Quello strano segnale dall’assemblea del Consorzio

Dietro le quinte dell'approvazione del nuovo Piano regolatore Industriale del Cosilam. Risolve limiti storici del territorio laziale. Ma ci sono state assenze significative. Evidenziano dinamiche politiche, con un possibile cortocircuito

I conti non quadrano. Ed i motivi possono essere due: o l’assemblea dei soci del Consorzio Industriale del Lazio ha voluto mandare un segnale oppure ad alcune associazioni interessa poco dei loro iscritti.

Lo scenario in cui il caso prende forma è la sede della Regione Lazio, la data è quella di mercoledì scorso: in agenda c’è l’approvazione del nuovo piano regolatore industriale di quello che fu il Cosilam – Consorzio Industriale del Lazio Meridionale.

È un documento importante. Strategico per molte imprese. Tanto per fare un esempio: a Casalvieri era impossibile ampliare gli attuali stabilimenti perché non c’erano più volumi industriali; in buona parte del territorio sono esauriti gli spazi nei quali fare logistica e ci sono ancora molte richieste; in alcuni Comuni era impossibile far partire un’attività perché non c’erano aree industriali.

L’unanimità… dei presenti

Francesco De Angelis

Il nuovo Piano regolatore Industriale è stato approvato all’unanimità. Crea quattro aree: una destinata a Parco, una al comparto Logistico – Industriale, una allo sviluppo Agricolo ed Artigianale, una all’attività del bacino marmifero. Soprattutto va a rispondere a quelle carenze e quei limiti oggettivi che erano emersi con il passare degli anni e con lo sviluppo del territorio. Seppure in scadenza, Francesco De Angelis porta a casa un altro risultato determinante per il futuro del territorio.

Il Comunicato che annuncia l’approvazione dice una cosa vera e dimentica un dettaglio. La verità incontrovertibile è che quel documento sia stato approvato all’unanimità, il dettaglio assente è che il voto unanime fosse dei soli presenti. In Aula c’erano alcune assenze: evidenti. Era presente circa il 46% del Capitale. Mancava la Camera di Commercio del Basso Lazio: da sola vale ben il 10% dell’Assemblea; non c’era l’Università di Cassino.

Il segnale politico

Francesco Rocca (Foto: Vincenzo Livieri © Ansa)

C’è un doppio segnale politico che emerge da quella seduta. Per comprenderlo è necessario ricordare un passaggio: e cioè che l’Assemblea dei Soci è una cosa, il Consiglio d’Amministrazione è un’altra cosa.

In questa fase è dimissionario il presidente del CdA Francesco De Angelis: per una questione di coerenza politica. Perché lì ce lo ha messo il centrosinistra di Nicola Zingaretti dandogli una visione strategica, ora in Regione Lazio c’è il centrodestra di Francesco Rocca che legittimamente può avere una visione di politica industriale differente. E quindi può ritenere opportuno mettere in sella un uomo che ritiene adeguato ad interpretare quella visione politica, economica, industriale.

In questi giorni la Regione sta definendo il commissariamento del CdA. Il nome in pole è quello del pro rettore di Cassino Raffaele Trequattrini. Che farebbe il commissario del CdA ma non dell’Assemblea che invece è regolarmente costituita e vigente, avendo approvato nei termini il Bilancio.

L’assenza della Camera di Commercio del Basso Lazio mette a nudo un’evidenza: la maggioranza dell’Assemblea è nelle mani di ex Asi Frosinone, ex Cosilam Cassino, ex Cosind del Sud Pontino. E fa capire due cose.

Il corto circuito

Raffaele Trequattrini

La prima è che la Camera di Commercio con il suo 10% ha un peso determinante e strategico in quell’assemblea. Per metterlo in evidenza avrebbe potuto scegliere un’altra votazione e non quella sul Piano regolatore ex Cosilam, ma in politica questi sono dettagli.

La seconda cosa è che l’Assemblea ha un peso ancora oggi determinante ed il commissario del CdA, sia nella persona del professor Raffaele Trequattrini o sia chiunque altro, dovrà essere necessariamente in sintonia politica con i soci. Altrimenti c’è il rischio di un cortocircuito che potrebbe rendere ingovernabile l’ente.

Resta da capire come va interpretata l’assenza dell’Unicas. Con certezza non è stata un banco di prova con cui testare la tenuta del sistema. Perché il professor Trequattrini non ha in questa fase incarichi nel board universitario, non è più prorettore e non ci sarebbero conflitti con la sua salita al timone del CdA. I prossimi giorni diranno se sia stato un caso oppure un segnale: di assenso o dissenso.