Pane, acqua e zucchero. Come ci salvammo

Non fu una gioventù vissuta sui campi da padel. Molti devono il fatto d'essere arrivati oggi a mettere i capelli bianchi, solo grazie al Ferrochina ed a... pane e zucchero

Lidano Grassucci

Direttore Responsabile di Fatto a Latina

Dio mio come eravamo magri. Scheletri di bambini, bambini scheletrici. I medici ci pompavano di sostegni vitaminici, le nonne facevano quello che potevano con il Marsala nell’uovo sbattuto, con la Ferrochina Bisleri. Ci aiutavano anche con il vino, quello rosso che faceva sangue e lo mettevano, il vino, anche nelle ciambelle. Insomma fummo guidati all’alcolismo fin dalla più tenera età.

Ma restava quella magrezza che la crescita consumava ogni riserva. Magri e tanti, come oggi non si vedono se non nelle favelas del Brasile, o nelle periferie indiane. I ragazzi di oggi non lo possono sapere ma la nostra crescita non fu in club del tennis, in campi da padel, ma a sassate.

Dategli pane e zucchero

Dovevamo pur mangiare, dovevamo pur crescere e allora inventarono un cibo strano, pagano. Un cibo che sceglieva la vita a rischio della carie, ma i denti erano da latte.

Prendevano fette di pane grandi tagliate spesse, ci mettevano lo zucchero sopra che solo così poteva fuggire via e lo “cementavano” alla mollica con l’acqua. Acqua di acquedotto. Pane e zucchero, ancora più risparmiosa di pane e vino che avevano dato a Marcellino.  Quello del film spagnolo del  1954, diretto da Ladislao Vajda.

Quelli meno poveri mettevano al posto dell’acqua l’olio, ma era variante che da noi in pochi si potevano permettere. Lo zucchero bianchissimo con l’acqua ingrigiva e si si faceva perlato in contrasto con la crosta scura del pane.

Ci ha salvato lo zucchero bagnato, ci ha fatto un poco più grossi. Ci ha dato la forza di correre e saltare, di scoprire il mondo.

Ancora adesso quando prendo il caffè chiedo lo zucchero bianco e non spreco neanche un granello della bustina, per gratitudine alla vita che mi ha donato e un poco più dolce che altrimenti sarebbe stato tutto amaro, come amaro è.