Top e Flop, i protagonisti di sabato 23 settembre 2023

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 23 settembre 2023

Top & Flop. I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 23 settembre 2023.

TOP

BENEDETTO VIGNA

Benedetto Vigna (Foto: Giuliano Del Gatto © Imagoeconomica)

C’è qualche vantaggio in più, oltre a quelli indubbiamente estetici ed economici, nell’essere il Ceo di Ferrari? Ovviamente sì, ed uno di quei vantaggi aggiuntivi sta tutto nel fatto che la capacità di diagnosi sull’automotive è decuplicata. Lo è perché se sei alla guida non di una Ferrati, ma della Ferrari, hai una visione ampia. Ampia e circostanziata.

Ecco, Benedetto Vigna ha dato un obiettivo alla casa di Maranello ed è un obiettivo per certo versi spiazzante. “L’obiettivo di Ferrari è raggiungere la neutralità carbonica entro la fine del decennio”. L’amministratore delegato del Cavallino ha chiaramente detto che il motore per antonomasia sta per scomparire dall’orizzonte strategico di un marchio che a quella tipicità ha legato la sua fama, e la storia mondiale.

Perciò il messaggio è evidente: “Se lo fa Ferrari…”. Il costruttore modenese quindi scommette tutto sull’abbattimento delle emissioni di Co2. E Acea (European Automobile Manufacturers’ Association – l’Associazione Europea dei Costruttori di Auto) ha diffuso un recente video sul tema.

Cosa non piace invece a Vigna? Il nuovo standard Euro 7. Da un lato l’Ue spinge per rendere obbligatorio il nuovo standard sulle emissioni Euro 7 già dal 2025, dall’altro ci sono remore. Remore di quelli come Vigna: “Procedere con l’Euro 7 come attualmente concepito distrarrebbe l’attenzione del nostro team e dei nostri fornitori. Il nostro suggerimento è di accelerare sull’elettrificazione. Non abbiamo tempo per distrazioni”.

Perché il segreto è sempre quello: accelerare più di tutti, anche sulla Storia, e sul punto in cui progresso e ambiente si tengono per mano.

Fuoriserie.

SARA BATTISTI

Sara Battisti

La concretezza. È elemento fondamentale, basilare, angolare. Cosa che è sempre meno a portata di mano nel Partito Democratico di oggi. Che sembra uscito da una pagina della letteratura di Cervantes: come quelle del “Dialogo tra Babieca e Ronzinante“. Che erano rispettivamente il nobile cavallo del condottiero Cid Campeador e l’ossuto cavallo di Don Chisciotte. Sembra di sentire il Segretario Elly Schlein quando il forbito Babieca guarda la magrezza dell’altro e gli dice Sei metafisico”. E Ronzinante di rimando: “No, è che non mangio”.

In un Pd che discute di Ius Soli, settimane lavorative di 4 giorni, diritti e maternità surrogate, Sara Battisti si ricorda che tutto questo è centrale ma solo nel momento in cui si ha la pancia piena. E migliaia di giovani neo laureati nel Lazio faticano a riempirsela quella pancia. Perché una volta appeso il fatidico pezzo di carta arriva il momento di lanciarsi nel mondo del lavoro, mettenbdo in pratica quanto si è appreso.

Ma per un giovane, confrontarsi con l’affitto di uno studio da aprire senza avere uno straccio di clientela sulla quale appoggiare i costi è impossibile. Così ha presentato una proposta di legge per abbattere gli affitti degli ‘Spazi di lavoro collaborativi per persone fisiche, soggetti dotati di Partita Iva, microimprese e Piccole e Medie Imprese‘. L’iniziativa è stata messa a punto con gli ordini professionali.

La proposta – spiega l’onorevole Battisti – nasce per sfatare una convinzione falsa secondo la quale i professionisti sono una categoria di lavoratori agiata. La realtà dei fatti è diversa ed è composta da migliaia di giovani alle prese con i costi d’avviamento di uno studio per svolgere le diverse attività”. 

La proposta punta a favorire la creazione di spazi condivisi di lavoro nelle strutture di proprietà della Regione Lazio in grado di offrire postazioni e servizi a lavoratori autonomi, microimprese e Pmi con l’obiettivo di sostenere queste categorie di lavoratori. Prevede inoltre appositi voucher di accesso per favorire l’abbattimento dei costi dei canoni di locazione per l’affitto di uffici. 

 Il mondo del lavoro laziale è fatto sempre meno da tute blu e sempre più da precari. Ed essersene accorti, avere formulato una proposta per sostenerli, significa che la barra del Pd è stata spostata verso il mondo reale prima che quello teorico.

Primum vivere deinde philosophari

FLOP

Carlo Calenda (Foto: Carlo Lannutti © Imagoeconomica)

CARLO CALENDA

A prescindere da come la si pensi i guizzi di Carlo Calenda sono stati più ossigeno che cloroformio per la politica italiana. Ed è esattamente per questo motivo che quando poi quei guizzi “stagnano” uno magari ci rimane male. Calenda è appena reduce da uno scontro su La7 con il direttore de La Stampa, scontro la ribasso sui numeri del suo partito e sulle vendite del quotidiano torinese.

Il leader di Azione riesce a sommare una grande quantità di meriti in ordine ad un modo di fare politica concreto a cadute tecniche che sembrano mandarlo in contraddizione palese rispetto al suo stesso dna politico. E dato che il mantra di Calenda è la praticità e quanto Mario Draghi di essa ne abbia fatto Verbo Pratico, alcune su affermazioni lasciano perplessi.

La posizione di Azione Calenda sull’abuso d’ufficio ad esempio è netta: “Noi voteremo per la sua abolizione”. Perché è “un reato che ha creato disastri in Italia. Il problema è la scomparsa della realtà”. Poi l’ha spiegata: “Se l’abuso d’ufficio lo propongono i sindaci del Pd va bene ma se lo propone la maggioranza no. Questa cosa non esiste”. E su Giorgia Meloni Calenda è stato arguto, o ha creduto di esserlo.

Perciò anche sul tema migranti l’ha messa giù molto concreta con tweet praticone in punto di saggezza non ideologica. E sulla premier ha spiegato: “Io credo che la Meloni sia entrata a Palazzo Chigi sulla soglia dell’ufficio che era di Draghi vestita da Meloni e si è cambiata mettendo il vestito da Draghi. La prima legge di Bilancio è responsabile, in termini di saldi e non l’avrei fatta nel modo in cui l’ha fatta in termini di priorità, ma è una legge responsabile”.

Ma allora Mario Draghi cos’è per Carlo Calenda? Un faro da seguire se lo segue lui e un comparativo di banalità ed opportunismo Ue quando lo seguono gli altri? Non è il caso di cassare le analisi giuste e smetterla di litigare con Giannini ad Otto e Mezzo. Poi voltar pagina ed agire, che è la resa verbale all’infinito di Azione?

Si è vestito da Nordio.