zingaretti hanno nomi precisi. «Chi vuole distruggere l’Europa nel nome del ‘sovranismo’ è il primo che mette in discussione la sovranità dei cittadini italiani e fa un favore all’America di Trump, alla Russia di Putin e alla Cina e ai Paesi Arabi».

 

Il governatore dice no a chi vuole ridurre il Paese in una carcassa da lasciare in pasto agli avvoltoi dell’economia globale. «Come accaduto per la Grecia – ha spiegato – quando un paese va in default subito gli altri fanno grandi investimenti. Dobbiamo ridare una missione all’Ue – ha poi aggiunto – che deve essere la missione della crescita giusta. Ma la politica che stanno portando avanti loro fa piu’ gli interessi di grandi potenze mondiali. E poi non vogliono l’Europa prche’ se non c’e’ loro sono piu’ competitivi. Trump fa i suoi interessi ma noi – ha concluso – dovremmo fare i nostri».