Il voto di Libia che non ti aspetti: Latina tripolina

C'è un pezzo di storia d'Africa in queste elezioni. Quella degli italiani. Per i quali da un certo punto in poi l'aria in Libia si fece invivibile. E si rifugiarono in terra pontina

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Tripoli, bel suol d’amore, ti giunga dolce questa mia canzon.
Sventoli il Tricolore sulle tue torri al rombo del cannon.

Giovanni Covetto, Tripoli bel suol d’amore

Salvatore Bellassai, sindaco di Sabaudia, quando parlava della passeggiata di Tripoli si commoveva. Italiani di Libia, tanto dimenticati, per dimenticare un passato coloniale che nel politicamente corretto non va di moda.

A Roma c’è il quartiere africano, con le strade intitolate a pezzi di un impero che fu ma che… Se cerchi, se stai attento, quel passato c’è: dove non te lo aspetti. Nelle liste della Lega, sì il Partito più a nord della Repubblica cela una storia di un’altra sponda: la quarta, la Libia.

Quando il nazionalismo arabo rese invivibile per gli italiani restare lì, loro vennero qui, in agro pontino. Come i francesi d’Algeria, i pieds-noirs, che trovarono in Corsica il loro nuovo inizio. Vennero in tanti: dalla Libia, dalla Tunisia, per stare qui.

E se cerchi tra i candidati trovi l’Africa che non ti aspetti, dove non ti aspetti. Angelo Tripodi, consigliere uscente della Lega e consigliere riproponente. Sta nel Partito del “cispadanissimo” Claudio Durigon, dell’autonomista spinto Roberto Calderoli, di Luca Zaia. E fate voi.

Ma lui rappresenta un’altra storia: quella che portò qui la gente che si inventò la coltivazione dell’uva da tavola (l’uva Italia) che invase i mercati europei prima della pizza. Poi portò il kiwi. Una storia italiana dimenticata ma viva.

Quel lungomare di Tripoli così lungo che se guardavi diritto sentivi l’Italia che era lontana. Se guardi dentro le elezioni scopri storie che non credi, storie incredibili, perchè questa è una terra incredibile. 

Milano a portata di mano
Ti fa una domanda in tedesco e ti risponde in siciliano

Parafrasando Lucio Dalla, a Latina ti fai una domanda in cispadano e ti rispondono con il mal d’Africa. E non mi par poco.