Top e Flop, i protagonisti di martedì quattro luglio 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì quattro luglio 2023.

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di martedì quattro luglio 2023.

TOP

MAURIZIO LANDINI

Maurizio Landini (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

Porta il nome di una famosa marca di macchine agricole e nel suo caso “nomen omen” pare roba fatta e caduta a fagiolo. Maurizio Landini non è mai stato così tondamente definito come in questi mesi nel su ruolo di “guardiano sociale” delle scelte del governo Meloni. Lo fa con la sua consueta grinta e lo fa con quello stile che sottintende una cosa cavalleresca e di etichetta. Ma che non toglie tigna alla sua azione, anzi, ne innalza le quotazioni.

E’ stato il primo Segretario della storia in quota Cgil ad invitare una premier leader di un Partito di destra a casa sua. Cioè dove a cantare “Bella Ciao” non ci sono sbriciolatori di tartine con le mani curate, ma gente che porta la tuta ed ha più calli che pensieri, anche se di pensieri ne ha tantissimi.

La linea di Landini è netta ed è quella di chi non solo conosce gli strumenti di contrasto che ha, ma non ha remore nell’utilizzarli ove non di andasse a meta in contrattazione. E ha detto: “Non escludo nulla, anche se lo sciopero generale non risolve tutti problemi”. Landini ha giri bassi di motore ma ci mette una forza inesorabile: “Una situazione di questo genere non è più tollerabile, va cambiata, bisogna ribellarsi“. Il tema-usta è quello dei lavoratori della sanità e dei giovani precari. Faccende che non sono calde, ma roventi più dell’estate di oggi e dello stereotipato “autunno caldo” che verrà.

“Questo governo non riconosce al sindacato il ruolo di un soggetto con cui negoziare e trovare una mediazione. Ha la maggioranza nel Parlamento ma non ha la maggioranza nel Paese, e pensa di usare questa maggioranza datagli da un sistema elettorale per cambiare il fisco, la sanità, addirittura la Costituzione.

E le manifestazioni dei giorni scorsi, non ultima quella di pochi giorni fa a Roma? Solo la punta dell’iceberg. Iceberg che è vulcano al contempo: “La mobilitazione continuerà. E non ci fermeremo”. E c’è da credergli.

Trattore.

SARA BATTISTI

La concretezza impone di essere pratici e concedere pochi spazi alla teoretica. Sostanza. Talvolta a discapito della forma. È così che si arriva sull’obiettivo. E Sara Battisti ha fatto della consistenza un modello di vita, anteponendola all’apparenza. È così che da leader di una componente minore dei Ds, dopo avere scalato tutte le tappe, si trova da ieri a governare la più grande area di pensiero Dem nella provincia di Frosinone: Pensare Democratico.

A designarla è stato il patriarca, il fondatore, l’uomo che quell’area di pensiero l’ha concepita, creata, strutturata e fatta crescere fino a diventare pilastro di un grande progetto regionale. Francesco De Angelis ora è Presidente Regionale del Partito Democratico del Lazio: inopportuno essere anche il leader di una sola parte, indicativo voler essere l’uomo a disposizione di un intero Partito.

Non c’è stata esitazione, nello scegliere l’erede. Perché Sara Battisti è un erede naturale. Quest’area del Partito Democratico è una chiesa, nella quale Sara Battisti ha iniziato a frequentare fin dall’adolescenza: movimento giovanile, scuola del Partito, guida dei giovani del Lazio, Segretario provinciale, Vice Segretario Regionale del Lazio. Senza regali e nemmeno sconti: in politica non sono previsti.

Parte dall’area di sinistra dei Giovani Turchi, si costruisce uno spazio politico suo: sfida Francesco De Angelis, giungono ad un compromesso. In politica la contaminazione è segno di crescita: con il tempo lei entra in Pensare Democratico, con altro tempo convince De Angelis ad avvicinarsi all’area di Orfini presidente nazionale del Pd renziano. Finisce che Pensare Democratico diventa sempre più autonoma, sempre più egemone, senza vassallaggi ma capace di generare Rete Democratica la nuova super componente laziale.

Senza ipocrisie: e Mauro Buschini? È un tattico, abile come pochi: senza di lui forse nemmeno sarebbe nato il Patto d’Aula che sei anni fa consegnò una maggioranza a Nicola Zingaretti. La Strategia è componente che precede la tattica prima di affidarle totalmente il campo. E Sara Battisti ha dimostrato in questi anni di esserne pratica. Con risolutezza, a costo di sembrare ruvida. Ma è il prezzo da pagare se si vuole raggiungere la vetta.

Se si lega i capelli è Nilde della parti nostre.

FLOP

MARTA FASCINA

Marta Fascina (Foto © Imagoeconomica)

Scomparsa dai radar e non solo per un garbo che le riconoscono tutti, ma anche per una sorta di “sindrome della favorita” che ne ha reso la posizione molto simile a quella di tutte le figure comprimarie quando quelle primarie vengono meno. Marta Fascina sta lasciando da troppo tempo ormai la palla in mano alle “bande” di Forza Italia.

E attenzione: stiamo parlando degli azzurri del dopo Berlusconi. Sono fratti, reciprocamente livorosi, resi audaci dalla morte del leader e al tempo stesso impauriti dalla stessa. Perciò implicitamente abilitati a colpi di testa, letture sicarie ed a ribellioni che solo un quadrimestre fa sarebbero state impensabili, con il Cav in vita.

Il ruolo della Fascina in Forza Italia sembra essersi accovacciato comodo nella nicchia del “farà quel che crede meglio fare”. E lei per il momento non ha fatto nulla per smentire questa lettura che le rende poco onore, come persona e come deputata.

Antonio Tajani non esce dal loop della “libertà di scelta”, che a ben vedere è quello della collocazione di cantuccio senza far danni, e l’impressione è che la Fascina stia permettendo che di lei ne dicano altri.

In questo modo la compagna di Silvio Berlusconi non fa altro che asseverare quelle letture infide per cui era solo la “compagna del Ceo”, intoccabile per la sua posizione e non per le sue skill. ripetono come un mantra che ”sarà lei a decidere cosa vuole fare”. Da parlamentare non ha presenziato a ben due commemorazioni ufficiali dell’ex premier in Parlamento.

Non è andata alla prima riunione dei gruppi di Camera e Senato dopo la morte del Cav e non ha rilasciato dichiarazioni, né messo in atto strategie sotteranee di cui sia giunta parziale menzione ai media. Media che, confusi, immaginano per lei un evanescente ruolo di “garante della volontà del presidente Berlusconi”. Da Villa San Martino, dove Fascina risiede, non trapela nulla se non il brokeraggio” sui reali rapporti con la famiglia del Cav.

Il tempo passa e Marta Fascina deve decidere, al di là del suo sacrosanto (e genuino) strazio di vedova, cosa fare del lascito più importante dell’uomo che ha amato: una vita politica attiva e di rango, in cui avere un ruolo sia la conseguenza indiretta di ciò che si aveva e diretta di ciò che si è sempre avuto.

Batti un colpo (politico).

KRISTALIA RACHELE PAPAEVANGELIU

Al di là della sostanza delle critiche: è lei la nuova linea del fronte sulla quale si concentreranno i colpi degli avversari dell’amministrazione guidata dal sindaco di Alatri Maurizio Cianfrocca. Non solo quelli delle opposizioni. Ma anche quelli di chi quel sindaco ha contribuito ad eleggerlo ed ora ha deciso di passare la linea del fronte. E sospendere il proprio appoggio. Come hanno fatto i Fratelli d’Italia Antonello Iannarilli e Gianluca Borrelli.

Kristalia Rachele Papaevangeliu è politica esperta. C’è il suo nome accanto a quello del neo costituito movimento di Matteo Salvini quando si riteneva che il federalismo della Lega non potesse scendere sotto Firenze. C’è lei in tutte le fasi di sviluppo e crescita sul territorio, della Lega tornata tutt’uno con Salvini.

Proprio quell’esperienza insegna che in politica non si può avere il consenso unanime: Sadat diceva che metà avrebbe amato e l’altra metà avrebbe odiato. Ma le contestazioni sollevate dagli avversari sono tante e concrete. E le risposte fornite finora sono state evanescenti. Forse per scelta, forse per riservare il tutto alla sede naturale del Consiglio Comunale.

La richiesta di dimissioni non avrà seguito: è un istituto che in Italia risulta dismesso. La preoccupazione quindi non deve essere né politica né amministrativa. Ma trascorrere l’estate dovendo raccogliere il fuoco di fila di opposizioni e parte della maggioranza è come la prospettiva di andare in vacanza a Ravenna e non avere in borsetta un flacone di Autan.

Prospettiva molto fastidiosa: attenzione alle punture.