Mosillo: «Se si rivota, io e Petrarcone uniti». Opposizione insieme in aula

Domenico Malatesta

Conte della Selvotta

 

di Domenico Malatesta
Conte della Selvotta

 

Il gelo nell’aula consiliare di Cassino è calato ieri sera intorno alle 21,30. Il primo smacco per Carlo Maria Dell’Ammucchiata ma D’Alessandro all’anagrafe: sindaco fatto eleggere con una storica ammucchiata politica dall’imperturbabile Mario A.

L’assemblea doveva approvare il progetto di un palazzinaro (5 palazzine al posto di due aziende dismesse da anni lungo le sponde del fiume Gari). Dopo un dibattito poco chiaro, dove pochi hanno capito di cosa si trattasse e nessuno ha visto il progetto e né la planimetria della cosiddetta “riqualificazione urbanistica”, il presidente dell’assemblea, d’imperio, dichiara chiusa la discussione mentre i consiglieri di minoranza (Enzo Salera e Alessandro D’Ambrosio) sbraitano dai banchi chiedendo la parola.

Solo dopo il “consiglio” del sindaco il presidente dà la parola ai due consiglieri. I quali contestano le modalità della delibera sollecitando altri passaggi in commissione e in consiglio. Nulla da fare. L’ordine impartito, in precedenza, è di approvare la delibera ad ogni costo.

A quel punto la sorpresa. In segno di protesta e per non votare escono dall’aula, tutti insieme, i 4 consiglieri di Francesco Mosillo ed i 5 di Giuseppe Golini Petrarcone. Fuori l’intera opposizione: compreso il pretoriano Massimiliano Mignanelli. E’ la prima volta che succede. I due gruppi erano stati protagonisti di una sanguinosa spaccatura elettorale che ha consegnato la città all’attuale sindaco.

Il gesto del gruppo di Mosillo (ritenuto vicino alla maggioranza, nonostante segga all’opposizione) crea un momento di panico al banco della presidenza. “Se ne vanno…”, è il brusio.

Forse un primo segnale di distacco del gruppo Mosillo da Carlo Maria e un riavvicinamento al gruppo di Petrarcone. Il sindaco, superato lo choc, chiede al presidente di far votare e la delibera passa con i soli voti della maggioranza, 16. Ma di questi, assicurano, almeno 13-14 “non parlanti” hanno risposto “sì” senza conoscere l’argomento.

E fuori dall’aula, puntuale come l’esattore delle tasse, più fatale del Destino, collega di Omero con il quale iniziarono assieme la carriera giornalistica, il cronista del Messaggero Domenico Tortolano si materializza davanti ai fuoriusciti. Con la sua candida innocenza da bimbo al primo Consiglio Comunale, come se non li avesse seguiti tutti dai tempi in cui imperava Giulio Caesare, “interroga” Mosillo. Il quale ammette: «Con Petrarcone non ci sono stati altri incontri ma se si dovesse rivotare andremo uniti per vincere».”

E Petrarcone e Salera annunciano battaglia in ogni seduta consiliare. Ernesto Polselli, anima critica del Pd, osserva da lontano il “segnale di pace” che arriva da Mosillo.

Mario Abbruzzese corre ai ripari. Ritiene la maggioranza compatta ma debole. E gli unici tre parlanti in aula “sparlano”. Per Mario la politica non si fa “sparlando” di chi c’era prima ma facendo proposte migliorative. Che non ci sono. E così vuol piazzare al piano del sindaco un capo staff a lui fedele. E col nuovo anno “rivedere” la giunta. Perché nell’esecutivo ci sarebbero diversi “non integrati”.

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