La lezione che ci lascia il 2021

C'è un rito che celebriamo ad ogni passaggio di anno astronomico. Ringraziamo per quanto abbiamo avuto e ci affidiamo per l'anno a venire. Ma cosa abbiamo da ringraziare dopo un anno così? Ecco una risposta. Per evitare di essere confusi

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

In te Domine speravi, non confundar in aeternum (Sal, 31,2)

In te, Signore ho riposto la mia speranza, che io non sia confuso per sempre

È il verso conclusivo dell’antico inno con cui i cristiani concludono l’anno astronomico, ringraziando Dio per quello che hanno avuto e gli affidano l’anno che verrà. L’abbiamo cantato ieri pomeriggio in tutte le chiese e certo, in molti di noi, è inevitabilmente emersa la domanda: ma di cosa dobbiamo ringraziare?

Siamo ancora impauriti per un virus che non sembra volerci mollare, ci eravamo sentiti rassicurati dai vaccini, anche se in tanti ci dicevano che la situazione non era ancora risolta. Ma siamo fatti così, crediamo di più alle cose che ci fanno comodo non a quelle che ci creano invece ulteriori ansie.

E così non siamo capaci di vedere il grande passo in avanti che abbiamo fatto rispetto ad un anno fa, quando avevamo gli ospedali pieni di gente, tanti morti… poche prospettive di uscirne.

La lezione che ci lascia l’anno vecchio

Foto © Saverio De Giglio / Imagoeconomica

E non abbiamo ancora imparato la lezione fondamentale di questa pandemia: non viviamo in un mondo sicuro. Questa illusione ce l’ha data un certo atteggiamento scientista, pieno di sicumere, di senso di onnipotenza, per cui nulla ci poteva turbare nella nostra fortezza dorata, basata sul consumo adorante il black friday e preoccupata della qualità delle crocchette per il gatto.

La pandemia con tutti i suoi lutti dolorosi è stata un bagno salutare per le nostre infondate certezze, quelle basate sul conto corrente, o sul check up sanitario, o sulla convinzione che “capisco tutto io e gli altri sono una massa di incompetenti”.

La pandemia ha scardinato il nostro senso dell’onnipotenza, ci ha messi in fila per i tamponi, ci ha dimostrato come un nemico invisibile, di dimensioni assolutamente infinitesimali, possa impedirci di esercitare quelle libertà che per noi erano diventate quasi banali.

Di cosa ringraziare

Ecco di cosa dobbiamo ringraziare: ci siamo svegliati, siamo finalmente usciti dal sonno della ragione, anche se rimane tanto cammino da fare per riacquistare quella fiducia operosa nel futuro che ci permetterà di superare la pandemia, grazie al supporto degli scienziati e di quanti lavorano per combattere il virus.

Una tale fiducia operosa non ci deve far ricadere però nell’errore già commesso: quello di pensare di essere onnipotenti e al riparo da ogni pericolo. Non lo siamo, siamo soltanto creature e soltanto nel nostro Creatore possiamo riporre la nostra speranza. Altrimenti saremo confusi, per sempre.

Buon anno!

(Leggi qui qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti).