Top e Flop, i protagonisti di martedì 26 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 26 marzo 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì 26 marzo 2024.

TOP

TOMMASO FOTI

Da capogruppo di Fratelli d’Italia alla Camera si è per lo più distinto per una linea comunicativa ortodossa come la formazione in cui milita. Un po’ è stata faccenda fisiologica, perché Tommaso Foti tutto sommato quel ruolo ha e ce l’ha per casella politico-istituzionale. Tuttavia a merito dello stesso va detto che le sue ultime affermazioni sul caso del dossieraggio hanno rappresentato un elemento certo di valutazione.

Spieghiamola: di solito – e piaccia o meno – quando nel mainstream calano le parole ed i concetti delle truppe di Giorgia Meloni un rischio si materializza cupo e tridimensionale. Quello per cui i quadri e la classe dirigente della premier spesso non sono all’altezza della leader.

In questo modo l’intensità del concetto aumenta ma la sua profondità decresce in maniera inversamente – e spesso tragicamente – proporzionale. Questo non solo non fa bene alla dialettica politica che dovrebbe aspirare sempre ad essere di rango. No, non fa bene soprattutto alla Meloni, che appare come una specie di George Patton in una caserma di marmittoni alla Alvaro Vitali.

La lucidità necessaria: specie a FdI

Con Foti questo di solito non succede e non è accaduto neanche con il caso dossieraggio, che pure è roba urticante e polarizzatrice assai. “Le rivelazioni di Andrea De Gennaro in audizione mi sembrano importanti. Perché rafforzano l’ipotesi che Striano non abbia agito da solo nell’inchiesta sull’illecita attività di dossieraggio”.

Il senso è che c’è stata probabilmente una gerarchia ed è fatto quasi accertato. “De Gennaro conferma l’esistenza di una scala gerarchica e di figure di autorità superiori, che avevano anche il compito di controllare il lavoro che Striano svolgeva. Mi aspetto che alcune domande trovino risposta lunedì con l’audizione di Carbone della Dia”.

Ieri è stato il giorno cruciale per lo spinoso caso e Foti ci ha preso. “E’ chiaro che Striano accedeva alle banche dati in quanto finanziere in forza alla Dna. Comunque, che ci fosse qualcuno a tirare i fili penso che sia chiaro”. La chiosa era stata profetica: “Far passare la favoletta che Striano facesse tutto da solo è davvero da commedia dell’assurdo”.

Lucido e poco “partigiano”.

LUCA FANTINI

Luca Fantini

Tra le caratteristiche del Segretario c’è anche quella di saper tacere. Per lasciar decantare. Soprattutto quando c’è in atto un cambio di scenario che crea fermento, solleva in aria una nuvola di discussioni potenzialmente divisive. Da un anno a questa parte il Partito Democratico nel Lazio è stato attraversato da una radicale fase di riassetto: necessaria, indispensabile, conseguente alle lacerazioni che hanno contribuito alla perdita del Lazio nelle scorse Regionali.

Altrettanto lo è stato il Pd nazionale con la scelta coraggiosa di affidarsi ad un Segretario che fino a poco tempo prima nemmeno aveva la tessera del Partito. La conseguenza è stato l’immediato cambio di orizzonte, l’allargamento dei confini, l’individuazione di nuove alleanze. Le prossime Europee diranno se la linea è capace di portare più consensi di quelli che inevitabilmente farà perdere.

Il Segretario provinciale di Frosinone Luca Fantini in questo anno ha affrontato il riassetto regionale, spianato la strada verso il conseguente riassetto provinciale, atteso la totale decantazione. Ed ora ha avviato il tour con il quale riportare il Partito a contatto con la sua base: senza ipocrisie, senza facili soluzioni. Come avvenuto nei giorni scorsi ad Anagni ed a Ceccano: dove proprio la base ha fatto notare che in aula non c’erano under 30 e non c’erano visioni capaci di andare oltre.

È dal confronto senza rete che traeva la sua forza il Pci, che nelle riunioni in Sezione aveva la capacità di ascoltare tutti e la forza per riuscire a dare a tutti una risposta. Un po’ come avvenuto a Ceccano quando uno dei presenti ha chiesto la parola per dire come la pensava «perché – ha detto – era da tanto tempo che volevo farlo». È esattamente questo il segnale che un Partito sia ancora vitale: la sua capacità di coinvolgere e voler essere ascoltati da lui reclamando una risposta. È quello che Luca Fantini sapeva di dover cercare.

L’avvio della lunga marcia.

FLOP

ELLY SCHLEIN

Elly Schlein (Foto: Giulia Palmigiani © Imagoeconomica)

Un casino, un mezzo casino certificato. E’ quello che si sta trovando di fronte Elly Schlein e sul quale grava l’ombra di certe specifiche faccende attribuibili alla sua condotta. Su cosa? Sul difficile gioco di incastri per tirar fuori la migliore squadra da mettere in campo per le Europee di giugno del Partito Democratico.

Premessa: la leader del Nazareno paga pegno ad una cosa che prescinde di molto il suo ruolo, la sua persona e le sue rotte. E quella cosa si chiama Partito Democratico, cioè una formazione politica che per sue natura, non per processi degenerativi, è composita al limite del caotico.

La rivolta delle uscenti

A scendere in campo sarebbero state in queste ore le europarlamentari uscenti. Contro cosa? Quello che poco piace sarebbe la discesa in campo di Schlein. Nella difficile griglia della ricandidatura ci sono personaggi del calibro di Pina Picierno, Irene Tinagli, Elisabetta Gualmini, Alessandra Moretti. E tutte rischiano di non farcela perché la presenza di Schlein anche se non da capolista comunque fa ombra. Secondo molti media le insorte ci stanno andando giù molto, ma molto dure.

E proprio su un tema che per la Schlein è urticante ancorché metaforico. “È un femminicidio politico delle uscenti: ma più in generale delle candidate donne del Pd”. Lo sfogo sarebbe stato riportato in alcune chat.

Il gioco delle preferenze
Elly Schlein (Foto © Ansa)

Ma cosa starebbe accadendo di preciso? Per le Europee d giugno si potranno dare tre preferenze con l’alternanza di genere. Perciò “se si danno due preferenze, una deve essere per un uomo e una per una donna. Se tre, una o uno almeno deve essere donna o uomo. Pertanto il meccanismo è che se la capolista sarà donna, come pare, poi c’è un candidato uomo, poi Schlein.

E quindi? Semplice e per molte candidate uscenti drammatico: “Il grosso delle preferenze andrà alla capolista e alla segretaria. E ci sarebbe anche un altro aspetto che in queste ore e nella settimana di passione sono “croce” per la leader dem. E’ quello delle “capoliste esterne”.

Nomi laici come quelli di Cecilia Strada nel Nord-ovest e Lucia Annunziata al Sud saranno anche perfetto endorsement al civismo strategico. Ma sono anche, dato il forte appeal di quei nomi, possibile salasso per le altre candidate.

Insomma, Elly Schelin non sa se vincere perdendo pezzi rosa del suo partito o perdere lasciando correre gli stessi. E non ha ancora risolto il dilemma.

Un altro rebus per Elly.

CARLO NORDIO

Carlo Nordio (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Senza indecisioni, dritto per la sua strada: il Guardasigilli Carlo Nordio ha inserito nel nel Ddl di attuazione della legge Cartabia la visita psico attitudinale per chi vuole diventare magistrato. In pratica, oltre ad essere preparati in tutte le branche del diritto, essere abili nell’interpretare la norma ed applicarla al caso specifico, avere la capacità di aggiornarsi alle più recenti indicazioni della Cassazione, i nuovi magistrati dovranno avere un certificato che ne attesti l’idoneità psichica e mentale a svolgere le funzioni.

Il limite è proprio questo. Perché farlo solo a chi vuole entrare e non anche a chi è già entrato? Perché un conducente di autobus deve sottoporsi a test ogni anno sulla sua idoneità a trasportare centinaia di persone ogni giorno? E perché altrettanto deve fare un pilota di aerei dalla cui lucidità dipende la vita di centinaia di passeggeri? La norma che prevede la visita psico attitudinale per i magistrati dovrebbe essere la regolarità già da tempo. E per dirla tutta andrebbe estesa anche ai giornalisti, ai chirurghi, a tutti quelli che con il loro lavoro quotidiano hanno nelle mani la vita o la reputazione delle persone.

Per gli psicologi è obbligatorio un periodo di terapia biennale, con il quale verificare il loro livello di logoramento. Estendere la visita a tutti e farla ripetere ogni anno sarebbe importante perché tanto i magistrati quanto gli autisti, i giornalisti, chi maneggia un’arma, sono sottoposti ad attività logorante. E siccome ciascuno di noi è la sommatoria delle sue esperienze, delle sue delusioni, dei suoi successi, ritenere di poter restare asettici quando si sceglie, si giudica, si guida o si scrive è pura presunzione.

Se poi c’è il sospetto che la visita possa essere un pretesto per sbarrare l’attività ad un valido operatore del diritto, della strada, dell’informazione, si disponga lo stesso obbligo che c’è per gli psicologi. Ogni due anni un ciclo di verifica, per testare il logoramento A garanzia di se stessi e degli altri sui cui beni, libertà, diritti, si può andare ad incidere con il proprio lavoro.

Così com’è, la norma proposta dal Guardasigilli, rischia di essere solo un trappolone.

Si allunghi e parliamone.