L’inutile caccia alle streghe per l’uccisione della capretta

Il caso della capretta 'uccisa' tra Anagni e Fiuggi durante un folle compleanno. La Procura chiude le indagini. E chiede l'archiviazione. La capretta era già morta da un paio di giorni. Gesto esecrabile e comunque incivile. Ma lo è tanto quanto l'inutile caccia alle streghe alla quale sono stati sottoposti dei ragazzini.

Juan Antonio Llorente, quinto figlio di Don Juan y Llorente Francisco Alcaraz, fu tra i più convinti sostenitori dell’abolizione dei roghi. Voleva spegnere i fuochi sui quali da quattro secoli si mandavano a bruciare i nemici della Fede e soprattutto streghe e fattucchiere. Nonostante appartenesse all’Inquisizione fu lui a redigere la stima dei condannati “abbruciati in persona, abbruciati in effigie e condannati alla reclusione“. Ne venne fuori un numero enorme: 34.382 bruciati sul rogo e ben un terzo di loro lo fu durante i 17 anni dell’inquisitore Tomás de Torquemada.

Non ci hanno insegnato niente quei morti. Nulla ci ha insegnato l’assassinio di Ipazia di Alessandria straordinaria donna di scienza che solo per questi due fatti (essere colta matematica, astronoma e filosofa ed essere donna) venne linciata a morte dalla folla. Che la riteneva colpevole dei mali che colpivano la comunità dei parabolani.

Secoli di civiltà, monumenti umani come Cesare Beccaria Bonesana marchese di Gualdrasco e di Villareggio ed il suo Dei delitti e delle pene: tutto bruciato sulla piazza di Anagni. Nella più inutile e violenta caccia alle streghe messa in campo ai danni di sette ragazzini. Quelli accusati di avere ucciso a calci una capretta al culmine di una festa di compleanno.

Richiesta di archiviazione

Il Palazzo di Giustizia di Frosinone

Quando i ragazzi colpirono a calci la capretta, la caricarono su una carriola e la scaricarono in un fosso, riprendendo la scena con i telefonini, l’animale era già morto: per questo oggi la Procura della Repubblica di Frosinone ha chiesto l’archiviazione per i sei giovani accusati di ‘uccisione di animale‘ e di ‘istigazione a delinquere‘.

I fatti risalgono allo scorso agosto quando sui social iniziarono a girare le immagini riprese da un gruppo di ragazzi che la sera precedente erano stati al diciottesimo compleanno di uno di loro, festeggiato in un agriturismo tra Anagni e Fiuggi. I video mostravano un ragazzo colpire la capretta con un calcio estremamente violento alla testa, scatenando un’ondata di indignazione. Per quell’episodio i sei ragazzi sono finiti nel registro degli indagati, insieme ad un loro amico minorenne per il quale si procede alla Procura dei Minori. A colpire l’animale sarebbero stati lui ed un amico ventenne.

Una perizia affidata ad un veterinario ha ipotizzato che la capretta fosse già morta nel momento in cui veniva colpita, forse da un paio di giorni addirittura come rivelerebbe il tipico gonfiore addominale determinato dalle prime fasi del ciclo di decomposizione.

La parola ai giudici

Foto: Paris © Imagoeconomica

L’Organizzazione internazionale protezione animali (Oipa), che aveva presentato la denuncia, ha annunciato che farà opposizione alla richiesta d’archiviazione presentata al Giudice delle Indagini Preliminari di Frosinone. Spiega l’avvocato Claudia Taccani, responsabile dell’Ufficio legale dell’Oipa: “Non condividiamo la decisione del pubblico ministero, tanto più che vi sono prove documentali che testimoniano il reato“.

L’avvocato Giampiero Vellucci, difensore del minorenne invita “a smorzare i toni ed a consentire una decisione scevra da condizionamenti mediatici. Gli atti, dei quali anche noi siamo in possesso, consentono una lettura diversa da quella effettuata dalle associazioni animaliste“.

L’inutile gogna

La manifestazione di piazza ad Anagni contro i sette ragazzi

Viva o morta che fosse la capretta, la scena che ha portato sul registro degli indagati i sette ragazzi merita una riflessione. Più che il carcere è urgente un percorso di recupero, un lungo ciclo di terapia, una radicale fase di rieducazione. Con cui insegnare il rispetto per la vita, umana ed animale. E per gli involucri che quella vita hanno ospitato. Rendere spettacolo la morte, la crudeltà, il vilipendio di un corpo animale non è degno della civiltà umana.

Altrettanto incivile è l’assurda caccia alle streghe alla quale si è dato corpo. Esponendo sulla piazza le immagini dei ragazzi sospettati. Sospettati. Non colpevoli, come ora ha sancito la Procura della Repubblica. Non di un reato. Di un atto d’imbecillità, sicuramente. Ma che non per questo merita la condanna al rogo mediatico al quale sono stati arbitrariamente posti dei ragazzi. Ed in maniera ingiusta, come ha detto oggi la Procura.