Il vertice urgente dei sindacati Cgil - Cisl - Uil. Nelle prossime ore videocall con Unindustria. Per avere conferma del j'accuse di Iamunno. Allarmati: " contenuti di natura e valenza politica, ovviamente negativi per il sistema imprenditoriale”. Filctem sulla situazione nel Sud della Ciociaria. Chiarlitti: ""Lo sviluppo deve passare per la rinascita industriale. Per questo richiamiamo le Istituzioni”
Si chiama cigno nero ed è uno spettro. Oggi Cgil, Cisl e Uil hanno avuto il terrore di vederlo in volo sui cieli della provincia di Frosinone. Un’impressione chiara, maturata durante il vertice convocato d’urgenza tra i Segretari generali Giuseppe Massafra (Cgil) Enrico Capuano (Cisl) ed Anita Tarquini (Uil).
Nel linguaggio dell’economia il cigno nero rappresenta un evento raro e non calcolato che può generare conseguenze catastrofiche. E l’industria ciociara sta facendo i conti con le pesanti ripercussioni di quel volo. Lo dimostra il tavolo riunito in Regione sul progetto Grestone di Roccasecca, la riunione che sempre in Regione non è riuscita ad evitare i licenziamenti alla Henkel di Ferentino. Lo conferma la scelta di trasferire tutto al Nord fatta da un industriale dallo spessore di Gerardo Iamunno che dopo 25 anni ha lasciato la Ciociaria spostandosi in Friuli Venezia Giulia. (Leggi qui: Iamunno se ne va, “In Ciociaria non si può fare industria”).
I sindacati ne hanno parlato oggi durante il vertice. Temono l’arrivo di «una crisi profonda del sistema produttivo territoriale della Ciociaria ed il rischio di una irreversibile desertificazione aziendale che comporterà un impoverimento di tutto il territorio». (Leggi qui: Sta franando tutto: vertice urgente Cgil, Cisl e Uil).
Il caso Iamunno
Il segnale della catastrofe dietro l’angolo è proprio la decisione di andare via presa dall’uomo che 25 anni fa ha acquisito la Gran Tour di Paliano risanandola e facendone una perla nel settore dell’arredo bagno. Un’azienda dalla dimensione nazionale, guidata da un imprenditore che ricopre il ruolo di vice presidente di Unindustria.
È il segno di un nuovo cigno nero in arrivo perché Iamunno ha risistemato tutti gli 80 dipendenti di Paliano, saldato i conti ed abbassato le saracinesche. Ha chiuso un’azienda sana. È andato via dicendo che in provincia di Frosinone non si può fare impresa e che chi resiste è un eroe. Ha puntato il dito contro una burocrazia al limite della follia, contro un atteggiamento di avversione verso le industrie. Che in Friuli non ha trovato: anzi è andato ad accoglierlo direttamente il governatore della regione Massimiliano Fedriga.
Oggi Giuseppe Massafra, Enrico Capuano ed Anita Tarquini hanno deciso di andare fino in fondo alla questione. Hanno chiesto un confronto con Unindustria: per avere una conferma ufficiale su quanto hanno scritto Il Messaggero ed Alessioporcu.it. “È doveroso da parte delle organizzazioni sindacali avere dati e notizie certe, dopo gli annunci mediatici di questi giorni. I contenuti, purtroppo negativi, di questa scelta non hanno solo un valore per quello che sono all’interno del contesto Aziendale, ma sono contenuti di natura e di valenza politica, ovviamente negativi purtroppo, per il sistema imprenditoriale della Ciociaria” scrivono i tre Segretari generali.
Evidenziano che “È un messaggio lanciato da un imprenditore che ha un ruolo non solo Aziendale ma è un tassello politico e istituzionale importantissimo nel contesto delle Associazioni datoriali del territorio e non solo”.
Con Unindustria ci sarà una videocall che metterà tutti a confronto nella giornata di giovedì.
Lo sviluppo passa dalla rinascita industriale
C’è una posizione ferma. L’ha presa nelle ore scorse Sandro Chiarlitti, segretario regionale dei Chimici Cgil: “Lo sviluppo deve passare per la rinascita industriale del sud del Lazio. Per questo richiamiamo le Istituzioni ad un ruolo di programmatore degli investimenti. E soprattutto per l’area di Frosinone chiediamo alle Istituzioni di rimuove tutti gli ostacoli che frenano il rilancio”.
Lo ha detto al termine del tavolo con il quale l’altro giorno è stato fatto il punto sulla riconversione della ex Ideal Standard di Roccasecca oggi Grestone (gruppo Borgomeo). Si è tenuto in Regione: per comprendere le difficoltà che lo hanno rallentato, verificare le intenzioni dell’azienda. Presenti gli assessori Roberta Angelilli (Industria) e Giuseppe Schiboni (Lavoro) con le segreterie provinciali di Filtcem Cgil, Femca Cisl, Uiltec Uil e Ugl Chimici, Rsu.
I sindacati hanno evidenziato preoccupazione per una riconversione rallentata da un ‘cigno nero’. Sulla trasformazione dell’ex stabilimento di sanitari da bagno in fabbrica di sampietrini in pietra ceramica con un materiale brevettato (il grestone appunto) si sono abbattute le crisi innescate dal covid e dalla speculazione sul prezzo del gas. La preoccupazione dei sindacati è dovuta al fatto che gli ammortizzatori sociali sono in scadenza a novembre.
Francesco Borgomeo ha escluso qualsiasi dubbio sulla volontà di proseguire con il progetto: “Disimpegno non è una parola presente nel mio vocabolario. Con un investimento complessivo fino ad oggi di 70 milioni, tutti privati e documentabili al centesimo, solo uno stupido potrebbe lasciare all’ultimo miglio. E anche ‘stupido’ non c’è nel mio vocabolario“.
Unica via, il completamento
La Filctem Cgil ha preso posizione. Sostenendo che “Ci deve essere un’unica via di uscita: quella del completamento del progetto industriale dello stabilimento di Roccasecca, unico innovativo e irrepetibile”.
Il sindacato calcola che il processo di riconversione dopo l’abbandono della Ideal Standard oggi si attesta intorno all’85%. Conferma che ad interromperlo è stato quel doppio passaggio del cigno nero rppresentato dalla pandemia e dalla speculazione sul gas. “Per questo abbiamo chiesto alla Regione Lazio di aprire un confronto con la società per capire. Ed analizzare le diverse soluzioni per il pieno recupero occupazionale del sito”.
C’è un tassello che Cgil evidenzia e che finora era sfuggito alle cronache: il progetto di riconversione da Ideal Standard a Grestone si è allargato ed ha comportato anche l’ulteriore acquisto dello stabilimento ex Cedit – Ceramiche d’Italia. Anche questo ha generato non poche difficoltà progettuali. Ma Filctem ritiene che gli scenari siano positivi: “La costruzione del casello autostradale di Roccasecca dedicato allo stabilimento darà nuovo vigore ad un territorio già è profondamente indebolito dalla compressione dei volumi di Stellantis”.
Rimuovete gli ostacoli
La richiesta si innesta nel tavolo unitario di queste ore. Filctem Cgil chiede alle istituzioni di “rimuove tutti gli ostacoli che stanno frenando lo sviluppo: a partire dalla riperimetrazione del Sin Valle del Sacco al fine di diventare un territorio attrattivo per un nuovo modello sostenibile di sviluppo. La Saxa e la Grestone, con una idea di economia circolare ne rappresentano un pilastro a cui non possiamo rinunciare”.
Il Segretario Generale provinciale della Cisl Enrico Capuano è in piena sintonia. Ed aggiunge un valore all’equazione. “La scelta presa da Gerardo Iamunno ci dice che il peso della burocrazia è insopportabile. Poco prima della pandemia noi della Cisl, insieme a Cgil e Uil firmammo un documento insieme agli industriali e chiedemmo di intervenire su quella serie infinita di norme che ha avuto l’effeto di dilatare all’infinito le procedure su questo territorio. Calcolammo, all’epoca, che qui fosse necessario il doppio del tempo per ottenere un’autorizzazione ambientale rispetto alle altre province italiane” .
La videocall delle prossime ore con Unindustria servirà anche a quello. A capire quali effetti ha prodotto quella lettera. E poi il protocollo siglato con l’Amministrazione Provinciale guidata all’epoca d Antonio Pompeo.
Perché il cigno nero è all’orizzonte ed i sindacati hanno tutta l’intenzione di impallinarlo.