L’ammissione dopo anni: ecco chi chiuse l’ospedale di Anagni

La stilettata del sindaco Daniele Natalia. Che ammette la responsabilità del centrodestra sulla chiusura dell'ospedale di Anagni. "Polverini lo chiuse nonostante la presenza di un Consigliere regionale del posto”. Fiorito nel mirino

Paolo Carnevale

La stampa serve chi è governato, non chi governa

La notizia importante è la marcia indietro con la conseguente ammissione di colpa. Fatta dicendo, senza mezzi termini, che l’ospedale di Anagni non lo hanno chiuso né Nicola Zingaretti né Fausto Bassetta. Ma l’ex presidente Renata Polverini, con il famigerato Decreto 80. Quello varato dalla Regione di centrodestra di cui faceva parte l’ex sindaco Franco Fiorito. Parole destinate a pesare.

È destinato a far discutere il primo incontro ufficiale che si è tenuto due giorni fa ad Anagni tra il sindaco della città dei papi Daniele Natalia ed il neo segretario del Partito Democratico cittadino Francesco Sordo.

La strategia Sordo

Francesco Sordo

Un incontro che, al di là delle cose dette, conferma un modo di fare che era già stato notato: Sordo, dopo una prima fase di studio della situazione, ha deciso di prendere in mano la questione dell’opposizione al governo di centro-destra in città. Cominciando a picchiare sugli argomenti più caldi. Tra i quali ovviamente non poteva mancare il problema della Sanità.

Sordo, che subito dopo la propria nomina a Segretario aveva scritto a Natalia “per avere un confronto urgente sulla preoccupante situazione dell’ospedale di Anagni”, ha incontrato l’altro ieri il primo cittadino. Secondo chi c’era si è trattato di “un confronto cordiale e diretto, un’interlocuzione che dovrebbe sempre esserci tra maggioranza e opposizione su temi così delicati”.

Ovviamente ciò non toglie che il tema affrontato (la Sanità appunto) sia e resti delicato. Sordo ha ricordato al primo cittadino la necessità di “cambiare passo sul tema della Sanità”; anche che la contrapposizione non deve necessariamente diventare scontro, visto che sul tema della Sanità ci può essere una “tappa di avvicinamento che può aiutarci a costruire una proposta credibile in materia”.

Il famigerato Decreto 80

Renata Polverini (Foto: Valerio De Rose © Imagoeconomica)

Il punto caldo del colloquio però (almeno sul piano politico) è e resta quello di cui sopra; Per Sordo, Natalia ha concordato sul fatto che la vicenda della sanità locale “ha raggiunto il punto di non ritorno con il Decreto 80 del presidente Renata Polverini che di fatto ha chiuso ogni servizio ospedaliero esistente ad Anagni”. E, tanto per chiarire le cose, “a nulla servì che all’epoca sedesse in Regione un consigliere anagnino”.

Di lì in poi la slavina è diventata valanga; “si è perso molto ma adesso anche ciò che si è ottenuto in termini di medicina territoriale è a rischio. Il Pat chiuderà di notte. Facile immaginare che presto scomparirà.

Sulla sanità il sindaco di Anagni si è esposto molto in campagna elettorale. Strappando al governatore del lazio Francesco Rocca promesse importanti, culminate nell’annuncio dell’arrivo di 14 posti di Oncologia, di un reparto di lungodegenza, e del lavoro per far ritornare il Ppi (punto di primo intervento).

Il problema però, per Sordo, non sono per le promesse, ma la loro effettiva realizzazione; “chi garantisce che i tempi di attuazione verranno rispettati?  Con quale personale sanitario visto che i concorsi vanno spesso deserti? Con quali servizi aggiuntivi, necessari ai malati oncologici più che ad altri?”. Di qui il tono fermo, anche se alla fine di un incontro amichevole; “abbiamo il dovere di vigilare che le parole del Sindaco, gli Atti della Asl e della Regione Lazio, trovino riscontro nei fatti. Perché sul tema la pazienza è finita”.