Nonostante l’inflazione le famiglie ciociare restano… formichine

La Banca d'Italia fornisce i dati e la Cgia li analizza: e spiega che la provincia di Frosinone è accezione virtuosa

Roberta Di Domenico

Spifferi frusinati

Lo certifica il centro studi della CGIA, l’Associazione Artigiani e Piccole Imprese di Mestre. Ha pubblicato un Rapporto. È su dati estrapolati dalla relazione annuale della Banca d’Italia di maggio scorso, numeri sui depositi bancari delle famiglie italiane nel periodo marzo 2022-2023.

Il ritorno dell’inflazione ci ha consegnato, tra le altre cose, un Paese con banche dalla maggiore disponibilità e famiglie più povere.

La forbice si allarga

Foto Igor Todisco

Nel 2022 gli istituti di credito del nostro Paese hanno totalizzato, al netto delle imposte, 21,8 miliardi di euro di utili. Praticamente 8 miliardi in più rispetto al 2021 (+58 per cento). Come hanno fatto? Semplicemente esercitando il loro mestiere: raccogliendo il risparmio degli italiani e prestandolo a chi ne ha bisogno. E durante il periodo post pandemia sono stati tantissimi ad averne necessità: per ripartire, per rimodernare, per scommettere sul futuro.

I risparmi delle famiglie italiane, invece, tra il marzo dell’anno scorso e lo stesso mese di quest’anno hanno subito una riduzione pari a 25,2 miliardi di euro. Colpa della speculazione sul prezzo dell’energia, le bollette schizzate: non tanto per le famiglie (che hanno usufruito degli ammortizzatori messi dal Governo Draghi) ma per chi produce qualunque bene. Ed ogni cosa che siamo andati a comprare è costata improvvisamente di più. Perché costava di più produrla. Rosicchiando i nostri risparmi.

Giugno è il mese cruciale

Foto: Imagoeconomica / Carlo Carino

Scatta allora la procedura per raffreddare i prezzi. Questo è solo uno dei tanti effetti economici che ha colpito il nostro Paese a seguito dell’aumento dei tassi di interesse verificatosi in questo ultimo anno. Aumento che, secondo la politica monetaria decisa a Francoforte, ha l’obbiettivo proprio di raffreddare il caro prezzi.

Se a giugno del 2022 il tasso principale di rifinanziamento della Banca Centrale Europea (BCE) era pari a zero, a partire dal prossimo 21 giugno ha toccato la soglia del 4 per cento. Questo vuol dire che, rispetto a 12 mesi fa, coloro che oggi chiedono un prestito o hanno un mutuo a tasso variabile, hanno subito un aumento del costo del denaro particolarmente rilevante.

Diversamente, i tassi di interesse attivi, ovvero quelli praticati sui nostri depositi bancari, sono rimasti pari a zero. Questa situazione, con una inflazione quasi a due cifre, ha contribuito a erodere i nostri risparmi. Va altresì segnalato che l’impennata dell’inflazione ha costretto molti nuclei familiari ad attingere dai risparmi le somme necessarie per fronteggiare il caro vita.

La sforbiciata alle famiglie: ecco dove

Foto © Carlo Carino / Imagoeconomica

L’insieme di questi due aspetti economici, ha alleggerito il conto corrente degli italiani di oltre 25 miliardi di euro. In questo ultimo anno di inflazione record i depositi bancari delle famiglie italiane hanno subito, tra marzo 2022 e lo stesso mese del 2023, una “sforbiciata” da 25,2 miliardi di euro.

A livello regionale le contrazioni percentuali più significative hanno interessato le regioni del Nord: Lombardia e Liguria (-3,5 per cento). Emilia Romagna (-3,9 per cento) e Piemonte (-4,7 per cento) sono le aree geografiche dove le famiglie hanno subito l’erosione più importante.

A livello provinciale, invece, le famiglie più colpite risiedono ad Asti (-8,12 per cento). Seguono quelle di Cuneo (- 7,11 per cento), Biella (-6,81 per cento). Poi Rimini (-6,46 per cento), Vercelli (-5,68 per cento) e Lodi (-4,92 per cento).

Come stanno le cose nel Lazio

Foto: Darko Djurin © Pixabay

La nostra Regione si piazza al 14mo posto su 20, per range di flessione, in percentuale, dei depositi bancari delle famiglie. Di fatto a marzo 2023 nella Regione i depositi bancari (in milioni di euro) delle famiglie ammontano a 117.108. E con una significativa flessione, quindi, rispetto allo stesso mese del 2022, che erano di 117.981 milioni.

Pertanto, con un meno 873 milioni di depositi che equivalgono in percentuale al – 0,7%. E non va certamente meglio nelle Province. Tranne che in una. Roma registra una percentuale negativa dello 0,86%, con meno 810,1 milioni di depositi nel 2023, rispetto allo scorso anno.

Allo stesso modo in negativo sono Viterbo – 0,55%; Latina -0,42%; Rieti -0,20%.

L’eccezione Frosinone: più risparmio

Contrariamente alle altre province del Lazio, la Ciociaria si conferma terra di virtuosi risparmiatori. Facendo registrare un incremento, ancorché piccolo, rispetto allo scorso anno, dello + 0.05%. Infatti a Frosinone a marzo 2022 i depositi erano pari a 8.129,8 milioni.

A marzo 2023 sono stati 8.133,5, quindi +3,8 milioni in un anno, con un incremento in percentuale, come detto, dello 0,05% . Da rilevare che quella di Frosinone è l’unica, insieme ad altre 20 province in Italia, su 107, a far registrare un incremento in positivo nel 2023.

Le altre sono tutte in negativo.