I mal di pancia del Pd costretto a scegliere tra Tersigni e Di Stefano

“Non è possibile che a Sora dobbiamo decidere se appoggiare Ernesto Tersigni o Enzo Di Stefano, entrambi esponenti di centrodestra. Non è possibile che a Cassino la scelta del candidato sindaco debba trasformarsi in un referendum su Giuseppe Golini Petrarcone. Il problema non è vincere (formalmente) le elezioni, il problema è mettere in piedi Amministrazioni nelle quali il Pd abbia un ruolo preponderante e riconoscibile”: un alto esponente del Pd ha fatto questo ragionamento nelle scorse ore, non mancando di sviluppare qualche considerazione sulle situazioni di Ceccano (il partito è scomparso) o Frosinone (la lacerazione interna sta penalizzando il ruolo dell’opposizione in aula).

Però il punto ineludibile è sempre lo stesso: il Pd non ha una classe dirigente riconosciuta da tutto il Partito, tra l’area di Francesco Scalia e quella di Francesco De Angelis il solco è sempre più grande. Il congresso viene annunciato, ma non si celebra. Aspettando che possano determinarsi eventi futuri e incerti a livello parlamentare (se la riforma del Senato viene affossata è probabile che Matteo Renzi acceleri sulle elezioni anticipate) o regionale (Nicola Zingaretti potrebbe essere interessato ad altre esperienze politiche, alla sinistra del Pd). Ma intanto sul territorio i Democrat arretrano: la sconfitta di Ceccano è stata clamorosa, ma pure il fatto che a Frosinone non si riesca a ricucire tra Domenico Marzi e Michele Marini è politicamente grave. Nel capoluogo manca un anno e mezzo alle elezioni.

Intanto in primavera si vota in altri trenta Comune, tra i quali spiccano Cassino, Sora, Alatri. Il centrodestra è in difficoltà certamente, ma Roberto Caligiore a Ceccano ha fatto scuola: puntare su una coalizione civica potrebbe rappresentare una soluzione.

Si dovrebbe celebrare il congresso, con candidature vere e alternative tra loro. Senza un accordo. Simone Costanzo, attuale segretario, potrebbe sfidare uno tra Germano Caperna e Domenico Alfieri. Da un congresso vero potrebbe venire fuori una linea politica sulle strategie, sulle alleanze, sulle modalità di definizione delle candidature a sindaco.

“Ma siamo sicuri che l’esito verrebbe rispettato?”, dice il solito ben informato “grillo parlante”? Perché è evidente che il senatore Francesco Scalia sta giocando le sue partite a Roma. Come la senatrice Maria Spilabotte, come il consigliere regionale Mauro Buschini. Come lo stesso Francesco De Angelis. Alla fine, però, sia alle politiche che alle regionali, i voti bisognerà prenderli sul territorio.

Se non si gettano i “semi” adesso, in occasione delle comunali di primavera, il rischio è che nel momento cruciale moltissimi voti potrebbero venire a mancare.

E’ un circolo vizioso politicamente. Senza via di scampo.