Top e Flop, i protagonisti di sabato 24 febbraio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 24 febbraio 2024

I fatti, i personaggi ed i protagonisti delle ultime ore. Per capire cosa ci attende nella giornata di sabato 24 febbraio 2024.

TOP

MICHELE DE PASCALE

Michele De Pascale (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Ha fatto un capolavoro di ecumenicità e, a ben vedere, ha dato una lezione a tutti. Michele De Pascale è Presidente dell’Unione delle Province Italiane ed ha messo la parola fine ad una faccenda molto partigiana. Cioè a cosa? Alla verbosa e petulante questione di chi dovesse mettere cappello ai fondi Pnrr arrivati all’Italia per una “renaissance” che ovviamente non sarà facile.

Ed a maggior ragione che in cifre e patenti di attribuzione avrebbe dovuto godere di una maggior serenità in dialettica. Ma sperare che in questa Italia polarizzata la dialettica vada a registro sui toni legittimi del confronto è come sperare che i mobili di casa non prendano polvere. Perciò De Pascale, da buon tecnico e da ravennate doc, cioè diplomatico al cubo, ha salvato capra, cavoli e zolle.

E lo ha fatto al termine della Cabina di Regia convocata da Raffaele Fitto sulla quarta relazione del Piano. Leggere e godere, please, roba che neanche Fanfani l’avrebbe messa giù così bene. “Gli investimenti di quasi 3 miliardi di euro PNRR assegnati alle Province per costruire nuove scuole sicure, accoglienti, moderne stanno procedendo con una tempistica pienamente in linea con quella fissata dal PNRR”.

Meglio di Fanfani

Poi l’enunciazione: “Ci sono 1725 progetti eccellenti che avanzano spediti e senza ritardi. Un risultato di cui siamo fieri e che abbiamo condiviso oggi con il Ministro Fitto.

Eccolo, il capolavoro che non fa nemici e non crea occasioni di astio di ritorno quando presiedi un ente che cumula tutte le formule possibili di governo. E che mette le pastoie a tutti i garretti: “Il PNRR è stato ottenuto dal Governo Conte, predisposto dal Governo Draghi e ora è attuato dal Governo Meloni”. Me-ra-vi-glio-so: in un sol colpo De Pascale si è briscolato tutti i soloni che da mesi ringhiano per appoggiare il cappello sul salvadanaio d’Italia. Ed al tempo stesso si è messo al riparo da critiche o rappresaglie verbali.

Di chi oggi comanda, di chi comandava prima e di chi non ha mai spesso di comandare. “E’ una sfida del Paese che ci vede tutti impegnati nel raggiungere un risultato. La collaborazione tra le istituzioni che ha distinto questo percorso è la chiave per vincere questa sfida.

E niente, alla quinta parola franco preposizioni era già scattato l’applauso, e Gianfranco Rotondi pare abbia avuto visioni mistiche.

Tutti felici, tutti zitti.

TOMMASO MIELE

(Foto: Andrea Panegorossi © Imagoeconomica)

Per inaugurare un anno giudiziario servono tre cose in fila: una Giustizia che funzioni o che aspiri a funzionare meglio. Una toga delle grandi occasioni ed un argomentare implacabile che il claim di grandi occasioni lo rispetti. Perché quel che si dice quando si aprono i “sigilli” resta come rotta.

E come memento per ciò che poi eventualmente non accadesse. Lo sa benissimo Tommaso Miele, a cui è toccato l’onore-onere di dire la sua come presidente della Corte dei Conti del Lazio. Attenzione: quello di Miele non è stato un elenco diligente, ma una fotografia, a tratti impietosa, a tratti fedele alla mission ed alla sua importanza.

“Con specifico riguardo alla responsabilità amministrativa, nel corso del 2023 sono stati definiti 140 giudizi e sono state emesse 138 sentenze e 20 ordinanze istruttorie. Nello specifico “la Sezione giurisdizionale per il Lazio ha tenuto 99 udienze (udienze collegiali e udienze monocratiche per le convalide dei sequestri conservativi). Le udienze camerali per le istanze di rito abbreviato ex articolo 130 del Codice di giustizia contabile sono state 20. E le udienze monocratiche dei giudici monocratici delle pensioni sono state 60″.

Paura di firmare ed obblighi della toga
Tommaso Miele (Foto: Sara Minelli © Imagoeconomica)

Al di là delle elencazioni codine quello che Miele ha voluto far passare è altro: il dato scomodo per cui spesso non è la Giustizia che è in affanno, ma la Legge come sistema complesso che aspira a realizzarla. E per motivi molto più pratici di quanto non si creda in mainstream. E il dato sulla recente abrogazione del reato di abuso d’ufficio è la prova provata dell’equilibrio perfetto che deve esserci fra necessità di Norma ed esigenze di agility operativa.

Per Miele la seconda non deve mai, mai e poi mai dequalificare la prima. “La paura della firma esiste, ma la soluzione non è certamente quella di eliminare o di attenuare le responsabilità di chi è chiamato ad amministrare la cosa pubblica. Ed a gestire ingenti somme di denaro pubblico, e tollerare che tali somme vengano gestite con superficialità e leggerezza. Perché in un Paese moderno e democratico autonomia e responsabilità sono una endiadi inscindibile”.

Essere rapidi, efficienti e in linea con la mission non deve significare perciò essere abulici o semi negazionisti rispetto alla polpa del proprio mandato. E la politica farebbe bene a tenerne conto, perché è di conti che si parla, i Conti che fa la Corte che presiede Tommaso Miele.

I Conti con la Legge.

FLOP

GIANFRANCO ROTONDI

Gianfranco Rotondi (Foto Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Più che da saggio e sornione erede della Balena Bianca si è comportato da ragazzino tignoso, e questo da uno navigato come Gianfranco Rotondi magari non te lo aspetti. Il leader della DCR con Rotondi ha intessuto un siparietto livoroso con gli utenti Twitter-X dopo alcune sue considerazioni non proprio benevole contro il Partito Democratico sul voto regionale di domani in Sardegna.

Premessa doverosa: oggi è scattato il silenzio elettorale e l’enunciazione di faccende legate al voto è off-limits. Tuttavia si potrà convenire sul fatto che parlare di un siparietto usando come sponda l’evento non equivale a parlare dell’evento, né ad “orientare” l’elettorato. Tanto più che la nostra testata, pur avendo un direttore di fierissime origini isolane, è ambiziosa ma non presuntuosa.

Per correttezza quindi riassumiamo tutte le caselle in lizza, dato che Rotondi ne cita una in particolare ed è egli stesso impegnato con il suo partito. Gli elettori isolani sono chiamati a scegliere uno dei quattro candidati alla presidenza: Paolo Truzzu per il centrodestra, Alessandra Todde per il campo largo di centrosinistra e M5s.

Chi se la giocherà nell’isola
Renato Soru (Foto: Paolo Cerroni © Imagoeconomica)

Poi Renato Soru, candidato “tenuto” dalla Coalizione sarda e sostenuto da Italia Viva, Azione e +Europa e Lucia Chessa, che guida la lista autonoma Sardegna R-esiste. Ma cosa ha scritto Rotondi? “Che brutta fine fa il Pd a correre dietro a una populista a cinque stelle come la Todde. Compiango la sinistra sarda e ancor più i vecchi amici democristiani confluiti nel Pd”.

A quel punto qualcuno accusa Rotondi di essersi apparentato con la destradestra e che quindi forse la “brutta fine l’ha fatta lui”. La replica? “Se continuate a pensarli fascisti non vi accorgerete di perdere per tre generazioni, consiglio più obiettività nel vostro interesse”. Saggia ma già piccata.

Ma mai piccata come quella ad un altro utente che, improvvidamente, gli fa rilevare che con le preferenze lui non avrebbe mai potuto correre. “Cominciò con le preferenze, trentamila. Sono stato eletto dieci volte, con tutti i sistemi elettorali”.

Tutto bene e tutto giusto, ma per un esponente rodato della politica come Rotondi era proprio necessario inseguire i post di critica degli utenti come il miglior Salvini? Non è che si è fatto contagiare dalla logorrea di pancia dei suoi attuali sodali?

Balenottero.