Guardatemi: sono un ragazzo, non il numero dell’ultimo sbarco

Guardare la costa dal mare e correre per scappare e scampare invece che per essere in forma. E' solo una questione di prospettive

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Sono un ragazzo, già la cosa vi sorprende… voi non ne avete più di ragazzi. La Ciociaria entro il 2030 accuserà uno dei più significativi cali demografici nei bambini da 0-4 anni. Perderà 2.487 bimbi. Oggi sono 17.719 ma nel 2030 Istat prevede che il numero scenderà a 15.232 (un calo del 14%); la provincia di Latina perderà l’8%. Culle vuote significa meno fratelli, meno sorelle, meno cugini, meno zii: è la rete di parenti sui quali si fonda la tenuta di buona parte del vostro sistema solidaristico.

Noi invece siamo in tanti. E non perché a casa papà e mamma non hanno la televisione. Ma per quella che voi chiamate ‘legge dei grandi numeri’. E noi chiamiamo sopravvivenza. Perché se siamo in tanti, la speranza che almeno uno si salvi c’è.

Fame ed appetito, e non è la stessa cosa

Foto: © Vasilis Ververidis / Dreamstime.com

Ho fame, la cosa non la comprendete voi che avete da mangiare quel che desiderate, anzi ora volete mangiare “senza mangiare”. Il latte senza latte, le uova senza uova. ll dolce senza lo zucchero. Io vorrei solo pane con companatico e acqua con l’acqua dentro. Volete acqua oligominerale, io solo pulita.

Ho paura, ma non la vostra che è quella di morire, ma la mia di non vivere. Non la paura vostra di invecchiare ma la mia di non poter diventare un uomo, anche solo per un poco.

Fare footing per sopravvivere

Ho fatto un viaggio, ma non quello come il vostro per andare al mare, ma attraverso il mare per trovare speranza che non ho. Ho bisogno di camminare, ma non come voi per buttare già il peso, ma io corro per sperare di vivere e peso poco, forse niente. Lo so che avete paura, sono nero come il carbone, ma i miei occhi hanno lacrime come le vostre e vorrei giocare al pallone.

Dite che da voi non c’è posto per me, ma anche da dove sono partito era eguale, non c’era posto, ma io debbo “campare”. Sono magro esattamente come i vostri nonni che fecero un viaggio come il mio. Quelli che dal Veneto vennero a trovare nella terra pontina da bonificare il loro angolo di riscatto.

Forestieri di ieri e di oggi, non cambia

O quelli che dalla Sardegna, dalla Calabria, dalla Campania erano saliti a Torino e poi cinquant’anni fa erano riscesi quando Agnelli aprì lo stabilimento alle porte di Cassino. Anche loro, all’epoca, chiamavate forestieri.  Vedo che avete paura che vi rubi il vostro stare meglio.  Io non vi voglio rubare niente, voglio solo avere una carta da giocare e per questo ho attraversato il mare.

Questo lo capiscono le vostre nonne, le poche che ancora ci sono, che hanno visto partire figli soldati che erano ragazzini e ancora quando è tempo buono sperano di vederli tornare. Come mia madre, come mia nonna, come ogni madre che ha visto il figlio partire

Sono solo un ragazzo, ma ho già attraversato il mare, ho già perso non mi posso fermare, non mi potete fermare.

Guardare la costa dal mare, non il contrario

(Foto: Guardia Costiera greca © Imagoeconomica)

PS: ho scritto dalla parte di chi guarda la costa dal mare. Lo devo alla mia cultura che è stata accogliente, alla mia educazione nella misericordia, all’idea che ogni creatura ha una madre, all’odio che ho per gli avari, alla paura che non mi viene se vedo uno diverso da me perché so che lui in me vede uno diverso da lui.

Lo debbo a questa mia terra dove erano avvelenate anche le zanzare e se volevi campare quello vicino ti doveva aiutare o si moriva in due.“Se era bono era i nostro, ha iscito malo è gli nostro ugualo”, nessuno indietro.

So bene che in tanti mi daranno del traditore della loro tranquillità, ma io così so pregare non credendo in alcun Dio ma nella umanità, che forse è la stessa fede nella terra delle abbazie, di Benedetto, di Tommaso. 

(Foto di copertina © DepositPhotos.com).