La rivoluzione del battesimo: vali perché ami

C'è una logica rivoluzionaria. In base alla quale non vali perché sei potente, intelligente, ricco, protetto dai forti.  Vali perché vuoi bene, perché sei disposto a farti in 4 per gli altri. E sta nel battesimo.

Pietro Alviti

Insegnante e Giornalista

Cristo non mi ha mandato a battezzare, ma ad annunciare il Vangelo, non con sapienza di parola, perché non venga resa vana la croce di Cristo (1Cor 1,17)

Per secoli nella storia della chiesa si è insistito sul battesimo. I successi della fede venivano misurati appunto con il numero dei battezzati. E il rischio che si è corso è stato quello di dimenticare che, invece, il compito fondamentale dei discepoli di Gesù è quello di annunciare il vangelo, di portare l’annuncio della vittoria sulla morte e sul peccato fino agli estremi confini della terra.

Non si tratta di edificare la società cristiana formata da tutti i battezzati, quanto invece di impregnare di vangelo, di liberazione dal male, di salvezza, la società in cui i cristiani vivono e di cui il battesimo è segno efficace di cambiamento dell’esistenza. 

Il pendolo del battesimo

Ecco il significato di queste parole che Paolo scrive ai cristiani di Corinto pochi decenni dopo la morte e la resurrezione di Gesù: c’è un pendolo valoriale, battesimo e vangelo, sapienza e croce.

I primi termini del pendolo sono affidati agli uomini, alle loro capacità organizzative, alla loro intelligenza, arguzia. Ma sono quelli che Paolo dice non corrispondano alla sua missione. Che invece consiste nell’annuncio del vangelo, utilizzando non le parole della filosofia, della cultura, della ragione ma quelle della croce.

Vangelo e croce sono i termini dell’altro estremo del pendolo valoriale.  La parola della croce, non la parola della sapienza. La parola di un fatto che a tutti appare come una sconfitta totale, un profeta messo in croce, ucciso dalla forza militare romana e dal suo giudice incapace di fare il proprio dovere per paura; un profeta accusato dai suoi capi legittimi, uno che dava fastidio e, come tanti altri, fu  liquidato per la ragion di stato.

Ma quel fatto, dice Paolo ai cristiani di Corinto per aiutarli a comprendere l’essenziale, è invece il centro della fede. Quell’uomo appeso alla croce, deriso dalle guardie, dalla folla, dai sacerdoti che lo invitano a dimostrare la sua potenza, quell’uomo in fin di vita è il salvatore, perché riesce a cambiare la tragedia della sua morte in un ‘sacramento’ di salvezza: “Padre – dice – perdona loro perché non sanno quello che fanno”.

E ancora, mentre sta morendo,  affida alla madre il suo discepolo più giovane e a lui la madre, come se si creasse una nuova famiglia,  una nuova comunità, generata da quel sangue, da quella morte, vinta dalla resurrezione.

La logica rivoluzionaria

E’ una logica rivoluzionaria: non vali perché sei potente, intelligente, ricco, protetto dai forti.  Vali perché vuoi bene, perché sei disposto a farti in 4 per gli altri. Perché sei sempre disponibile, perché non ricatti, non fai affari con i disonesti, non tradisci, non dici menzogne, non insulti.

Vale perché ami.

(Leggi qui tutte le meditazioni di Pietro Alviti).

Foto di copertina: Elena Schweitzer © DepositPhotos.com