Equilibrio, esperienza e leadership: il tris-salvezza

Per la prima volta al “Benito Stirpe” arriva il Bologna dei “miracoli” che ha cannibalizzato il girone di ritorno. Corsi e ricorsi storici: 9 anni fa, il 2 maggio 2015, i giallazzurri vincendo 2-1 sui rossoblu al Comunale determinarono lo scatto-promozione. Le curiosità della stagione.

Giovanni Lanzi

Se lo chiamano 'Il Maestro' non è un caso

Era il 2 maggio 2015, il Bologna arrivava a Frosinone alla 39.a giornata del campionato di Serie B (torneo a 22 squadre) con 1 punto di ritardo dai giallazzurri secondi in classifica. La vittoria (2-1, gol di Soddimo e Blanchard, pari provvisorio dei felsinei firmato da Ceccarelli) della squadra allenata da Roberto Stellone (che nel frattempo è il nuovo tecnico della Vis Pesaro, in Lega Pro) decretò l’allungo decisivo in chiave promozione. Il Frosinone consolidò il secondo posto alle spalle del Carpi, la sconfitta costrinse i rossoblu ai playoff che poi vinsero approdando nella massima serie dalla porta secondaria.

Quella sera il patron Saputo esonerò Diego Lopez, affidando le chances di promozione a Delio Rossi. Nove anni dopo Frosinone e Bologna si giocano ancora tanto ma stavolta in serie A e al ‘Benito Stirpe-Psc Arena’ dove gli emiliani non hanno mai giocato (nel campionato 2018-’19 gara disputata sul neutro di Torino). La squadra di Thiago Motta è la vera sorpresa del campionato, vede la Champions a portata di mano e nel girone di ritorno ha conquistato 29 dei 33 punti a disposizione.

Il Frosinone sta giocando per una salvezza da conquistare fino all’ultima goccia di sudore, probabilmente all’ultima giornata di un campionato terribile e insidiosa come una palude vietnamita durante una delle tante guerre che hanno dilaniato il Pianeta. Una salvezza da conquistare sul campo e sugli spalti. Anche con la spinta dei tifosi che giovedi pomeriggio avranno la possibilità di assistere all’allenamento dei giallazzurri e caricarli in vista della sfida di domenica alle ore 12.30.

Equilibrio e cambi mirati

Eusebio Di Francesco (Foto © Ansa / Stringer)

Al “Ferraris” sabato scorso i ragazzi di Di Francesco sono tornati a muovere una classifica che si era arenata. Un punto fuori casa che mancava da Verona (1-1) ma soprattutto un punto arrivato dopo 2 ko di fila (Sassuolo e Lazio che ancora gridano vendetta per il modo in cui sono maturati) e 4 punti ottenuti nelle 10 giornate di ritorno.

Un atteggiamento che definire più accorto sarebbe sbagliato. Un atteggiamento equilibrato lo indentifica in maniera migliore: difesa a tre, due terzini-ali che sanno abbinare le due fasi con compiti differenti da quelli del terzino puro, un centrocampo dinamico e soprattutto Soulé più nel cuore dell’area avversaria.

Una fase della gara col Genoa

Un atteggiamento che ha permesso, fino alle 3 sostituzioni, di avere stabilmente il controllo delle operazioni. Poi il Frosinone ha abbassato il baricentro, ha rischiato poco ma non è stato brioso e brillante come nei 70’ precedenti quando ha sfiorato in almeno 3-4 occasioni il raddoppio.

Un dato statistico: curiosamente mister Di Francesco nelle 30 partite giocate finora solo in 2 occasioni ha effettuato il minimo stagionale di avvicendamenti, appunto 3: alla 2.a giornata in casa con l’Atalanta (3 punti) e sabato scorso in casa del Genoa (1 punto). E per 6 volte ha effettuato 4 sostituzioni, portando in dote 8 punti: 1 a Udine, 3 in casa con l’Empoli, 1 in casa col Torino e 3 in casa con il Cagliari. Perdendo nelle altre 2, a Lecce (2-1) a 1’ dalla fine e in casa della Juventus (3-2) al 95’.

Esperienza e leadership decisive

Harroui verso il rientro

Per mister Di Francesco più che mai fondamentale ritrovare rotazioni che possono garantire uomini di esperienza come Marchizza e Harroui, entrambi come sembra in procinto di tornare per la corsa finale. Al pari di Bonifazi che manca dai secondi finali con il Cagliari e che ha giocato solo 1 partita intera, a Bergamo. La loro esperienza e qualità si somma anche ad una quota di leadership da dividere con compagni di squadra del calibro di Romagnoli, Lirola e Mazzitelli per citare qualcuno non a caso. Serviranno tutti, in campo e fuori.

Con 4 partite da giocare in casa e 4 fuori, il Frosinone ha bisogno ancora di 9-10 punti per dare una decisa sistemata (anche) alla classifica avulsa che al momento lo vede al terz’ultimo posto a 24 punti, con tre scontri diretti ancora da disputare (fonte Corriere dello Sport). Classifica avulsa che, in caso di arrivo a pari punti con 1 o più squadre servirà a determinare sia, nel primo caso, chi giocherà lo spareggio di ritorno in casa e sia, nel secondo, a stabilire le partecipanti allo spareggio stesso.

L’Inter inarrivabile

Simone Inzaghi (Foto: LPS / Marco Iorio / Deposit Photos)

La giornata numero 30, divisa tra il sabato pre-pasquale e il Lunedi dell’Angelo si basa su due certezze: l’Inter è praticamente inarrivabile e la Salernitana è tecnicamente spacciata. I neroazzurri nel posticipo di Pasquetta mettono subito le cose in chiaro con Dimarco, poi subiscono il possesso palla dell’Empoli rischiando il minimo e quindi appongono il sigillo con Sanchez subentrato a Lautaro.

La squadra di Simone Inzaghi può chiudere i giochi per lo scudetto vincendo le prossime 3, compreso il derby con il Milan. Che vince 2-1 sul campo di una Fiorentina sbadata grazie a due giocate di Leao: prima spiana la strada al provvisorio vantaggio con Loftus-Cheek e poi si infila nella difesa viola, solca tutta la metà campo indisturbato, supera Terracciano e infila a porta vuota. Milenkovic & soci spettatori non paganti. Nel mezzo il pareggio di Duncan nell’unica disattenzione della squadra di Pioli nell’arco del match.

Salernitana spacciata, in coda calma piatta

Candreva, capitano della Salernitana, contrastato da Marchizza (Foto: Massimo Pica © Ansa)

Un salto all’indietro all’ultimo posto in classifica, occupato dalla Salernitana che perde 3-0 a Bologna. La cura-Colantuono chiede massima dignità, particolare che non fa difetto ai granata. Ma di fronte allo strapotere dei rossoblu Candreva e soci riescono a fare ben poco. I gol di Orsolini (numero 50 da quando è al Bologna) e Saelemaekers sono in fotocopia, il 3-0 di Lykiogiannis è uno schema ben preciso.

La Lazio del nuovo corso di Igor Tudor batte la Juve 1-0 con un gol a 10 secondi dallo scadere dell’ultimo minuto di recupero: segna Marusic, assist di Guendouzi ispirato dall’onnipresente Felipe Anderson. Ma il gol biancoceleste è un marchio di fabbrica: stessa dinamica della rete che portò al pareggio di Provedel con l’Atletico Madrid nel girone eliminatorio di Champions: pennellata dal vertice alto di sinistra dell’area grande e un uomo a saltare in terzo tempo sulla linea dell’area piccola. Quando il calcio non è casualità.

L’allenatore del Torino Ivan Juric

La giornata era iniziata con il crollo casalingo del Napoli per mano dell’Atalanta: 3-0 dei neroazzurri, la squadra di Calzona praticamente senza bussola, contestata dai tifosi. Un numero che certifica la stagione negativa di una squadra scudettata: -34 punti dalla prima in classifica dopo 30 giornate. In basso il Sassuolo non va oltre l’1-1 in casa con l’Udinese, firma di Defrel e Thauvin mentre a metà classifica il Torino regola il Monza con un gol su rigore di Sanabria con la squadra di Palladino che ha reclamato a loro volta un penalty non concesso. A fine gara la saggezza di un grande uomo di calcio come Adriano Galliani ha stemperato i bollenti spiriti in casa brianzola davanti alle telecamere.