Biglietto di sola andata: Gerardo Iamunno saluta la provincia di Frosinone. Il vice presidente degli industriali si sposta in Friuli: «Non per mia incapacità ma perché non sono stato messo in condizione di lavorare». Le follie di una burocrazia che non ha eguali in altre province. Luca Di Stefano è ora di battere un colpo
Se ne va. Con il suo stile: senza strillare né sbattere la porta. Ma l’uscita di scena è talmente grande che nonostante il garbo ha fatto tremare tutto il palazzo. Il vice presidente degli industriali di Frosinone Gerardo Iamunno lascia la Ciociaria: chiude Grand Tour l’azienda che aveva salvato e se ne va al nord per poter fare impresa. Va via per una ragione precisa, affidata al collega Giovanni Del Giaccio de Il Messaggero: «Non per mia incapacità ma perché non sono stato messo in condizione di lavorare».
È la certificazione del collasso. La radiografia di conferma quando vai dal medico e ti ha detto che hai un cancro: fingi di niente e vai da un altro per rifare la visita e lui ti dice la stessa cosa. La fuga è cominciata. E per le esatte ragioni che da anni su queste pagine scriviamo ma si finge di non leggere: come quello che ha ricevuto la prima radiografia. ma in questo caso nemmeno va a farsi la seconda. In provincia di Frosinone non c’è uno straccio di strategia industriale, il Lazio non la possiede: ha poche idee e del tutto confuse, spesso basate su concetti industriali ormai superati. Sia detto con chiarezza: Francesco Rocca ed il suo centrodestra sono entrati in servizio l’altro giorno.
Qui non si può fare industria
Gerardo Iamunno era arrivato in provincia di Frosinone 25 anni fa. Aveva scommesso sul rilancio della Gran Tour di Paliano: mobili da bagno e arredo di grandissimo livello e buon gusto, aveva puntato su classe eleganza e prezzo adeguato. In questi casi l’unico abilitato a dare risposte è il mercato. Ha risposto in modo così chiaro che l’azienda è cresciuta fino a dare lavoro ad un centinaio di persone.
Cresce. Fino a che arriva il momento di allargare, ampliare, sviluppare, innovare. Invece no. In provincia di Frosinone esistono vincoli e regole che da altre parti non ci sono. Soprattutto c’è una burocrazia che per esaminare una carta impiega il doppio del tempo rispetto alle altre località. Ci sarà un motivo se tutta la logistica Amazon sta a Colleferro e su di lì ma nemmeno un metro sta dopo il confine dentro la provincia di Frosinone.
Un esempio della pazzia suicida di chi amministra questa terra? La Gran Tour ad un certo punto deve cambiare una banalissima caldaia per metterne una più moderna, pulita e meno inquinante. «La usavamo per bruciare i trucioli della lavorazione, era del 2002: non l’ho cambiata perché temevo che non mi sarebbe mai arrivata l’autorizzazione». È lo stesso identico racconto fatto nei giorni scorsi da Francesco Borgomeo, l’industriale della Saxa Gres di Anagni: «Dobbiamo mettere una nuova pressa al posto di quella in funzione oggi che ha mezzo secolo: la nuova andrebbe nello stesso posto ed occupando lo stesso spazio. Appena mi hanno fatto vedere l’iter e le carte da produrre ho rinunciato. Rischio di aspettare altri sette anni».
I primi sette sono quelli che ha atteso per l’autorizzazione definitiva: è un’era geologica nel mondo industriale.
Chi resta è un eroe
Chi ha la possibilità saluta e va via. Senza nemmeno fare polemica. Gerardo Iamunno qualche anno fa è salito al Nord. Ed ha rilevato la Albatros. Stessa storia della Gran Tour. Lì invece facevano vasche da idromassaggio: per case, alberghi yacht; una bella storia, una antica tradizione. Soprattutto quello che ora la Ciociaria sta perdendo: manodopera di qualità con voglia di lavorare e difendere il posto. Ma più ancora: il giorno in cui annuncia di avere rilevato Albatros, accanto a lui nella conferenza stampa s’è seduto il Governatore della Regione, Massimiliano Fredriga. Nel Lazio e in provincia di Frosinone te lo puoi scordare.
«Qui la politica è rimasta agli anni 70. Mi dispiace ma è così: è rimasta alla Cassa del Mezzogiorno che ha favorito non degli imprenditori ma dei predatori dietro ai quali sono andati anche personaggi politici. Non si comprendono le nostre esigenze, ma si mettono ostacoli».
Ha cercato di affrontare la burocrazia, spiegare che la mentalità andava cambiata. Proprio per questo gli industriali di Unindustria lo avevano voluto nel loro board. Alla fine ha gettato la spugna. Con una spiegazione ineccepibile: «quelli che restano e combattono sono degli eroi. Ma abbiamo una vita sola e non si può combattere sempre. A noi compete farlo per tenere il mercato, è il nostro lavoro, non dovremmo avere altri ostacoli».
I nemici dei posti di lavoro
Qui non solo non s’è mai visto un presidente di Regione. Ma quando un presidente di Provincia che risponde al nome di Giuseppe Patrizi promuove un tavolo all’interno del Palazzo di Governo con il prefetto e gli industriali per affrontare il tema dei tempi impossibili della burocrazia, s’è ritrovato sotto inchiesta. Con il procuratore della Repubblica di Frosinone che il giorno della prima udienza esordisce dicendo: «Sia chiaro che questo non è un processo per tangenti». Ah, no? E per cosa, Consigliere? «Questo è un processo per abuso d’ufficio». Cioè per la sostituzione di un dirigente, con un reato del quale è stata avviata la cancellazione.
Nel frattempo, le pratiche hanno subito rallentamenti da pazzi. Perché nessuno firma. E quando firma ci mette così tante prescrizioni che le aziende devono andare al Tar. Non basta. Il viaggio nella pazzia di questo territorio farebbe inorridire padre Erasmo da Rotterdam. Sentite lo sfogo di Gerardo Iamunno con Giovanni Del Giaccio.
«La mia azienda ha partecipato a due bandi regionali. Si sono accorti che uno dei bandi lo avevano sbagliato e quindi gli interessi che dovevano essere abbattuti li ho pagati io». Basta? No. «Per partecipare ad una fiera mi hanno chiesto che nello stand fosse presente l’amministratore delegato, altrimenti il finanziamento non poteva essere erogato». Cioè qui scambiamo il capo del Commerciale con l’industriale che amministra tutta l’azienda.
Questa è Africa
Non basta. L’abisso è profondo e pare non avere mai fine in provincia di Frosinone. Gerardo Iamunno racconta che quando investì pagò gli oneri di urbanizzazione perché gli avevano detto che presto sarebbero arrivati i servizi? Invece: i cartelli stradali se li sono dovuti mettere le industrie, sono state aperte inchieste perché avevano messo i pali della luce, niente condutture dell’acqua e per fare i bonifici bisognava pregare che ci fosse la linea del telefono. Tanto per far capire la differenza: Angelo Picano progettò nel ’94 la fibra ottica per lo stabilimento Fiat di Cassino ma lo presero a pernacchie.
È andato via di corsa. Biglietto di sola andata per il Friuli. Lì, il giorno dell’esordio s’è trovato il governatore al fianco. Più o meno lo stesso accadde a Seeweb quando spiccò il balzo e da Frosinone aprì una sede a Milano. Dopo pochi giorni sul telefono del Ceo Antonio Baldassarra arrivò una telefonata: «Buongiorno è la Regione Lombardia, volevamo conoscerla e sapere in che modo possiamo essere utili alla sua azienda».
Di Stefano dove sei?
Questa provincia è ad un passo dal coma profondo. E nessuno se ne preoccupa. Dopotutto siamo un Paese che ha attraversato il riscaldamento globale facendo finta di niente, siamo arrivati alla fase dell’ebollizione globale e tra pochi anni le condizioni del pianeta Terra non saranno più compatibili con la presenza umana. Compreremo un altro condizionatore.
Occorre uno scatto. È brutto ripetersi. Perché significa non essere stati capaci di farsi capire la prima volta. Ma la posta in gioco è troppo alta. Il presidente della Provincia Luca Di Stefano ha dimostrato di avere il guizzo per abbracciare una visione di insieme: lo dice la mossa compiuta per riprendere i piani Prusst e riaprire le possibilità di avere opere in tutti i Comuni attraverso quella progettualità. Lo dimostra l’idea di mettere a disposizione dei Comuni le professionalità che mancano per realizzare le pratiche: motivo per cui i Prusst si erano arenati.
Occorre con urgenza una mobilitazione generale. Una chiamata al confronto tra i sindaci, le industrie, la Regione Lazio. Per voltare pagina, anzi cambiare libro e scriverne uno nuovo sulla base delle idee degli Iamunno, dei Borgomeo, degli Stirpe, dei Turriziani, dei Beccidelli, dei Baldassarra, dei Rocca, dei Formisano e l’elenco potrebbe durare pagine e pagine.
Qui in provincia di Frosinone le idee ci sono e la capacità di produrre c’è ed è forte. Iamunno ce lo siamo perso. Cosa aspettiamo ancora per convocare gli stati generali di questo territorio?