Covid-19, salvare le vite e salvare le fabbriche

Foto © Imagoeconomica / Gaetano Lo Porto

La doppia battaglia contro il Coronavirus. Non solo salvare le vite. Ma anche salvare le fabbriche. Perché va evitato in ogni modo il 'lockdown'. Soprattutto in un'economia come quella del Lazio. Tutto è collegato. Ed iIl contraccolpo sarebbe mortale

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Le battaglie contro il Covid-19 sono due. La prima è per difendere la salute della gente. La seconda è per tenere in funzione il sistema industriale. Se c’è una cosa che la provincia di Frosinone non può permettersi è lo stop totale delle sue fabbriche. Significherebbe il collasso del suo sistema economico. E sarebbe un collasso mortale: la cancellazione definitiva per centinaia di posti.

Lo stop totale e generalizzato di ogni attività ipotizzato da alcune parti non è realizzabile. Perché proprio il coronavirus ci ha insegnato una cosa: ormai siamo tutti interconnessi e lo sono anche le attività.

Tanto per fare un esempio: fermare le tipografie significherebbe bloccare la stampa dei fogliettini che accompagnano le confezioni di medicine e senza non si possono vendere. Bloccare la raccolta dei rifiuti vuole dire tenere l’immondizia dentro casa con tutte le gravi ripercussioni igieniche che ne derivano. Bloccare i saponifici equivale a lasciare senza detergenti le persone, le lavastoviglie, i pavimenti, le lavatrici. Fermare le fabbriche che ancora riescono ad andare avanti nel pieno e totale rispetto di tutte le precauzioni anti contagio significa far mancare i soldi con i quali finanziare i costi dell’emergenza.

Lavoratore con mascherina Foto © Can Stock Photo / Corepics

Il ministro Roberto Gualtieri domenica sera in diretta a Che Tempo Che Fa è stato chiaro nel suo appello: Chi può pagare le tasse le paghi“. Perché è da lì che derivano i soldi con cui sostenere quelli che invece non ce la fanno.

Il tema centrale non è se fermare o no le fabbriche. Ma assicurare che venga rispettato ciò che sindacati ed industriali nel Lazio hanno stabilito, come una sola voce, la scorsa settimana: garantire le misure anti contagio sui luoghi di lavoro. Difendendo allo stesso tempo la loro salute e la produzione grazie alla quale èpossibile tenere in vita l’economia.

Perché è più fondamentale in provincia di Frosinone che in altre parti d’Italia? Perché qui il sistema sta in piedi grazie all’export: buona parte della nostra produzione industriale è destinata all’estero. E chi deve avere i nostri prodotti sposterà le commesse altrove pur di avere le merci che gli occorrono: il lockdown non è mondiale, ci sarà qualcun altro disposto a fare il lavoro che non facciamo noi. L’italia è il settimo esportatore al mondo e il quinto Paese per avanzo della bilancia commerciale (la differenza tra quanto otteniamo dall’estero vendendo i nostri prodotti e quanto spendiamo per comprarne): in gioco c’è un surplus di 53 miliardi di euro: chiudere e chiudersi sarebbe la catastrofe locale e nazionale.

Significherebbe far cadere quel sistema che genera le risorse attraverso le quali il nostro sistema, i suoi posti di lavoro, possono sperare di resistere.