Cosa abbiamo fatto a Giulia e cosa stiamo facendo a noi stessi

Le cosiddette "sciocchezze" che invece sono sostrato di una cultura maschilista di cui siamo portatori e vittime al tempo stesso

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Mt 25, 40 

Che cosa abbiamo fatto a Giulia? E’ lei, insieme a tutte le altre vittime delle violenze, che ci deve venire in mente quando ascoltiamo questa frase del vangelo di Matteo, al capitolo 25. E’ il modo attraverso il quale Gesù ci fa capire su cosa saremo giudicati al termine della nostra vita. Conteranno le azioni che abbiamo posto in essere verso i più piccoli. Non conteranno messe e e rosari. Cosa avremmo dovuto fare per Giulia e per tutte  le altre  che invece è mancato? 

Se guardo alla mia vita di maschio, educato in una società fondamentalmente maschilista, anche se con grandi principi di uguaglianza inseriti direttamente nella carta costituzionale, devo ammettere che la prima mancanza è quella dell’attenzione. Parlo dell’attenzione ai linguaggi innanzitutto, agli atteggiamenti, ai modi di essere.

Donna al volante… si parte così, “leggeri”

Sono stato disattento quando ho criticato una manovra di guida perché al volante c’era una donna. Quando, parlando con i bambini piccoli ho chiesto ad un maschietto: quante fidanzate hai? Quando ho guardato i piatti da lavare e ho pensato che quello è un lavoro da femmina… e l’elenco potrebbe continuare. (Leggi qui: Giulia, le altre e i nodi al pettine di quello che siamo diventati).

Sembrano sciocchezze  e invece non lo sono, perché costituiscono il sostrato della cultura maschilista, che si basa sull’idea che ci siano delle cose che appartengono al genere maschile e altre a quello femminile. Ma non elementi della biologia o della psicologia ma del semplice vivere insieme. 

E’ evidente che se uno ci ragiona, appena un momento, si rende facilmente conto di quanto questo modo di pensare sia fallace, inconsistente. Comodo soprattutto per i maschi e a volte per le femmine, spesso conniventi. 

Vittime, ma spesso anche carnefici

Siamo in qualche modo anche noi vittime di una educazione che ha radici lontane. Soltanto negli ultimi decenni la pari dignità della donna è diventata valore condiviso, il nuovo diritto di famiglia ha appena 50 anni. Ma tutto questo si scontra appunto con una cultura nella quale siamo immersi. Ecco che cosa, ognuno di noi, ha fatto o non ha fatto a Giulia e alle altre.

Dobbiamo capire tutti che anche con il linguaggio e con gli atteggiamenti si costruisce una cultura che poi sfocia nei drammi che ci fanno rendere conto che la follia del fidanzato di Giulia ha radici profonde. Che dipendono anche dai nostri comportamenti. C’è necessità di una presa di coscienza: i “mostri” violenti  emergono da un sostrato di pensiero comune che li produce, anche inconsapevolmente.

Liberarsi dai “mostri” liberando noi

Ma non possiamo perdere la speranza, perché noi siamo in grado di liberarci di questa cultura. Possiamo farlo grazie all’istruzione, alla saggezza, alla formazione soprattutto. Alla comprensione delle situazioni anche le più complicate, che richiedono attenzione e riflessione prima invece del giudizio immediato e lapidario, cui ci stiamo sempre più abituando.

Noi possiamo cambiare, impegnarci perché non ci sia più nessun’altra Giulia, e potremo farlo stando attenti a non trascurare ciò che abbiamo trascurato fino ad oggi. Dobbiamo farlo, per Giulia e le altre perché sono Gesù.