L’Italia che abbiamo scoperto grazie al coronavirus (di A. Porcu)

Il Covid-19 ha liberato e portato alla luce l'Italia migliore. Capace di fare cose straordinarie. Ospedali realizzati in pochi giorni, completi di tutti gli impianti e ne rispetto di ogni norma. Dove uno chef pluristellato cucina alla mensa. A Napoli si scopre che oltre alla camorra c'è l'eccellenza. E così dappertutto. È l'Italia alla quale il Covid ha dato un motivo per stringersi intorno ad un tricolore. Un'occasione irripetibile che il Governo non deve perdere

Alessio Porcu

Ad majorem Dei gloriam

Il virus assassino ha liberato e portato alla luce del sole l’Italia silenziosa: nascosta nell’ombra generata ogni giorno da quelli che urlano e insultano, pronti a puntare il dito e strepitare che tutto va male. È l’Italia delle cose incredibili, realizzate in pochi giorni ed in modo eccellente. Fatta da italiani che non cercano cavilli per rallentare ma individuano soluzioni per andare avanti. Il Covid-19 ha ucciso migliaia di uomini e riacceso una speranza: la sconfitta del male sta nel bene che inevitabilmente genera per reazione.

Prendi il reparto di Terapia Intensiva ideato nell’area della Fiera a Milano per disperazione, nei giorni in cui a Bergamo e Cremona si moriva come moscerini e Milano si avvicinava pericolosamente al limite di saturazione. In quell’area sono accadute cose incredibili: alla sera gli ingegneri mettevano a punto una modifica e la mattina trovavano tutto fatto; un giorno ordinavi una Tac e l’indomani erano lì ad installarla e funzionava.

L’ospedale realizzato in due settimane nella Fera di Milano Foto © Sergio Oliverio / Imagoeconomica

Sono nati locali dal nulla: con pareti piombate, climatizzate, impianti per i gas medicinali. Moduli di Terapia Intensiva non di cartone ma veri e con tutti i crismi per infettivi: a contaminazione controllata, tutti i locali di supporto a una Tac ed una macchina sterilizzatrice aRaggi X. Con ogni dotazione a norma.

A Milano è accaduto che sono tornati in campo gli italiani. Gente incredibile che nulla ha da invidiare a quelli in canottiera che rimisero su un Paese alzandolo dalle macerie in cui lo aveva ridotto un regime abilissimo ad urlare dal balcone ed un po’ meno a spezzare le reni alla Grecia.

Gli italiani hanno alzato in due settimane un ospedale da 250 posti di Terapia Intensiva: un ospedale vero e non una fila di brandine come in Spagna. Duecento italiani a lavorare giorno e notte a ciclo continuo tutte sfamate gratis da Cracco che si è messo in cucina lì dentro dal primo minuto.

Il cantiere dell’ospedale alzato in 30 ore a Napoli

È la stessa Italia che in 30 ore ha cancellato dalle cartine geografiche la Napoli dei camorristi, dei bassi e degli spacciatori. Trenta ore: tante sono bastate ai napoletani per alzare da un parcheggio dell’Ospedale del Mare un intero reparto di Terapia Intensiva Crovid-19. A Pasqua quella gente non stava in giro a prendere il sole, né sul terrazzo a mangiare la pastiera e suonare il mandolino davanti agli spaghetti con la pummarola: stava lì nel cantiere per installare gli impianti e attrezzare la linea di difesa a Sud per quando il cornavirus arriverà a tenterà di sfondare.

È l’italia che in questi giorni si è messa le mani in tasca, ognuno come può: altro che Patrimoniale o imposizione proporzionale. In segreto, senza che la sinistra sapesse cosa faceva la destra, abbiamo riempito centinaia di carrelli con la spesa sospesa. Per non lasciare qualcuno senza un piatto di pasta.

L’Italia che a Pomezia mette a punto il vaccino e lo manda nel Regno Unito e negli Usa per avviare la sperimentazione: sarà lì che lo avranno per primi. Perché la Storia è sempre la stessa, siamo l’Italia nella quale Meucci inventa il telefono ma lo brevetta Bell, siamo l’Italia che in una notte riaccende il forno e fa ripartire lo stabilimento ex Marazzi di Anagni mentre i tecnici consultati all’estero profetizzavano almeno un mese di lavori ed opere di ingegneria inevitabili.

L’Istituto di Ricerca Biologico Molecolare di Pomezia Foto © Tiberio Barchielli / Imagoeconomica

Quegli operai l’hanno riaccesso con il tornio e la fresa, dando il via al miracolo Saxa Gres. Perché siamo gli italiani che in due ore, con uno schizzo a matita su un foglio di carta per il panino col formaggio, risolvono il problema mentre la ditta tedesca aspettava ordini da Monaco dove si dovevano riunire gli ingegneri e calcolare.

È l’Italia nella quale i ragazzi che scappano da Milano con l’ultimo treno prima che vengano calate le saracinesche. Ma appena arrivati a casa si chiudono in quarantena ed evitano di portare il virus. Quell’Italia che non si era messa in coda sulla Pontina per andare al mare: erano gli impiegati che avevano fatto il rientro in ufficio dallo smart working. E stavano tornando a chiudersi in casa.

L’Italia dove due ragazze napoletane ti sviluppano un protocollo per ridurre del 40-60% l’esposizione  alle radiazioni e ti consentono di farti la tac dimezzando gli effetti collaterali: prime su 162 progetti mondiali. Sono figlie delle nostre università.

Infermieri in Terapia Intensiva nell’ospedale Spaziani di Frosinone © IchnusaPapers

È vero, c’è anche un’Italia fatta ancora di pessimi magliari, cialtroni e parassiti: gente che esce e pensa di essere furba, scippa la pasta dalla spesa sospesa pensando di avere fregato il prossimo senza capire che sta lasciando con un buco nella pancia di un bambino in una famiglia piena di dignità e la dispensa vuota. Un’Italia nella quale ci si mette in fila dietro alla bara del boss a Messina. Per dimostrare che la fedeltà è superiore alla paura del contagio.

C’è spazio per tutti in questa Italia. Ma è ora di guardare a quella straordinaria maggioranza di Italiani che ora è tornata a fare cose normali che sanno stupire. Perché questa è l’Italia fatta dagli italiani ai quali abbiamo dato un motivo per stare insieme, stringerci intorno ad una stessa bandiera.

Se il Governo perde questa occasione straordinaria, unica, irripetibile, avrà perso l’Italia.