Ciao compagno Ugo, il coraggio di restare socialisti

Ci lascia Ugo Intini, socialista prima di tutto. Fu braccio destro di Craxi, viceministro agli Esteri, scrittore non omologato. ma soprattutto esempio per un'intera generazione

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

È morto all’età di 82 anni il compagno Ugo Intini. Direttore de L’Avanti!, del Lavoro di Genova è stato sempre dalla sua parte: dalla fatica di fare grande il riformismo italiano, dagli anni dei fasti di Craxi, alle persecuzioni giudiziario-comuniste vergognose e vili. Ai tentativi di risorgere.

E’ faticoso essere socialisti perché non puoi mai mettere in fila con chi è già in fila il tuo pensiero. Ma devi pensare diverso, inverso, capovolto: devi pensare libero.

Socialista prima di tutto

Ugo Intini (Foto: Alessandro Paris © Imagoeconomica)

Fecero ministro Giacomo Brodolini, quello dello statuto dei lavoratori (cancellato dai comunisti e dai preti) e ad una giornalista che lo definiva “ministro socialista” precisò: “No, io sono socialista ministro“. Intini era socialista, poi la vita l’ha portato a fare tante cose ma sempre da socialista. Non se ne è andato mai, non si è mai mimetizzato. 

Intelligente, colto, arguto. Sentirlo parlare era il piacere di capire cosa è la politica nella passione di chi ha per meta di cambiare il mondo, tutto il mondo. In Italia il soccorso al vincitore è costume nazionale ma ci sono, pochi ma ci sono, di quelli che sanno dire “no, resto al mio posto anche se scomodo“.

Essere socialista divenne marchio di infamia. L’idea politica più generosa mai nata divenne sinonimo di egoismo e privativa, di male affare. “Ugo Intini – spiega Domenico Guidi ultimo sindaco socialista della provincia nella sua Bassiano – è stato ospite mio e del Partito nel ’99, per parlare di Tangentopoli su cui aveva scritto un libro. Lo presentammo insieme al compagno Gianni De Michelis, lui ci invitava a restare. Il suo scopo era non far spegnere l’idea socialista, nel panico dei tanti che rinnegarono“.

Restare socialisti

Ugo Intini con Rino Formica (Foto: Carlo Carino © Imagoeconomica)

Restare socialisti quando anche i tuoi figli ti indicano come “sbagliato“, quando anche gli amici non ti riconoscono l’onore delle armi ma solo l’infamia della viltà. Intini era un “socialista insistente“, figlio di quella Milano di Turati, delle società di mutuo soccorso, del migliorare ora le condizioni degli ultimi senza aspettare paradisi sempre prossimi ma che non sono arrivati mai. Era spina nel fianco di ogni movimento che non ha il dubbio per “fede”, ma la “fede” di non avere dubbi.

Restare a testimoniare che non era sbagliato aver sognato la felicità nella politica che prima era o peccato dei preti o sopravvivenza dei comunisti, ma poteva essere umana, umanitaria. Dialogo con i fermenti nuovi dei giovani degli anni ’60 e ’70, cercò di usare categorie nuove per una società diversa. Insomma ha avuto il coraggio delle sue scelte.

Lo leggevo nel giornale della federazione Giovanile Socialista (Fgsi), Giovane Sinistra. Gli ho rubato la brillantezza dello scrivere, la non omologazione dello scritto, l’allergia ai luoghi comuni. Mi ha donato, da lettore, la curiosità di andare a vedere quello che si muoveva nel mondo e non a restare fermo nel mio mondo. Mi ha aiutato in questo mestiere che facciamo da socialisti-giornalisti

Ciao compagno Ugo, socialista italiano. E sai, come so, che verrà un giorno (che non ci apparterrà ma ci ricorderà) in cui nessuno sarà nel bisogno e nessuno negato nella sua libertà.