Top e Flop, i protagonisti di giovedì 7 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 7 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di giovedì 7 marzo 2024.

TOP

FRANCESCO ROCCA

Lo hanno accusato di essersi alzato e di essere andato via dall’Aula Magna dell’Università di Cassino proprio mentre iniziava il suo intervento il rappresentante degli studenti. Vero. Ma il governatore del Lazio Francesco Rocca non era solo: con lui s’è alzato almeno un quarto dell’Aula e lo ha seguito. Non per snobbare l’intervento. Ma perché il presidente era atteso alla Reno de Medici dai lavoratori che gli avevano chiesto di incontrarlo dopo il decisivo intervento della Regione Lazio per la riapertura della loro cartiera ed il salvataggio di tutti i 163 posti di lavoro.

Lo aveva detto al cerimoniale già nei giorni precedenti: all’Università sarebbe riuscito ad incastrare la sua presenza per circa un’oretta e non di più. Ma questo non è bastato ad evitare le polemiche e le accuse di non voler ascoltare le critiche degli universitari. Invece Francesco Rocca compie un dribbling che spiazza tutti e cancella ogni dubbio: «In considerazione dell’importanza che la mia amministrazione riconosce al mondo accademico, dell’università, della ricerca e soprattutto degli studenti, invito il rappresentante degli studenti dell’Università di Cassino nel mio ufficio in Regione oppure sono pronto a incontrarlo a Cassino alla prima occasione disponibile».

Lo ha annunciato nelle ore scorse, dicendosi «profondamente ferito dalle polemiche strumentali riguardo la mia uscita di scena anticipata dall’inaugurazione dell’anno accademico dell’Università di Cassino. Non c’era alcuna volontà di mancare di rispetto al rappresentante degli studenti. La cerimonia doveva terminare alle 12, ma si è protratta oltre. Ero atteso dai vertici e dai lavoratori della Reno de Medic, successivamente dovevo andare alla Casa della Salute di Pontecorvo e alle 15, purtroppo, dovevo partecipare in forma privata a un funerale a Roma. Impegni di cui avevo preventivamente informato il Magnifico Rettore».

Se avesse voluto evitare il confronto, gli sarebbe bastato dire che aveva l’agenda piena. O semplicemente glissare. Invece no: vuole vedere il rappresentante degli studenti. Perché nel suo intervento ha sollevato questioni di polpa: le borse di studio che non arrivano, gli alloggi per gli studenti che non si costruiscono, gli stranieri costretti a dormire sulle panchine in attesa dei documenti.

Temi sui quali ha già detto di «avvertire il peso della Regione Lazio» per i ritardi. Ma al di là delle eventuali responsabilità, presenti o passate: importante è il segnale che è stato dato. Di reciproco riconoscimento e rispetto. E di dialogo da voler costruire.

Passa lei o vengo io?

GIOVANNI MELILLO/RAFFAELE CANTONE

Hanno scelto di giocare all’attacco e non poteva essere altrimenti. Non poteva non esserlo perché Giovanni Melillo e Raffaele Cantone questo fanno da sempre.

Sono le punte di una lancia che nella trimurti della Legge interagisce con uno scudo e con un maestro d’armi. Il procuratore antimafia ed il capo dei requirenti perugini saranno auditi dal Copasir sul caso di presunto “dossieraggio” in danno di esponenti pubblici, politici e vip. Un controverso fascicolo di raccolta dati nel quale figurerebbe anche il nome di Anna Teresa Formisano, deputato ormai uscito dalla prima linea del fronte politico e totalmente immersa nell’attività di volontariato legata alla ricerca medica e scientifica.

È quello su cui la Lega di Matteo Salvini aveva dissotterrato l’ennesima ascia di guerra ed in ordine al quale ci si aspettava riottosità delle due toghe in punto di procedura. E invece no.

Al di là di torti, ragioni e merito, che non sono assumibili a parametro in questa sede, Melillo e Cantone hanno inviato una lettera sia al Consiglio Superiore della Magistratura che a Copasir ed Antimafia. Vogliono essere ascoltati dal team di parlamentari deputato alla sicurezza dello Stato ed ai servizi.

Lo hanno fatto, come spiega L’AdnKronos, “chiedendo di valutare proprio una loro audizione”. E di farlo. “alla luce dell’inchiesta sul caso di presunto dossieraggio”.

Il Copasir, a quanto si apprende, “già quando uscì il caso e iniziò l’inchiesta di Perugia, chiese alla stessa procura di fornire eventuali elementi”. Solo stralci di competenza, voleva il Copasir. Dato che il fascicolo però era preliminarissimo non si potè fornire nulla.

Ma adesso ci sono i presupposti affinché Melillo e Cantone spieghino cosa c’è dietro il caso. E quale sia il merito vero delle loro decisioni procedurali. Il contesto è strano. E loro sanno che dietro la stranezza c’è sempre un intrigo o qualcosa da approfondire. “Ho chiesto di essere ascoltato – ha detto il procuratore Antimafia – affinché vengano colti i fatti e i problemi e per allontanare il pericolo di disinformazione, di speculazione e di letture strumentali di vicende che riguardano delicate funzioni statuali. Per tacere delle punte di scomposta polemica che sembrano mirare non ad analizzare la realtà e a contribuire alla sua comprensione e all’avanzamento degli equilibri del sistema ma ad incrinare l’immagine dell’ufficio e a delegittimare l’idea di istituzioni neutrali come la Procura nazionale antimafia e magari anche la Banca d’Italia“. 

I due hanno deciso di stare al “gioco”. Giocando all’attacco, come fanno le toghe mastine.

Nulla da nascondere.

FLOP

GIUSEPPE VALDITARA

Giuseppe Valditara (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

“A pensar male si fa peccato ma…”. Insomma, la scelta di queste ore di Giuseppe Valditara è legittima ma vagamente settata su necessità più politico-elettorali che istituzionali. Dove ti va a decidere di andare il titolare di Istruzione e Merito per disegnare un quadro dei progressi (presunti) d’ambito? Già, in Abruzzo, dove fra tre giorni il destra centro che ha espresso Valditara e che lui rappresenta proverà a vincere nelle Regionali.

E si tratta di elezioni cruciali, a contare il clima, il ritrovato campo largo e la scoppola di misura patita da Meloni & co in Sardegna. Certo, non è che un ministro della Repubblica, nei suoi tour, debba tener conto di ogni fattore insinuatorio o contingente. Tuttavia se magari ci facesse un occhio più allenato male male non sarebbe.

Ecco come l’ha messa Valditara sui social: “A distanza di due mesi ho deciso di tornare in Abruzzo per verificare di persona l’avanzamento dei progetti avviati dal Ministero dell’Istruzione e del Merito. Progetti “per rinnovare le scuole, tutelare il diritto allo studio dei ragazzi e contrastare la dispersione scolastica. E per capire, da chi vive la scuola tutti i giorni, cosa possiamo fare di più e meglio”.

Come un passante che casualmente incrocia la lavanderia dove ha lasciato i pantaloni e dato che “ci si trova” entra. Ma va? “Siamo convinti che l’istruzione sia la leva decisiva per lo sviluppo”. Pleonastico ma bello, e soprattutto perfettamente in endorsement con la mistica degli slogan da voto a cui la premier ha assoggettato tutto il suo staff. Meloni non può permettersi di perdere in Abruzzo perché la scoppola sarda porta le sue impronte, e teme Matteo Salvini forse ancor più del campo largo avverso.

Passavo di qua e sono entrato…

Perciò Valditara è scattato in avanti in modalità giannizzera. “Siamo impegnati sin dall’inizio del mandato governativo a offrire agli studenti le migliori opportunità formative e di lavoro, dal docente tutor al programma Agenda Sud”. E vai di elenco: “Dal potenziamento delle Stem all’investimento sulla formazione tecnica e professionale. I giovani sono il nostro futuro, investire su di loro e sull’intero sistema scolastico che per loro lavora è il nostro impegno”.

Al di là del merito, che non è in discussione in questa sede, lo spottone pre-voto risalta come uno scarafaggio su una torta alla panna. “A oggi per le scuole dell’Abruzzo sono stati messi a disposizione fondi per un totale di oltre 478 milioni di euro; di questi, più di 321 milioni sono destinati all’edilizia scolastica”.

Due mesi prima o due mesi dopo sarebbe stato solo giusto, oggi è ancora giusto, ma in tutt’altra ottica. Quella politica, non certo istituzionale.

Ministro a orologeria.

GIANLUCA QUADRINI

Una cosa è l’apparenza, cosa ben diversa è la sostanza. Se si dà sfogo all’apparenza senza curarsi della sostanza quando si ha un ruolo istituzionale, il rischio è quello di confondere i cittadini. O peggio ancora. Dare l’impressione di non avere la minima cognizione delle cose di cui ci si sta occupando.

Un rischio che sta correndo il presidente del Consiglio Provinciale di Frosinone, Gianluca Quadrini. Nelle ore scorse, in uno dei molteplici comunicati con cui quotidianamente aggiorna le redazioni sulle sue attività istituzionali, ha informato d’avere incontrato il segretario generale dell’Arpaf, un’associazione di appassionati che sostiene la necessità di fare un aeroporto civile a Frosinone quando il 72° Stormo dell’Aeronautica lascerà il Moscardini.

La nota si premura di far sapere che “Durante l’incontro ci si è confrontati sul  collocamento e sul percorso istituzionale dell’aeroporto civile di Frosinone, individuando nel capoluogo il giusto territorio che può ospitare questa importantissima struttura”. È una delle fesserie più solenni che si potessero dire. Non a caso il presidente Luca Di Stefano ha avviato l’iter per avere un in contro formale con Enac, che è l’Ente Nazionale per l’Aviazione Civile Italiana: lo farà in sede di Comitato per la Ripresa e lo Sviluppo.

Equipaggio del 72° Stormo elicotteri Frosinone

Lo ha fatto per avere una risposta ufficiale sul futuro del Moscardini. Che Enac potrà dargli ma solo pro tempore: cioè fermando le bocce ad oggi. E qualcuno dovrebbe dire a Gianluca Quadrini che le bocce non sono ferme. Come dimostra l’interlocuzione in atto all’interno dell’Aeronautica: il trasferimento della Scuola Volo Elicotteri è al centro di una verifica sugli effettivi risparmi che porterebbe. Messi in discussione in tempi recenti.

Inoltre, l’Italia è coinvolta in una guerra a macchia di leopardo che è in corso da quasi due anni in giro per il mondo. Se non è chiaro: lo Stabilimento Militare Propellenti di Fontana Liri è tornato strategico per la produzione delle polveri indispensabili all’artiglieria, perché abbiamo esaurito le scorte di proiettili come aveva annunciato un anno fa Alessioporcu.it (Leggi qui). A Cassino è andato via dalla caserma Lolli Ghetti la scuola per gli allievi sottufficiali dell’80° Fanteria: al suo posto però è arrivato un reggimento di guerra elettronica per dotare l’Esercito di droni, come sta insegnando il fronte Ucraino. (Leggi qui).

Per sapere cosa succederà al Moscardini basterebbe consultare Agenzia Industrie Difesa. Frosinone non diventerà un parco voltaico né un immenso campo da golf. E nemmeno un aeroporto civile. La situazione internazionale in questo momento impone altre scelte. Parte delle quali sono in itinere.

E quando finirà la guerra? Enac si è già espressa: Frosinone non è adatta ad ospitare un aeroporto civile. Perché ha gli stessi limiti che determineranno la chiusura di Ciampino: è in mezzo ad una città, non ha intorno gli spazi necessari per contenere una sua eventuale crescita. Nascerebbe già rachitico. Lo scrive Enac, nella sua relazione sul futuro degli aeroporti italiani.

Tutto il resto è fuffa.