Reno de Medici, un interpello per decifrare la norma

Il tavolo in Regione Lazio sulla chiusura della cartiera Reno de Medici a Villa Santa Lucia. Rischia di impattare sull'intero settore cartario nazionale. L'interpretazione della normativa sugli scarichi industriali e lo smaltimento dei 'fanghi primari' è un rebus. Parte la richiesta di chiarimento ufficiale al Ministero dell'Ambiente.

Il caso Reno de Medici diventa una faccenda nazionale. Lo stop o la ripresa della produzione nella cartiera di Villa Santa Lucia avrà conseguenze per tutti gli altri impianti italiani di quel tipo. Perché la decisione di chiudere la fabbrica e licenziare tutti i 163 dipendenti (circa 300 con l’indotto) è solo la punta di un iceberg che finora era rimasto sommerso.

Sarà un ‘interpello‘ al ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin a definire la vertenza: è quanto emerso questa mattina dal tavolo riunito in Regione Lazio per scongiurare chiusura e licenziamenti. Gli iter sono stati avviati nelle settimane scorse.

Chiarezza sulla norma

Alla base della decisione di chiudere c’è l’interpretazione della norma sugli scarichi industriali. La questione nasce da un’inchiesta della procura di Cassino sul funzionamento del depuratore del Consorzio Industriale sul quale confluiscono gli scarichi delle fabbriche di zona compresa la RdM. L’azienda ha effettuato lavori di adeguamento ai suoi impianti ed il tribunale ha autorizzato la ripresa della produzione, imponendo però una serie di prescrizioni tra cui lo smaltimento di tutti i fanghi.

RdM ritiene che i ‘fanghi primari‘ (la parte che sta in superficie) non vadano smaltiti poiché vengono riutilizzati nel ciclo di produzione del cartoncino in quanto ricchi di fibre.

Sul caso è intervenuta anche la Regione Lazio: ha preso atto dei lavori e rilasciato la nuova Autorizzazione Ambientale. Che però sposa l’interpretazione del tribunale. Non quella della RdM. Così com’è scritta, la legge parla di fanghi. E parla anche di materiali da riciclo. È la classica situazione in cui si crea una zona d’ombra.

Da qui la decisione di procedere con l’interpello. Cos’è? Una richiesta di chiarimento ufficiale fatta prima di compiere un’azione; è un’istanza che il contribuente rivolge all’amministrazione finanziaria affinché quest’ultima dia una valutazione preventiva ad un’operazione economica ancora in corso.

Questione nazionale

 La questione parte da Villa Santa Lucia. ma ha rilevanza nazionale, come è emerso dal tavolo riunito oggi in Regione Lazio con il presidente di Assocarta, l’amministratore delegato ed i vertici aziendali di Reno de Medici, le sigle sindacali. L’interpello al ministero dovrà chiarire in maniera definitiva se i ‘fanghi primari‘ siano un rifiuto o una ‘materia da riciclo‘.

Una questione che avrà conseguenze anche per tutte le cartiere italiane che utilizzano lo stesso processo produttivo. Non a caso nei giorni scorsi il direttore nazionale di Assocarta Massimo Medugno aveva preso posizione. Lo aveva fatto dicendo “È errato parlare di smaltimento in quanto è una nozione che riguarda i rifiuti. Qui siamo in presenza di una reintroduzione di fanghi nel processo produttivo, pratica ampiamente consolidata all’interno della tecnologia cartaria in Europa ed in Italia e sancita dai documenti comunitari”.

Ora toccherà al ministro dire che stanno i fatti. Possibilmente in maniera chiara. E senza zone d’ombra.