Il coraggio di sognare e di realizzare l’utopia necessaria della Pace

La sollecitazione proposta dal vescovo Spreafico a Roma e i momenti della Storia in cui la buona volontà ha prevalso sulla guerra

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

In quel giorno ci sarà una strada dall’Egitto verso l’Assiria; l’Assiro andrà in Egitto e l’Egiziano in Assiria; gli Egiziani serviranno il Signore insieme con gli Assiri. In quel giorno Israele sarà il terzo con l’Egitto e l’Assiria, una benedizione in mezzo alla terra. Li benedirà il Signore degli eserciti: «Benedetto sia l’Egiziano mio popolo, l’Assiro opera delle mie mani e Israele mia eredità

Is 19 23-25

Questa settimana vi propongo  un testo bellissimo, seguendo la sollecitazione che monsignor Ambrogio Spreafico, vescovo di Frosinone, ha proposto negli incontri sulla Bibbia ebraica in corso a Roma. Isaia immagina la pace, una pace molto concreta con i due nemici storici del tempo, egiziani ed assiri. Che vengono riconosciuti come un solo popolo, benedetti entrambi da Dio e con Israele, eredità del Signore, che ha il compito di essere la benedizione per questi popoli.

Mi direte che si tratta di un’utopia ma, se non lavoriamo per l’utopia, che cosa ci stiamo a fare? Dobbiamo rassegnarci al realismo delle armi e degli stati maggiori o possiamo invece avere la forza di trovare strade nuove. Strade che non siano secondo i piani preparati dagli strateghi e che una volta avviati non possono essere fermati?

Il libro sull’Europa della Tuchman

Bersaglieri a Conca di Plezzo 1915

In un libro straordinario, Cannoni d’agosto, Barbara Tuchman descrive la situazione dell’Europa all’inizio dell’agosto del 1914. Le nazioni entrano in guerra senza nemmeno sapere perché, seguono i piani preparati dagli stati maggiori. Ciascuno dei quali è convinto di sconfiggere l’avversario in poche settimane, di ripetere l’impresa della Prussia di 40 anni prima. E invece quei piani si impantaneranno sulle trincee della Marna e del Carso, provocheranno decine di milioni di morti. Stroncheranno la miglior gioventù d’Europa, porranno le fondamenta per la successiva tragedia della II guerra mondiale.

Le forze politiche dei diversi paesi non riuscirono ad opporsi alla logica dei militari e cedettero alle loro richieste, condannando il mondo alla tragedia. Ma non sempre è accaduto così. Nell’ottobre del 1962, fu l’impegno per la pace di uomini come Giovanni XXIII, Kennedy e Kruscev a salvare il mondo sull’orlo dell’abisso della guerra nucleare, a causa dei missili di Cuba. 

Quelli che rovinano i piani ai militari

Foto US National Archives

Gli stati maggiori avevano già i loro piani, tutto era programmato per lo scontro e ciascuno pensava di vincere.  Siamo vivi soltanto grazie all’impegno di quegli uomini che riuscirono a dire di no ai signori della guerra.  Lo stesso è accaduto in Palestina anche tra israeliani e palestinesi. Ci sono stati uomini che hanno costruito la pace e che hanno pagato con la loro vita il loro impegno per la pace.  Più volte i governanti di queste nazioni sono riusciti ad arrivare a un passo dalla pace e poi hanno dovuto cedere ai signori della guerra, per i quali ogni conflitto è un grande affare. 

Non dobbiamo dimenticare quanti interessi stanno dietro una guerra, né possiamo pensare che simili interessi possano essere facilmente messi da parte. Però, come Isaia sei secoli prima di Cristo, dobbiamo avere il coraggio di sognare. Dobbiamo pensare che quegli uomini che oggi si affrontano sui campi di battaglia, che non hanno rispetto di nessuno, non si fermano di fronte a donne e bambini, quegli stessi uomini però sono capaci di tramutare le loro spade in falci

Posare le spade ed afferrare le falci

Foto: Clemente Marmorino © Imagoeconomica

Il sogno che non ci deve abbandonare è il sogno della pace che deriva dalla giustizia e che è riuscito a consentire per quasi 80 anni all’Europa di non avere più guerre sul proprio territorio. Dopo che nei secoli precedenti milioni e milioni di vittime avevano costellato i fronti contrapposti di Germania, di Francia, di Austria, di Polonia, di Russia, d’Italia.  La benedizione di Dio accomuna tutti i popoli perché gli uomini che li formano sono fratelli fra di loro,  tutti figli di un unico Dio.

Dobbiamo proclamarlo con forza, dobbiamo professarlo, dobbiamo insegnarlo alle generazioni più giovani che rischiano, invece, di crescere nell’abitudine alla guerra.