Malagrotta sicura a dieci anni dalla chiusura: start a gennaio 2024

Tre anni per rendere sicura la discarica che aveva generato inquinamento ed un processo penale. In Campidoglio presentati i dettagli del progetto

A dieci anni dalla sua chiusura sta per partire la messa in sicurezza della discarica di Malagrotta. Il progetto prevede un nuovo polder: cioè la costruzione di una cintura perimetrale in cemento armato. Poi l’estrazione del percolato (cioè i liquami generati dalle immondizie). Verrà convogliato il biogas e sarà trasformato in energia. Infine verrà realizzato il capping cioè la copertura finale con terra ed alberi che stabilizzeranno il suolo e daranno un aspetto diverso alla zona.

I lavori inizieranno a gennaio 2024, avranno la durata di tre anni e costeranno in totale di 250 milioni di euro. I soldi verranno anticipati dallo Stato che poi li recupererà dalla E. Giovi, la società in amministrazione giudiziaria dal 2018 ed in precedenza riconducibile alla galassia di Manlio Cerroni.

Come sarà: il progetto in Campidoglio

Manlio Cerroni. Foto © Benvegnu’ Guaitoli / Imagoeconomica

A presentare il progetto in Campidoglio sono stati il generale dei Carabinieri Giuseppe Vadalà, commissario straordinario di Governo sulle discariche abusive ed il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. Con loro il governatore del Lazio Francesco Rocca, il sub commissario Aldo Papotto e l’amministratore giudiziario di E. Giovi Luigi Palumbo.

Il 27 ed il 31 luglio scorsi sono stati pubblicati dalla struttura commissariale i due bandi di gara per la messa in sicurezza del sito. L’area interessata ha un’estensione di 244 ettari ed che ospita 80 milioni di metri cubi di rifiuti, 20 milioni di metri cubi di biogas e 10 milioni di metri cubi di percolato.

Fondamentale la copertura con il capping, altrimenti il percolato si rialimenta con l’acqua piovana che si infiltra. Inoltre il polder costruito nel 1987, oltre a essere “un muro di contenimento insufficiente perché trasuda” come ha detto il sindaco Gualtieri, ha un’altezza media di 18 metri. Mentre “il corpo dei rifiuti– ha specificato il maggiore Papotto- è a 60 metri.

Due bandi e le soluzioni sul mercato

Foto Marco Cremonesi © Imagoeconomica

Il primo dei due bandi (dal costo di oltre 120 milioni) riguarderà la captazione del biogas e l’emungimento del percolato. “Percolato e biogas saranno emunti, captati e poi trattati- ha spiegato Papotto-. Sarà creato un nuovo impianto di trattamento del percolato e ci affidiamo al mercato per le soluzioni idonee a smaltire il concentrato da percolato attraverso le tecnologie più performanti.

Saranno poi realizzati 600 pozzi per la captazione del biogas. La struttura conta di estrarne 400 milioni di metri cubi in 15 anni. La metà di questi saranno convertiti in energia elettrica che sarà immessa in rete.

In testa alla discarica saranno poi costruire delle vasche di laminazione “per contenere le acque meteoriche. Acque che saranno poi rilasciate nei fiumi laterali e quindi non ci sarà alcun dissesto idrico sui territori.

Il secondo bando (da circa 90 milioni) riguarderà il nuovo polder, il diaframma incastatonato fino a 60 metri sotto terra. Sarà lungo 6,3 km (900 metri in più di quello attualmente esistente) e alto fino a 35 metri. Mentre quello esistente arriva al massimo fino a 25. Il progetto, costituito da più di 350 elaborati, riguarderà la messa in sicurezza e non la bonifica del sito e per questo non saranno rimossi i rifiuti ospitati dalla discarica.

Il principio di precauzione chiesto dall’Ue

“L’unione Europa ci ha chiesto di applicare il principio di precauzione e quindi di preservare i cittadini attorno al sito – ha spiegato Vadalà-. Essendo questo il principio, l’intervento è quello della messa in sicurezza. Se pensassimo di scavare per estrarre i rifiuti dovremmo separarli, ma lo stato dell’immondizia non lo consente. E poi scavare milioni di tonnellate di tutti i tipi di rifiuti non era la cosa migliore per garantire la sicurezza dei cittadini”.

“In questo modo in 2/3 anni se le cose andranno bene garantiremo la messa in sicurezza. Se invece dovessimo scavare le cose andrebbero molto più per le lunghe e i costi sarebbero notevolmente superiori”. Entro il 10 ottobre saranno aperte le buste delle due gare e a gennaio al via i cantieri.

Il rientro dei 250 milioni: le ipotesi al vaglio

L’esproprio dell’area della discarica di Malagrotta e la consegna di questa al patrimonio di Roma Capitale è un’ipotesi in campo per il rientro dei 250 milioni di euro che verranno anticipati dallo Stato. Il conto finale lo dovrà pagare la E. Giovi per la mancata messa in sicurezza del sito di smaltimento aperto nei primi anni 80 e chiuso dall’1 ottobre 2013.

Foto: Carlo Lannutti / Imagoeconomica

Il maggiore dei Carabinieri Aldo Papotto ha spiegato che l’operazione di rientro dal danno in favore dello Stato italiano “inizierà fin da quando saranno impegnate le prime spese. Peraltro, l’esecuzione in danno già c’è e stiamo valutando se fare l’esproprio o meno. La decisione sull’esproprio non dipende da noi, è un percorso complesso”.

Il sito è attenzionato dalla magistratura perché sotto sequestro penale nell’ambito dell’indagine ora diventata processo. Dibattimento per presunti ingiusti profitti incassati per mancato emungimento del percolato prima del luglio 2018. Probabilmente bisognerà procedere di concerto con la magistratura per questo tipo di attività.

L’esproprio, che nel caso verrebbe fatto a beneficio del Comune di Roma per acquisire il sito al suo patrimonio, è “una delle soluzioni per definire l’esecuzione in danno, ma poi c’è l’esecuzione in danno e cioè riavere i soldi anticipati”.

Gualtieri e l’impresa ciclopica, una “nuova pagina”

Roberto Gualtieri (Foto: Andreo Panegrossi © Imagoeconomica)

“La bonifica di Malagrotta è un’impresa ciclopica”. Ne è convinto il sindaco di Roma, Roberto Gualtieri, che ha presentato in Campidoglio i due bandi per la messa in sicurezza dello storico sito di smaltimento capitolino. “È una nuova pagina per Roma, in particolare per la Valle Galeria, che così mette fine a una delle sue ferite più grandi”. Gualtieri ha spiegato come ancora oggi la discarica quando piove continui a inquinare.

“È una costante fonte di inquinamento, c’è una situazione ambientale pesantissima”. In questo quadro il commissariamento è stato una benedizione anche per l’efficienza del lavoro svolto. Il passaggio decisivo è stato quello del finanziamento per partire con le procedure”.

Rocca e la parola fine “ad una storia brutta”

“Si comincia a mettere la parola fine a una storia brutta: il disastro di Malagrotta“. Lo ha detto il governatore del Lazio, Francesco Rocca. “Il commissariamento è la sconfitta degli ultimi 20 anni di politica sul territorio che non ha saputo fare quanto previsto per legge, come è accaduto col termovalorizzatore”.

E ancora: “Roma e il Lazio non renderanno mai abbastanza merito al ruolo svolto da Vadalà e al suo staff per il loro merito è la loro serietà e dedizione”.

Adesso “il buon senso ci eviterà il ripetersi di situazioni analoghe e questo ci impone di lavorare insieme al sindaco per il bene comune sui rifiuti e non solo su Malagrotta. E in chiosa: “Perché Roma ritrovi il prestigio che merita. Stiamo remando tutti in un’unica direzione per il successo di Roma nel 2030 presentandoci con questo biglietto da visita”.