Claudia, figlia di poliziotto, madrina della Festa della Polizia

La ciociara Claudia Conte, giornalista e tanto altro, ha presentato la cerimonia per il 172esimo anniversario della Polizia nel Parco Matusa di Frosinone. «Una giornata perfetta - dichiara - ma fuori deve sparire il clima d’odio contro le forze dell’ordine per poche “mele marce”». La violenza di genere: «La repressione non basta, serve un intervento culturale». Sulle donne: «Sono contro le quote rosa e l’ultrafemminismo».

Marco Barzelli

Veni, vidi, scripsi

Giornalista, conduttrice, opinionista. Ma anche attivista per i diritti umani e delle donne, per la cultura della legalità e delle politiche giovanili. Con una laurea in Giurisprudenza e la frequentazione della scuola politica di Sabino Cassese e quella economica-sociale dedicata a Carlo Azeglio Ciampi. La ciociara Claudia Conte, figlia di poliziotto, è stata per la seconda volta madrina della “Festa della Polizia” a Frosinone.

Appena 32 anni, originaria di Aquino e già liceale a Frosinone, ha presentato la cerimonia per il 172esimo anniversario della Polizia di Stato presso il frusinate “Parco Matusa”. Tra i numeri sono emersi anche 185 “codici rossi”: violenze sulle donne. Ma anche una maggiore fiducia nelle forze dell’ordine, che hanno fatto scattare 29 ammonimenti e 143 avvisi orali nei confronti dei violenti: fisici, verbali ed economici.

«Mi soddisfa la capacità di ascolto che uomini e donne della Polizia di Stato hanno saputo realizzare in provincia di Frosinone – ha detto il questore Domenico Condello -. I cittadini hanno bisogno di essere ascoltati, per capire le loro esigenze e poter costruire intorno a loro la sicurezza. Perché la sicurezza è un cammino culturale che prende vita ogni giorno e tutti ce ne dobbiamo occupare, modellandoci al contesto sociale in cui operiamo».

Ciociara, figlia e madrina

Claudia, è tornata nella “sua” Ciociaria. La porta con sé nel resto del mondo?

«Tantissimo. Credo che le origini vadano sempre ricordate e il territorio vada promosso. Non pensare a quello che la tua terra può fare per te, ma cosa puoi fare tu per la tua terra. La Ciociaria, per me, è qualcosa da promuovere sempre. Ha storia e valori, ed è un territorio ricco di risorse umane e non. Parlo sempre della Ciociaria ovunque io sia. Prossimamente parteciperò alle celebrazioni di San Benedetto, patrono d’Europa, anche con un documentario in preparazione per la Rai. È una figura che va approfondita e conosciuta al pari di quella di San Tommaso d’Aquino, patrono della mia terra, di cui sono orgogliosa».

Presenta continuamente eventi delle forze dell’ordine e armata. Sente una particolare vicinanza?

«Sì, ora più che mai. Sono donne e uomini che s’impegnano concretamente al servizio dello Stato. Quindi mi dispiace quando ci sono strumentalizzazioni quando sono chiamati a gestire situazioni e pressioni difficili. Spesso si respira un clima di odio. I poliziotti vengono riempiti di insulti durante le manifestazioni e i cortei. Loro, però, riescono a mantenere l’equilibrio e l’ordine pubblico. A Frosinone c’è stata una bella festa, in cui si è sentito lo spirito di condivisione di una Polizia che deve essere anche brava a fare rete con le istituzioni».

Si può dire che per lei la Polizia è proprio di famiglia…

«Certo. Sono figlia di un poliziotto, Francesco, in servizio proprio a Frosinone. Ricordo i sacrifici fatti sin da quando ero bambina, tutto il suo impegno per lo Stato. Anche sacrificando la famiglia, è un esempio di umiltà e spirito di squadra, valori importanti da trasmettere ai giovani. Spesso, purtroppo, prendono tutt’altri esempi comportamentali. Pensiamo al linguaggio dei trapper, agli “affascinanti” camorristi delle serie tv. Sono modelli sbaglianti, influencer negativi. Persone come mio padre, invece, mi hanno ispirato impegno, responsabilità e dovere verso gli altri. Sono un po’ un militare mancato, ma si può sostenerli facendo anche altri mestieri».

La legge nel cuore, storia di mafia

Fa anche il mestiere della scrittrice. Nel libro “La legge del cuore” racconta una “Storia di assassini, vigliacchi ed eroi”. Ce la racconti un po’.  

«Innanzitutto, il libro è dedicato a Falcone, Borsellino e tutte le vittime di mafia. Non ne parliamo mai, ma 2.500 poliziotti sono morti per difendere la legalità. “La legge del cuore” è una storia vera, di giustizia e riscatto. Ad aprile uscirà il mio nuovo libro, che parla invece del disagio giovanile. È ancor diffuso dal post Covid, dal nord al sud, nelle due declinazioni: lo spaccio di droga e la violenza. Ma c’è anche il mutismo selettivo: ragazzi che non hanno aspirazioni, si chiudono in sé stessi e non trovano un senso alla loro vita».

Importante, in tal senso, anche la “Festa della Polizia”?

«Eccome. L’anno scorso c’era stata Isabella Ferrari, un’attrice, a parlare di come la cultura possa promuovere la Polizia. Allo stesso modo lo sport, antidoto sociale che veicola la legalità. Allontana i ragazzi dalle deviazioni e dalla criminalità. Importante in tal senso il protocollo con il Frosinone Calcio. Tanta l’emozione di vedere i piccoli consegnare i premi vestiti da poliziotto. C’era anche il personale della Polizia in congedo, perché chi è poliziotto lo è per sempre».

I “codici rossi” sono in aumento, ma anche le denunce. Lei, però, fa prevenzione…

«Tratto molto anche il tema della violenza di genere e ho presentato anche gli “Orange days” dell’Onu con la Commissione Femminicidio della Camera. Ogni tre giorni una donna viene uccisa, prevalentemente in ambiente familiare. Questa è un’altra piaga sociale. La Polizia è sempre in prima linea e si spera che con il “Codice rosso rafforzato” possa fare ancora di più. Certo è, però, che la repressione non è sufficiente da sola. Serve anche un intervento culturale, perché la scuola e la famiglia sono ormai depotenziate e i ragazzi crescono senza guide».

Donne, “Cambiare si può”

Lei è laureata in Giurisprudenza. Cosa c’è che non va nella Legge?

«È che va riformato l’intero sistema della giustizia. Secondo il rapporto “Eu Justice”, siamo il Paese in Europa con i processi più lenti e la carenza di magistrati. E, tornando alla violenza di genere, regge ancora il pregiudizio verso le donne. Non c’è parità di genere. Credo che le donne debbano fare squadra e creare una leadership femminile. Credo nell’aiuto tra donne, senza escludere gli uomini. Conduco anche un programma su Isoradio, “Cambiare si può”, in cui ospito donne che raccontano le loro storie e i pregiudizi che hanno subito anche nel corso della propria carriera».

Lei è mai stata sottovalutata per il suo essere donna?

«A me capita tutti i giorni. Una donna, per dimostrare di essere brava, deve impegnarsi molto di più. Se sei giovane, ancor di più. L’Italia è un Paese gerontogratico, che non dà tante opportunità ai giovani. Nei ruoli di potere, continuano a starci gli uomini. C’è solo una donna, ad esempio, tra gli amministratori delegati delle società partecipate pubbliche. Questo perché c’è poca formazione in alcune materie come le Stem, gli studi scientifici. Bisogna spiegare nelle scuole che non esistono lavori da maschio e da femmina».

C’è chi dice che regna il Patriarcato, mentre secondo altri non esiste. Lei cosa ne pensa?

«Io combatto per i diritti delle donne, ma credo che alla base debba esserci la meritocrazia. Sono contraria alle quote rosa. Quando sono state introdotte, probabilmente servivano in contrasto al monopolio maschile. Oggi dobbiamo raggiungere un posto di lavoro perché ce lo meritiamo. Finché non studiamo le materie scientifiche, non possiamo ambire a ricoprire certi ruoli. Le aziende lamentano anche la mancanza di curricula in arrivo da donne».

Ultrafemministe e odiatori

Cosa pensa, quindi, dell’ultrafemminismo?

«Ho visto alcune pseudo-femministe arrivare ormai a impedire a una ministra della Repubblica (Eugenia Maria Roccella, Ndr) di parlare in un luogo di cultura (il “Salone del libro” di Torino, Ndr). Andiamo a finire in un estremo. È la famosa cultura woke: dalla giusta tutela alla dittatura delle minoranze. Noi oggi possiamo fare tutto. Lo dimostra il fatto che il presidente del Consiglio e il segretario del Pd siano donne. Ma non bisogna arrivare a paradossi come nell’Università di Trento, dove tutti i ruoli sono al femminile. Un rettore maschio deve essere comunque chiamato rettrice».

Che complimento si farebbe da sola?

«Mi caratterizzo per l’onestà intellettuale. Non mi piace essere faziosa e sono una persona moderata. È l’equilibrio che serve oggi. Mi appello alle donne affinché abbiano più buonsenso. Devono essere compatte e non attaccarsi tra di loro. Vengo criticata se partecipo a eventi in cui ci sono soltanto uomini. Ma, se non ci vado, non ci sarebbe neanche una donna. Bisogna andarci e, magari, farlo presente agli organizzatori. Se serve una mano a trovarle, io ne conosco tante».    

Cosa speri di non trovare nella prossima “Festa della Polizia”?

«Lo scontro ideologico per cui, dopo gli scontri a Pisa, c’è stato un attacco alle forze dell’ordine da parte di tanti politici e giornalisti. Oggi è stato tutto perfetto, però era normale in quanto c’era un mondo legato alla Polizia. Vorrei, però, che finisse questo grave momento di strumentalizzazione e questo clima di odio. Ci sono state “mele marce” che hanno preso a manganellate i ragazzi e vanno represse. Ma non è che puoi colpire tutti i poliziotti per qualcuno che si è comportato male. E, ancor prima delle manganellate, bisogna far vedere anche quando i poliziotti vengono insultati, presi a sputi e aggrediti. Delle forze dell’ordine, invece, bisogna avere grande rispetto e fiducia».   

172 anni di Polizia di Stato

La Questura di Frosinone, intanto, ha celebrato «un importante traguardo che esalta di nuovo l’impegno e la dedizione delle poliziotte e dei poliziotti per la tutela dell’ordine e della sicurezza pubblica, per la salvaguardia del pieno esercizio dei diritti e delle libertà fondamentali e per il pubblico soccorso, come ben sintetizzato dal claim #essercisempre».

Il questore Domenico Condello ha inizialmente deposto una corona sulla lapide dei caduti della Polizia di Stato all’interno del compendio della Questura. Hanno presenziato anche il prefetto Ernesto Liguori e il cappellano don Giuseppe Said.  A metà mattinata, in un “Parco Matusa” gremito di autorità civili, militari e religiose, Condello e Liguori sono stati onorati e hanno passato in rassegna il reparto schierato.

Sono stati conferiti, nell’occasione, tre attestati di pubblica benemerenza al merito civile, sei attestati di encomio solenne e ventisei encomi al personale della Polizia distintosi per «coraggio, virtù civiche e spiccate qualità professionali». Un premio speciale è finito a Franco Gabriele, dirigente superiore in quiescenza, che col figlio Guido, in servizio in Questura, ha realizzato l’opera “Spacciamo legalità”.

Il Questore: «Numeri positivi»

C’erano proprio tutti. Erano presenti anche gli atleti del gruppo sportivo “Fiamme Oro” del tiro a volo, l’unità cinofila con l’ormai famoso cane antidroga Isco e l’associazione nazionale della Polizia di Stato. Nonché, a favore della solidarietà, l’Associazione donatori e volontari della Polizia di Stato.

È stata coinvolta nuovamente anche l’Accademia di Belle Arti, i cui studenti sono gli autori del video celebrativo “Conta su di noi”. Con la collaborazione del Conservatorio “Licinio Refice”. La colonna sonora è curata da Rosy Cristiano. È stata, però, l’edizione del connubio con lo Sport. A proposito del protocollo “Frosinone experience”, mister Eusebio Di Francesco ha testimoniato anche la sinergia tra la Questura e la società rossoblù per la sicurezza dentro e fuori dallo “Stadio Benito Stirpe”.   

«È stato un anno molto impegnativo – così il questore Condello – nel corso del quale siamo stati chiamati ad affrontare le consuete sfide lanciate quotidianamente dalla criminalità. Ma ciò che mi dà più soddisfazione non sono i consuntivi con i loro numeri positivi sulla nostra attività sul territorio. Mi soddisfa la nostra capacità di ascolto». La sicurezza è stata garantita anche nell’area dello Stadio: 113 Daspo, Divieti di accesso alle manifestazioni sportive, senza incidenti rilevanti. Sono state anche chiuse 24 attività commerciali e si è proceduto alla revoca di 163 licenze. 11.200 le pratiche sugli stranieri e 168 i decreti di espulsione. La Polizia, tra tanto altro, ha anche scoperto ben 790 truffe informatiche.